Riflessione a cura dell’Assistente diocesano don Giulio Viviani in occasione della Festa dell’Adesione di Azione Cattolica – 8 dicembre 2017
“Tutto quanto aveva per vivere” (Mc 12, 44)
Potremo oggi rileggere la figura di Maria, l’Immacolata, quasi in filigrana con la vedova del Vangelo che ha dato tutto, “tutto quello che aveva per vivere”. Vedere in quelle due preziose monetine “che fanno un soldo” il dono totale, generoso e fedele che Maria fa della sua stessa identità, delle sue prerogative di essere Vergine e Madre.
Quando si pensa a una madre, e soprattutto alla propria madre, gli aggettivi non bastano mai. Così anche i cristiani nelle Litanie della Madonna hanno cercato tutti gli attributi possibili per descrivere e per lodare colei che è la Madre di Dio, la Madre di Gesù, la Madre della Chiesa e di tutti noi; colei che è la Vergine Santa dalla sua Immacolata Concezione fino alla sua gloriosa Assunzione. Come le pennellate di un abile pittore, le litanie ci offrono le diverse sfumature che caratterizzano la personalità di colei che il Padre ha scelto e destinato a essere la Vergine e Madre del suo Figlio. Queste attribuzioni sono nate dalla meditazione della Parola di Dio, dalle riflessioni dei Padri della Chiesa e dall’amorosa contemplazione di generazioni di fedeli. Esse tendono a esaltare la figura di Maria, la sua dignità di Madre del Figlio di Dio, fatto uomo, la sua risposta totale e fedele al progetto di Dio. Esse esprimono con diverse immagini e parole l’amore, la devozione, l’ammirazione del popolo di Dio verso di lei. Ma, soprattutto, dichiarano, riconoscono e ammirano l’opera “dell’Onnipotente che ha fatto in lei cose grandi” (cfr Lc 1, 49), come Maria stessa canta nel suo Magnificat. Anche nel Corano Maria è chiamata in vari modi, simili alle nostre invocazioni litaniche: Prescelta da Dio, Insigne tra le donne del mondo, Pura, Immacolata, Casta…
Non sarebbe certo facile elencare tutti i nomi con i quali è ricordata, invocata e salutata la beata Vergine Maria, la Madre di Cristo, il Figlio di Dio che in lei si è fatto uomo. Pensiamo oltre alle Litanie anche a tanti titoli in suo onore di feste, di chiese e di santuari sparsi in tutto il mondo. Ma c’è un titolo che troviamo fin dall’inizio del Nuovo Testamento e che si trova nel Vangelo di San Luca. L’angelo Gabriele, infatti, entrando da Maria la saluta con il titolo “Piena di grazia”! “Entrando da lei disse: Rallegrati, Piena di grazia!”. Non disse semplicemente “Ave, Maria”! Secondo l’uso del tempo la chiamò con un nome che indicava la sua persona, la sua storia, la sua missione. Maria è la “Piena di grazia; questo è il suo nome, questa è la sua identità. Un nome accompagnato da un invito, da un saluto, da un augurio: Rallegrati! Sii contenta, o Maria, perché sei piena di grazia!
Maria è la piena di grazia perché è piena di santità, perché è piena di Dio, perché è piena di Spirito Santo. Lei è quindi la “Tutta Santa”, la “Tutta Bella”, l’Immacolata. Ella è la Madre del Santo, del Figlio di Dio, che l’ha investita e riempita della sua santità. Giustamente guardiamo a lei, l’Immacolata. Ma se lei è senza macchia di peccato per sola grazia di Dio, oggi guardiamo anche a noi peccatori, come ci riconosciamo nell’Ave, Maria (“prega per noi peccatori”). Non per svilirci o avvilirci, ma per sentirci oggetto, destinatari anche noi dell’amore di Dio che in Maria raggiunge ciascuno di noi. Questo è anche il significato e il senso dell’Avvento: in Maria viene a noi la salvezza dal male, la liberazione dal peccato, perché viene a noi il Signore Gesù, unico Salvatore dell’uomo.
Che siamo peccatori lo ricordano già le prime pagine della Genesi. Il primo peccato è stato il rifiuto di Dio, il voler prendere senza dare; una situazione della quale anche noi spesso facciamo esperienza con il conseguente sentirci, nudi, senza nulla, senza difesa, senza grazia, cioè senza Dio. Ma sappiamo bene di essere chiamati anche alla santità, con la forza della grazia di Dio, del suo amore, della sua misericordia. Noi non siamo nati immacolati; non abbiamo avuto questo privilegio e ogni giorno ne abbiamo la dimostrazione. Ma possiamo diventarlo. Questa è la novità, è lo specifico della fede cristiana.
La purezza di Maria si traduce in una particolare fedeltà alla sua vocazione di essere Madre del Figlio di Dio, tutta dedita e consacrata a lui. La castità non va confusa di per sé con la verginità. Sono due modi di vivere, di rispondere al progetto di Dio. Maria è stata vergine, totalmente consacrata al Signore; è stata Madre del Figlio di Dio per opera dello Spirito Santo, senza “conoscere” uomo; ed è stata casta sposa di Giuseppe di Nazareth. Ha amato il suo sposo San Giuseppe con tenerezza, disponibilità e fedeltà, ma senza la necessità di esprimere nella via normale della sessualità il suo sincero e casto amore. Possiamo dedurre dai Vangeli che ella ha anche saputo educare il Figlio Gesù a questa dimensione essenziale della vita umana e cristiana. Quella della castità è una realtà oggi spesso irrisa, dimenticata o sottovalutata, perché chiede di dare tutto! Ma il messaggio è chiaro: si può vivere senza peccato anche la sessualità. Rallegrati cristiano perché anche tu, in ogni stato di vita, sei pieno della grazia di Dio: apriti a essa! Anche tu puoi dire il tuo “eccomi!”. Affidati a Maria; ella sa bene chi è Dio e chi è l’uomo. Ella è unita al Figlio suo e non ci abbandona mai.
Pio IX proclamò il dogma dell’Immacolata Concezione di Maria l’8 dicembre 1854, ma questa verità di fede era già creduta e celebrata da secoli. Maria non è però immacolata, senza macchia di peccato, solo nel suo concepimento – come ci ricorda un’altra invocazione (Regina concepita senza peccato originale); lo rimase per tutta la vita. Il prefazio di questa solennità ci dà una bella descrizione di questa grazia che ha avvolto Maria fin dal suo immacolato concepimento e l’ha accompagnata per tutta la sua vita. In una sintesi pregnante e ricchissima: “Tu, o Padre, hai preservato la Vergine Maria da ogni macchia di peccato originale, perché, piena di grazia, diventasse degna Madre del tuo Figlio…Da lei, vergine purissima, doveva nascere il Figlio, agnello innocente che toglie le nostre colpe; e tu sopra ogni altra creatura la predestinavi per il tuo popolo avvocata di grazia e modello di santità”.
Ella è la “Tota pulchra” (la “Tutta bella”), la “Piena di grazia”, ricolmata di quella grazia santificante che l’ha resa degna madre del suo divin Figlio. Il Corano (III, 42) parlando di Maria dice: “Gli angeli dissero a Maria: «O Maria! In verità Dio ti ha prescelta e ti ha resa pura e ti ha eletta su tutte le donne del creato”». Una purezza, una santità che si realizza, si compie nel dono e nell’amore totale per Dio e nella carità autentica per i fratelli, anche per noi oggi.
don Giulio Viviani
Proposta per la celebrazione della Festa dell’Adesione
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