Prendersi cura di sé

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L’ultima tappa del percorso Passo dopo passo. L’arte di accompagnare la vita ci ha fatto incontrare la docente di Epistemologia della ricerca qualitativa presso la Scuola di Medicina dell’Università di Verona, Luigina Mortari.

Il tema della serata era Prendersi cura di sé, un argomento profondamente caro alla relatrice. Ma come è nata questa sua ricerca?

La professoressa Mortari si è immersa in un ambito poco esplorato, spesso trascurato persino nell’ambiente accademico: la parola cura veniva spesso associata al contesto terapeutico e alle competenze mediche, tuttavia, il concetto di cura nel senso più ampio – come espresso dal termine care in inglese – rimaneva in ombra. Filosofi come Martin Heidegger sostenevano che la cura non è una scelta, ma una condizione in cui ci troviamo. Tuttavia, nella vita quotidiana, educatori, medici e infermieri fanno della cura una scelta consapevole.

Forse la risposta sta nell’antica saggezza: nei testi evangelici, la parola cura appare più volte. Oggi parliamo spesso di competenze e abilità tecniche, ma dimentichiamo che l’educazione è anche cura dell’anima. Siamo vulnerabili perché dipendiamo dagli altri, e non possiamo prenderci cura degli altri se non ci prendiamo cura di noi stessi. La relatrice ha condiviso alcuni racconti che mettono in evidenza atti di gentilezza, sensibilità e attenzione ai bisogni profondi. La cura è un dono che offriamo di noi stessi, un’attenzione verso gli altri. È necessario ascoltare non solo con le parole, ma anche con lo sguardo, per arrivare al cuore.

Papa Francesco ci ricorda spesso che nel nostro tempo viviamo «la globalizzazione dell’indifferenza»: quel vedere e passare oltre, quel non vedere che ci rende complici delle sofferenze altrui. Il problema più grande con cui abbiamo a che fare oggi è l’eccessivo amore per se stessi, senza comprendere che quando facciamo qualcosa per l’altro ne traiamo beneficio anche noi.
Questo concetto è profondamente radicato nel comandamento di Gesù: «Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi». Questo insegnamento ci ricorda che l’amore non è egoismo, ma un dono che porta frutto. Quando amiamo gli altri invitiamo anche loro a vivere l’amore che abbiamo ricevuto. L’amicizia, quindi, diventa una delle virtù più preziose, poiché ci connette e ci spinge a prenderci cura gli uni degli altri. In un mondo spesso segnato dall’indifferenza, possiamo fare la differenza attraverso gesti di gentilezza, compassione e attenzione verso gli altri. Così facendo, coltiviamo relazioni significative e contribuiamo a rendere il mondo un luogo migliore per tutti.

Mariateresa e Alessandro (gruppo diocesano Ac)