Prendersi cura del bene comune

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Nella seconda serata del percorso “Passo dopo passo – l’arte di accompagnare la vita” abbiamo riflettuto, grazie a delle preziose testimonianze, su cosa significhi oggi prendersi cura di ciò che connota una comunità, un contesto sociale.

Prendersi cura del bene comune non solo perché si offre un servizio, ma perché attraverso quel servizio tocchi con mano l’umano, la qualità della vita, il dolore ed il benessere; accompagni la persona nel suo percorso di crescita, promuovi processi di apprendimento, cultura, interesse, socialità; formi cittadini del mondo che sappiano assumersi responsabilità nel riconoscere diritti e doveri, che sappiano tutelare i valori democratici e di giustizia. 

Nelle testimonianze di Chiara Maule (consigliere provinciale), Bruno Daves (rettore della Scuola Arcivescovile di Trento) e Carlo Segatta (medico) abbiamo riscoperto ciò che spesso dimentichiamo. Il contesto storico, l’economia, la stessa concezione di società ci hanno portato ad elaborare il concetto di bene comune legato “ad un bene” o a un servizio usufruibile da tutti, o per lo meno dalla maggior parte della collettività. Sostanzialmente un “per tutti” allargato il più possibile.
In questi anni, invece, come comunità stiamo crescendo nel considerare “bene comune” ciò che merita di essere per tutti e quindi va tutelato, sostenuto e anche difeso.

Ecco allora che alcuni aspetti e ambiti della nostra quotidianità li abbiamo riscoperti come preziosi, non più scontati, così da essere chiamati a prendercene cura perché riconosciuti  un bene per tutti. Nell’ambito della salute, la dimensione della cura nel contesto ospedaliero e di assistenza domiciliare, che passa dalla professionalità alla prossimità fatta di gesti, di parole, di presenza. Nell’approccio educativo del mondo scolastico, con le sue sempre più accese sfide verso conoscenze e competenze digitali, che fanno poi i conti con fragilità relazionali ed esistenziali, dove diventa urgente esserci e creare rete e ponti tra famiglie, scuole e società. Nell’impegno sociale e politico, abbattendo il muro della burocrazia con uno stile di relazione con i cittadini, soprattutto quelli più fragili.

Sfide importanti, che ci sollecitano: dobbiamo sentire nostro non solo il diritto, ma ancor più il dovere di partecipare alla vita democratica, dalla dimensione locale alla dimensione europea. Fare politica per il bene comune è imparare a guardare il mondo che ci circonda con uno sguardo diverso, di interesse e di cura, è non girarsi dall’altra parte, è metterci la faccia e da cittadini esprimere un voto, partecipare e informarsi.

Tre testimonianze che, pur in ambiti diversi, hanno espresso tanti punti comuni: la passione, l’esserci, la ricerca di confronti e spazi di dialogo, la solitudine provata, la pazienza e la speranza nel domani. 

Fabiola