Coltivare con gioia vita nuova

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dalla rubrica “Sguardi” della rivista Camminiamo Insieme aprile 2022

Coltivare con gioia
Uno sguardo sul mondo dell’agricoltura e della coltivazione, con le sue fatiche e gioie, con la passione del far fruttificare e la consapevolezza che i ritmi della natura sono più importanti delle abilità personali.

Sono contadino specializzato nel ramo della viticoltura, da una vita.
Il maestro, che mi ha insegnato e aiutato, è stato il papà, ma sono necessari i corsi di formazione e aggiornamento, sia per il lavoro che si evolve (molto più meccanizzato di un tempo), sia per le tecniche agronomiche studiate per ottenere un’agricoltura più salubre possibile. Ora sono aiutato dal fratello per le operazioni “quotidiane” e da manodopera assunta nelle operazioni di raccolta.

Come in tutti i lavori, l’impegno e la responsabilità sono indispensabili; la passione e un po’ di sacrificio rendono ogni lavoro amabile se “condito” con il fare bene ciò che si sta facendo. Ci sono le fatiche, non si deve negarlo; in gran parte attenuate dalla meccanizzazione, sono più legate a tempi ben definiti come la raccolta, ma anche a operazioni svolte con poco o niente entusiasmo, come la difesa delle piante (trattamenti fitosanitari).
Tutto dà senso e si compie quando vedo il frutto maturo: è una equa remunerazione. La gioia del mio lavoro, che si svolge prevalentemente all’aria aperta (non da poco in queste ultime annate pandemiche), è legata anche al fatto che è vario (non in serie); si deve solo avere buone doti di “autodidatta”, per programmare e gestire anche una azienda medio-piccola come la mia. Il lavoro, come dicevo sopra, è vario e impegnativo, non scontato; ogni anno si ripete e ogni anno mi piace aggiungere una miglioria, per esempio all’impianto/struttura della vigna, alla tecnica di coltivazione, al modo di vedere, di pensare. Mi piace e trovo stimolante mettermi in gioco, mi dona entusiasmo e mi fa stare bene lavorare in questo ambiente che amo, che mi appassiona… farei fatica a fare altro.

Sì, posso dire che mi sento “vocato”, un po’ come una pianta che trova un terreno, un clima, ecc. favorevoli allo sviluppo in un’equa vigoria (né magra né grassa). 

Credo che fondamentale siano la pazienza, il clima, (siccitoso-piovoso-caldo-freddo), ma anche (nella coltivazione di una pianta come in quella delle persone) la relazione. Come si dice “una rondine non fa primavera”, così una sola vigna (penso a quelle nei cortili) non fa “viticoltura”, o meglio il frutto non è proprio qualitativamente parlando migliore, per i molti tralci e di conseguenza i molti germogli. Vigne più spesse, con meno tralci e meno germogli, hanno di conseguenza meno uva (frutti) in pianta, ma più saporita e gustosa.
Così le persone: siamo fatti per stare assieme, in comunione: vedo per esempio come mio papà anziano, se si vede gente attorno a tavola, si rigenera e si perde meno.

Andrea
(gruppo diocesano Ac)

Guardando alla resurrezione… ecco le immagini inviate per la copertina della nostra rivista mensile Camminiamo insieme sul tema Rinascita e Resurrezione

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