La sfida del dar da mangiare

postato in: Segnalazioni | 0

dalla III Giornata di spiritualità
dell’itinerario 2023/2024 “Chi mi ha toccato?” (Mc 5,21-43) – prendersi cura riducendo le distanze”

La moltiplicazione dei pani” (Marco 6,30-44)

PREGHIERA ALLO SPIRITO SANTO

Vieni, Spirito d’amore
sulle nostre menti confuse
sui nostri cuori inquieti
sui nostri volti appesantiti e stanchi
sulle nostre mani incallite
per il male che ci tenta.

Vieni, Spirito d’amore
e trasformaci.
Vieni e salvaci.
Vieni e fa’ di noi, stabilmente ,
il tuo tempio, la tua dimora.

Vieni, Spirito d’amore,
sugli uomini di ieri, di oggi, di domani,
su quanti muoiono vittime dell’odio
su quanti vivono profanando l’amore
su quanti soffrono e gemono
su quanti rivolgono al cielo lo sguardo
in attesa di luce e di forza.
Vieni, Spirito d’amore.

Vieni sul mondo intero,
vieni sul povero e sul ricco,
vieni su piccoli e grandi.
Vieni, Spirito d’amore.
Vieni, Spirito d’amore.

Tu sei preghiera, Tu sei forza, Tu sei potenza,
Tu sei grazia, Tu sei salvezza,
Tu sei avvocato e protettore,
Tu sei luce e guida, Tu sei infinito amore.
Vieni, Spirito d’amore.

Vieni su di noi con forza, con potenza,
con maestosità, con impeto.
Penetra nei nostri cuori e nelle nostre menti.
Invadi il nostro corpo e la nostra anima.
Conquista le nostre dimore, le nostre contrade.
Illumina le nostre strade, le larghe e le tortuose.
Vieni, Spirito d’amore.

LA PAROLA DI DIO

Dal vangelo secondo Marco (Mc 6,30-44)
Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: “Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’”. Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare. Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero.
Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose. 
Essendosi ormai fatto tardi, gli si avvicinarono i suoi discepoli dicendo: “Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congedali, in modo che, andando per le campagne e i villaggi dei dintorni, possano comprarsi da mangiare”.
Ma egli rispose loro: “Voi stessi date loro da mangiare”.
Gli dissero: “Dobbiamo andare a comprare duecento denari di pane e dare loro da mangiare?”. Ma egli disse loro: “Quanti pani avete? Andate a vedere”. Si informarono e dissero: “Cinque, e due pesci”.
E ordinò loro di farli sedere tutti, a gruppi, sull’erba verde. E sedettero, a gruppi di cento e di cinquanta. Prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero a loro; e divise i due pesci fra tutti. Tutti mangiarono a sazietà, e dei pezzi di pane portarono via dodici ceste piene e quanto restava dei pesci. Quelli che avevano mangiato i pani erano cinquemila uomini.

DALLA MEDITAZIONE (don Giampaolo Tomasi, assistente diocesano di Azione cattolica)

Scarica il testo completo
Il brano di Marco ci presenta gli apostoli di ritorno dalla missione, dove li aveva inviati Gesù (Mc 6,7-13); tornano per fare riferimento ancora a Gesù.

È lo stesso Gesù che si vuole prendere del tempo con i suoi discepoli, con me (Os 2,16: Perciò, ecco, io la sedurrò, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore). Mi metto davanti al Signore e mi racconto, e ancora una volta, gli affido la mia vita e me la faccio spiegare.

La folla cerca Gesù perché non semplicemente sa dove sta andando (“li precedettero”), ma sa cosa di più dà a loro. Mi metto davanti a questa folla, cercando di scorgerne i desideri, gli aneliti di vita; nel mondo ci sono ancora folle che cercano vita, e tante che ancora non sanno da Chi andare! Ma anch’io faccio parte di questa folla, e due cose diventano importanti:
• sapere cosa sto cercando e cosa sto chiedendo al Signore
• mettermi in cammino e verificare se so seguire Lui e non qualcun altro, o farmi da solo/a la mia strada; il rischio è di “sbagliare strada”

Ed io chi sto seguendo?
Una folla che cerca Gesù mi interpella e mi chiede di mostrarlo: che risposta do?

Gesù prova compassione e accoglie la folla, parla del Regno per offrire risposta a bisogni spirituali, più profondi. È la realtà intera della persona che interessa a Gesù: corpo, anima e spirito; nulla viene escluso. Si fa tardi e la situazione interpella i discepoli. A dire il vero, i discepoli cercavano di risolvere il problema in fretta (evitandolo e scaricando su Gesù): manderebbero la folla da un’altra parte perché ognuno si arrangi da solo. Gli altri, i bisognosi, i poveri sono scomodi perché ci interpellano a dare risposte molto concrete, ci scomodano perché non hanno orario, giorni fissi, e il più delle volte sono insistenti, esigono tempo e attenzione, oltre che energie e risorse. Altra “tentazione” nei discepoli è di non ritenersi all’altezza: “abbiano solo cinque pani e due pesci” (v.38), non abbiamo le possibilità e le capacità. Quello che sta chiedendo Gesù è troppo, ha delle pretese assurde, che vanno al di là delle nostre possibilità, ma anche della nostra immaginazione. È impossibile!!!
E io che tentazioni ho di fronte alle sfide dei poveri e di Dio?

Gesù non asseconda, responsabilizza i discepoli, vuole che si diano da fare: “Date voi stessi da mangiare”. Gesù pone la sfida su due piani:
– l’impegno personale a dare una risposta immediata a chi ha fame; Gesù chiede di sporcarmi le mani, di metterci del mio tempo, delle mie energie, forze, intelligenza per trovare una risposta significativa ed efficace alle domande delle singole persone o famiglie che incrociano il mio cammino.
– il dono di se stessi: a Gesù non basta un po’ di tempo, cose, energie o soldi; potremmo dire che non si accontenta di “così poco”; chiede ai discepoli di diventare pane, di lasciarsi mangiare; chiede di diventare pane spezzato perché gli altri si possano sfamare.
Diventare pane spezzato è lasciarsi modellare, impastare da Dio, lasciarsi cuocere dal fuoco del suo Spirito e del suo Amore, per poi lasciarsi spezzare per essere mangiato da tanti; diventa il dono della vita fatto quotidianamente e totalmente.
Cosa metto di me a disposizione di Dio? Cosa sento che mi sta impedendo di fare un dono totale della mia vita, a Dio e all’umanità?

Il dono si realizza e si vede quando ci si riconosce come comunità. I discepoli si muovono (v.41) e si sentono partecipi di questa folla, delle sue sorti, loro non si sentono più fuori dalla folla, ma cominciano a “mescolarsi”, a fare causa comune, a camminare insieme, cosicché la folla non è fatta più da persone “estranee”: cominciano a prendere un volto, diventano piccole comunità (i gruppi di cinquanta) che si possono guardare in faccia, conoscere ed ascoltare.
Mi lascio coinvolgere dalla vita e dai problemi dei poveri, li sento come miei, o riguardano “solo loro”? mi lascio “contaminare” o resto “asettico”?

Lasciarsi coinvolgere, ed ecco che i discepoli cominciano a fare da spola tra Gesù e la gente, per portare il pane e i pesci, ma in questo modo fanno da ponte, mezzo di comunicazione dove Gesù entra nella vita di quella gente, facendosi dono, ma anche la gente entra ancora di più nella vita di Gesù, perché gli apostoli tornando ancora da Lui, portano la loro “fame”. Ecco un compito del discepolo: accorciare le distanza tra Dio e l’umanità. Diventa perciò indispensabile un’intimità con Dio e anche con questa umanità; l’imparare a stare a cuore a cuore con tutti e due per sentire i palpiti del Primo e i desideri e le speranze della seconda.
Si compie il miracolo: dall’azione di grazie di Gesù si realizza la vita per tutti; Dio condivide la sua vita, si fa pane, pane spezzato; e la comunità che si riunisce per ascoltare la Parola e condividere il pane impara a sua volta a farsi dono, tanto che dalla generosità di tutti avanzarono “dodici ceste”, cioè abbastanza per tutto il popolo d’Israele, per tutti quanti.
Con quale comunità sto facendo Eucaristia e condivisione?
Qual è la folla per la quale il Signore mi chiede di diventare pane spezzato, cibo perché altri possano mangiare e vivere?

PREGHIERA FINALE
Dove c’è il pane c’è Dio.
“Il riso è il cielo”, dice il poeta dell’Asia. 
La terra è un’enorme piatto di riso, 
un pane immenso e nostro, per la fame di tutti. 
Dio si fa pane: lavoro per il povero dice il profeta Gandhi. 
La Bibbia è un menu di pane fraterno. 
Gesù è il pane vivo. 
L’universo è la nostra tavola, fratelli. 
Le masse hanno fame, e questo Pane è la loro carne,  
martoriata nella lotta, vincitrice nella morte. 
Siamo famiglia nello spezzare il pane.
Solo allo spezzare del pane ci potranno riconoscere.
Cerchiamo di essere pane, fratelli.
Dacci, Padre, il pane quotidiano:
il riso, il mais o la schiacciata,
il pane del sud del mondo.
(Pedro Casaldaliga)