Dalla meditazione dell’assistente diocesano don Giampaolo Tomasi alla I Giornata di spiritualità “Chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo“ (Luca 14, 25-33) dell’itinerario 2022/2023 “... e lo seguirono“ di sabato 22 ottobre.
La preghiera iniziale
Anch’io mi ero entusiasmato per le tue parole.
Finalmente un Maestro che parla
in modo schietto e semplice.
Finalmente qualcuno che prende a cuore
la sorte degli uomini, le loro sofferenze.
Finalmente principi chiari e nitidi
come punto di riferimento.
Finalmente un leader che non ha paura
dell’arroganza dei capi e del loro potere.
Ce ne erano di ragioni per seguirti,
per dirti che anch’io volevo essere dei tuoi,
che questa mi pareva proprio la scelta buona,
la scelta giusta, la scelta più opportuna.
Ma ora tu fai tutto, Gesù, per scoraggiarmi,
per mettermi paura, per tenermi lontano.
Mi sento quasi preso in giro…
Non ti basta che ti batta le mani
e ti acclami assieme agli altri?
No, devo anche caricarmi la mia croce
e venirti dietro con questo peso!
Non ti accontenti della mia approvazione,
di quello che dico in tuo favore?
No, devo essere disposto
anche ad affrontare qualsiasi contrasto,
anche a lasciare qualsiasi cosa,
anche a perdere la mia stessa vita!
Sì, lo dico sinceramente, Gesù,
mi sento quasi preso in giro…
Mi dici addirittura di fare bene i miei conti,
di pensare bene a tutto quello che comporta
venirti dietro, diventare tuo discepolo:
se è una cosa troppo dura per me,
è meglio che molli subito!
Allora non t’importa proprio di avere le folle al tuo seguito,
di essere acclamato e osannato?
Ma dimmi: lo fai apposta a presentare tutte queste difficoltà?
don Roberto Laurita
Il Vangelo di riferimento
Dal vangelo secondo Luca (cap. 14,25ss) Una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro: Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo. Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: "Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro". Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l'altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace. Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.
Dalla meditazione di don Giampaolo Tomasi
In questo brano gli ascoltatori non sono dei semplici curiosi, ma persone che “camminano con Gesù” e Luca precisa che le richieste formulate da Gesù non valgono solo per qualcuno, ma per tutti coloro che lo vogliono seguire come discepoli. Gesù si volta verso queste persone quasi a domandare se sanno il senso e il “peso” di quello che stanno facendo e se sono coscienti delle modalità richieste all’andare dietro a Lui: è decisivo essere consapevoli della serietà del proprio camminare dietro a Gesù, liberi da “bagagli” inutili, tranne la croce di cui ci si deve caricare.
Per aderire al Regno di Dio che Gesù è venuto ad annunciare ed instaurare, Gesù chiede un amore prioritario ed esclusivo che deve tradursi in distacco da tutto ciò che può appesantire il cammino.
L’accento è posto sulla totale dedizione del discepolo alla causa del Regno di Dio come ha fatto Gesù: in un certo senso chi incontra Gesù e aderisce alla sua proposta non si appartiene più perché al servizio esclusivo di Cristo. Gesù ci presenta le relazioni affettive più alte e significative, quelle che riguardano la nostra origine, il nostro presente e il futuro, per affermare la necessaria priorità dell’amore per Cristo rispetto ad ogni altro legittimo e doveroso affetto. L’amore dei genitori per i figli e viceversa non viene riprovato, ma si ricorda che il suo futuro autentico consiste nell’aprirsi ad un orizzonte più grande: nell’aderire ad affetti nei quali la libertà di scelta si metta in gioco con la capacità di sognare la nuova famiglia del Regno di Dio.
Queste parole, nonostante il loro tono duro, risultano incoraggianti: se solo Gesù è il tesoro primo e sicuro, nessuna pretesa sembrerà troppo gravosa, perché ciò che il discepolo deve lasciare non avrebbe alcun valore senza il tesoro del Regno. Si tratta di rinunciare a mettere se stessi al centro della propria ricerca per avere solo Gesù come senso radicale del proprio vivere.
Gli uomini sono sempre impegnati a costruire qualcosa e ogni costruzione comporta un lavoro preliminare di progettazione. Lo stesso deve avvenire nella vita spirituale, dove occorre:
a) sedersi cioè stare in pace per riflettere;
b) calcolare non nel senso di contare su di sé, ma nel senso di raccogliere le proprie risorse per investirle nell’impresa;
c) spendere cioè dare tutto a Dio, generosamente;
d) sforzarsi per portare a termine l’impegno: con Gesù si parte, non per fermarsi a metà, ma per “sempre” cioè “fino alla perfezione”.
La seconda parabola ci esorta ad avere la saggezza di scegliere i mezzi e i tempi giusti per seguire Gesù.
Ebbene, il tempo giusto è solo “ora”, cioè la prontezza della risposta, e le uniche modalità adeguate di sequela sono ribadite dalla frase finale: “Chi di voi non rinunzia a tutte le sue ricchezze, non può essere mio discepolo”.
Domande per la riflessione personale
1) Quali realtà terrene, quali affetti umani appesantiscono il mio cammino di andare dietro a Gesù?
2) Sono disponibile a condividere non solo le idee di Gesù, ma anche il suo obiettivo/meta?
3) Verifico quotidianamente la mia fedeltà alla Parola di Dio e come mi dono totalmente a Gesù in uno slancio sempre nuovo di amore?