Sabato 17 aprile, all’ultimo incontro dell’itinerario di spiritualità “Tra voi però non è così” (Mc 10, 35-45) – La spiritualità del servire nelle relazioni l’assistente diocesano don Giulio Viviani ci ha aiutato a riflettere su GESÙ, FIGLIO DELL’UOMO E MAESTRO e in particolare sul ruolo dello Spirito Santo nella sua missione e nel nostro impegno quotidiano di testimonianza.
Partendo dal brano del Vangelo di Giovanni al capitolo 14 (8-21):
Durante la cena disse Filippo a Gesù: «Signore, mostraci il Padre e ci basta».
Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse.
In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò. Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi.
Non vi lascerò orfani: verrò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi. Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui».
Nel brano evangelico che ha accompagnato questo nostro anno associativo e il nostro itinerario nelle Giornate di Spiritualità (Mc 10, 35-45), Gesù si definisce, parla di sé, con il termine di “Figlio dell’uomo”, mentre i due discepoli/apostoli in questione lo chiamano “Maestro”.
Termini che Gesù stesso non disdegna come quando nel contesto dell’ultima cena, dopo aver lavato loro i piedi, lo stesso Giovanni racconta (Gv 13, 12-17).
Per circa 60 volte nei Vangeli Gesù viene chiamato Maestro sia dai discepoli, sia dalla gente e persino dai suoi “nemici”, gli avversari “scribi e farisei e sadducei”. Si riconosce da tutti che lui è un Maestro speciale che insegna non con autoritarismo, ma con autorità; o meglio diremmo con autorevolezza, perché fa, compie quello che dice e il suo insegnamento viene dal profondo o meglio dall’Alto! Gesù è reso Maestro dalla presenza in lui, dall’opera, dai doni, dalla sapienza dello Spirito Santo; è lui che lo mantiene in comunione con il Padre e lo rende capace di insegnare, di annunciare, di guidare, di educare, di plasmare i suoi discepoli.
Inoltre, Gesù nei Vangeli, come nel nostro brano, per oltre 80 volte si presenta come il “Figlio dell’uomo”. Egli predilige questa espressione per parlare di se stesso, per presentarsi. Egli pone l’accento sul fatto dell’Incarnazione: “Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo”! È proprio lo Spirito Santo che lo rende uomo come noi; lo incarna nel seno di Maria, lo fa nascere e crescere come persona umana. Così opera anche in noi certamente dal giorno del nostro Battesimo; ma anche già nella creazione, quando lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque (Gen 1, 2)!
L’espressione “Figlio dell’uomo” è ripresa dall’Antico Testamento in particolare dal libro del profeta Ezechiele, dove il profeta almeno 90 volte è chiamato appunto “Figlio dell’uomo”! Gesù nella sua vita pubblica preferisce questa locuzione a quella, altrettanto vera ma “rischiosa”, di Figlio di Dio, che egli non ricusa. I demoni più volte lo riconoscono come tale, ma egli accetterà questa denominazione solo nei giorni della sua Pasqua di passione, morte e risurrezione; egli, dunque, si presenta come vero uomo, oltre che come vero Dio. San Marco iniziando il suo Vangelo dice appunto: “Vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio”.
A noi oggi interessa però vedere da vicino Gesù che, oltre ad essere Figlio dell’uomo è, appunto, Figlio di Dio ed è Maestro perché ripieno della Sapienza di Dio, cioè di Spirito Santo.
Nella sua nuova edizione il Progetto formativo dell’ACI – Perché sia formato Cristo in voi il 3° capitolo Formati a immagine di Gesù (p. 29-35) afferma:
“Gesù Cristo è il centro vivo della fede, è il cuore della nostra proposta formativa. Può sembrare un’affermazione ovvia, ma noi vogliamo ribadire l’esigenza che la formazione ritorni di continuo al nucleo essenziale e dinamico, qual è il mistero della persona di Gesù. Formare significa per noi introdurre i credenti nella pienezza della vita di Cristo come Salvatore di ogni creatura, come Maestro e modello di umanità, come Verità che appaga ogni ricerca: «Chi segue Cristo, l’Uomo perfetto, si fa lui pure più uomo»… La formazione deve portare a conoscere Gesù e a decidersi per lui, a scoprire che lui realizza il desiderio di umanità piena che c’è nel nostro cuore. Attraverso la formazione, Gesù plasma la nostra vita, la riempie di sé e ne diventa la ragione… Tutto il cristianesimo si riassume in una persona: Gesù Cristo. E tutta la fede nella persona di Gesù Cristo si riassume in un annuncio: “È risorto!”… L’incontro con Cristo cambia la vita. Nessuno di noi, però, ha raggiunto il Cristo da solo, né direttamente, né una volta per sempre: Dio ha fatto dei suoi figli un popolo. L’incontro vero col Signore si è reso possibile soltanto attraverso la mediazione di altre persone e di occasioni precise; in una parola, attraverso la mediazione della Chiesa: la sua liturgia, le sue molte vocazioni, la sua tradizione… Se Gesù Cristo è il cuore della formazione, il “cristiano è chi ha scelto Cristo e lo segue”. In virtù del Battesimo ricevuto, ogni membro del popolo di Dio è diventato discepolomissionario.
La vita cristiana è relazione personale con il Signore risorto come unico Salvatore“.
Gesù ci sta davanti come modello, come esempio, per la nostra relazione con Dio, ma anche per le nostre relazioni personali con gli altri, in famiglia, in comunità, nel gruppo, nella Chiesa e società, nei luoghi di vita e lavoro e nel mondo. Leggi la meditazione in versione integrale