La cura della persona fragile

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da Camminiamo insieme marzo 2022, rubrica “Sguardi”

La cura della persona in RSA

Mai come in questi anni è grande lo sforzo nelle strutture assistenziali trentine per prendersi cura del benessere dell’anziano nella sua totalità, a tutto tondo.

Giuliana è una signora anziana che vive in RSA. È ancora cognitivamente orientata, ha un figlio e con lui ha assunto la decisione di accedere alla Residenza Sanitaria Assistenziale (RSA), non potendo più vivere da sola. Non sono molte in RSA le persone come Giuliana, perché le graduatorie di accesso privilegiano le persone con forte compromissione cognitiva, affette da malattie gravemente invalidanti. Giuliana, quando la vado a trovare, mi racconta la sua vita, le gioie, i dolori, l’amore per il defunto marito e per il figlio. È serena perché qui si prendono cura di lei e il figlio, vedendola tranquilla, trova pace pure lui. Gli operatori sanno che ama la cioccolata e perciò la coccolano. Per lei c’è sempre un budino a questo gusto, che lei assapora intingendovi i “pavesini”.

Poi c’è Luca, un uomo relativamente giovane, che soffre di una malattia mentale e che ritrova l’equilibrio scrivendo poesie. È felice, ora, perché la direzione appena arrivato gli ha messo a disposizione un pc e con questo scrive poesie struggenti che raccontano di pace ritrovata e di mani amorevoli che curano, poesie che fanno rigare le guance agli operatori che le ascoltano.

Incontro ogni tanto anche Antonio e Rossella. Si sono conosciuti qui e si sono innamorati. Stanno tutto il giorno assieme, tenendosi per mano. Gli operatori sanno di questo sentimento, lo rispettano, girando lo sguardo quando scappa un’innocente carezza.

Nelle RSA la cura della persona ha molteplici dimensioni. I bisogni di tipo sanitario sono aumentati a dismisura, ma non devono assolutamente prevalere sulla cura degli aspetti relazionali, sull’attenzione alla sfera personale e sociale dell’anziano. Grazie alla collaborazione della famiglia, vengono raccolte una serie di informazioni sull’ospite, che è un individuo con la sua storia, i suoi affetti, le sue passioni, le sue preferenze, le sue paure. Si elabora quindi un piano assistenziale individualizzato, centrato sulla persona. A ciò partecipano più professionalità: operatori sociosanitari, psicologo, animatore, personale sanitario, fisioterapista. Professionalità che in RSA hanno una connotazione con qualcosa in più rispetto al profilo professionale tradizionale. L’accompagnamento di una persona anziana per un periodo medio/lungo crea, infatti, un intreccio di relazioni che rassicura da un lato l’anziano e dall’altro arricchisce e motiva al lavoro l’operatore, aiutandolo a superare le indubbie difficoltà di una professione sotto il profilo fisico spesso pesante e logorante.

Tutto ciò parte dal presupposto che l’invecchiamento in RSA non viene trattato come una malattia da “curare”, ma come una fase della vita di cui “prendersi cura”, affinché sia vissuta nel miglior modo possibile.

Francesca Parolari
(Presidente APSP Opera Romani Nomi)

Sguardi di sofferenza e di cura… per cogliere nella quotidianità la presenza di Cristo crocifisso e il valore del dono di sè.

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