Il tocco di Gesù ridona vita

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dalla 1° Giornata diocesana di spiritualità per adulti – oratorio di Mezzocorona – sabato 14.10.2023

Gesù viene “toccato” da una donna e prende per mano una fanciulla (Marco 5,21-43)

Preghiera di invocazione allo Spirito Santo: Spirito e Parola (San Tommaso d’Aquino)

Vieni in me, o Spirito Santo.
Accordami la tua intelligenza
perché io possa conoscere il Padre
nel meditare la parola del Vangelo.

Accordami il tuo ardore
perché, anche quest’oggi,
esortato dalla tua Parola,
ti cerchi nei fatti e nelle persone
che ho incontrato.

Accordami la tua sapienza,
perché io sappia vivere e giudicare
alla luce della Parola
quello che oggi ho vissuto.

Accordami la perseveranza
perché con pazienza io penetri
il messaggio di Dio nel Vangelo
e ne ricavi l’illuminazione,
per vivere e amare la vita
e il Signore della vita.

Accordami la tua fiducia
perché sappia di essere fin d’ora
in comunione misteriosa con Dio,
in attesa di immergermi in lui,
nella vita eterna dove la sua Parola
sarà finalmente svelata
e pienamente realizzata.

Testo biblico: dal vangelo secondo Marco (5,21-43)

Essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: “La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva”. Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.
Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: “Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata”. E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male.
E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: “Chi ha toccato le mie vesti?”. I suoi discepoli gli dissero: “Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”. Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: “Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male”.
Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: “Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?”. Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: “Non temere, soltanto abbi fede!”.
E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: “Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme”. E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: “Talità kum”, che significa: “Fanciulla, io ti dico: àlzati!”. E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.

 

MEDITAZIONE DI DON GIAMPAOLO Il Regno vivificante nella persona di Gesù 
Scarica il testo (Marco 5,21-43 il Regno vivificante nella persona di Gesù)

Una breve sintesi…

Perché Marco intreccia queste due storie? Vi è una continuità di valore teologico tra la malattia della donna e la morte della bambina, inoltre le due narrazioni insistono sul contatto fisico con Gesù e hanno come centro tematico la rivelazione cristologica a cui risponde la fede dell’uomo.
I due casi di guarigione e di risurrezione, riportati in Marco 5, sono come “emergenze rivelative”. Attraverso la malattia e la morte è però una lettura teologica sull’uomo, sulla sua vitale situazione, quella che l’evangelo avvia. All’incontro del Regno, che riceve la sua concentrazione in Gesù, si muove una umanità segnata dalle piaghe della sofferenza e della morte. L’evangelista Marco insiste significativamente su di esse: da una protratta descrizione della malattia dell’ emorroissa alla morte drammatizzata della giovinetta: c’è una carica emotiva presente nel gesto e nelle parole di Giairo (vv.22-23), sopravviene la notizia della morte della fanciulla, c’è lo strepito della folla nella casa di Giairo.

Ma è soprattutto il gesto di “toccare” più volte richiamato (vv.23.28.30.31.32.41) che accentua l’attenzione sulla persona di Gesù a cui si aggiunge la parola imperativa (v.41) che come la parola di Dio risulta immediatamente efficace, attuativa di ciò che afferma.
La vicenda ci presenta Gesù come Donatore di vita perché la sana e la salva, attraverso il gesto del toccare e dell’essere toccato. I due episodi narrano di due vite “ricostituite” perché sottratte al potere della malattia e della morte.

Il Signore non spiega, ma accoglie; non indaga, ma agisce; non cavilla, ma soccorre. Gesù trasforma l’esperienza di solitudine e angoscia, scruta e convoca attori e spettatori a penetrare prospettive diverse: una riconciliazione, una salvezza frutto di vicinanza. Il male, il limite, la morte rimangono esperienze cruciali, snodi esistenziali, che nella loro paradossalità rimandano ad un “oltre”, costringono all’incontro: non si spiegano ma, come ha fatto Dio stesso, si assumono e si accompagnano.
Ma in che modo Gesù “ricostituì” la vita delle due donne? In virtù di che cosa la strappa alla potenza malefica che disintegra il corpo e priva l’io della possibilità di vivere? Qual è il segreto del suo toccare terapeutico che fa rifiorire la vita e suscita meraviglia?

La forza terapeutica di Gesù risiede nel suo cuore buono, un cuore capace di prendersi cura dell’altro, un cuore che aderisce alla volontà del Padre, un cuore traboccante amore radicale per i fratelli.
La soggettività abitata dalla bontà che è divina, è la radice che genera il mondo buono, infrangendone i determinismi alienanti e ricomponendo i corpi sfigurati. Con il suo gesto di essere toccato e di toccare Gesù non compie un evento strepitoso destinato a restare isolato ma riscopre e riattiva la potenza creatrice del principio biblico dell’alleanza secondo il quale Israele e la terra, il cuore buono e il mondo riuscito, la giustizia e la pace sono chiamati a tenersi per mano e a restare indissolubilmente legati.
Guarendo il corpo della donna Gesù non allude a niente altro che non sia la ricostituzione del mondo buono e riuscito, frutto della potenza ricreatrice dell’agape, e allo stesso modo leggiamo la morte secondo l’accezione biblica per la quale la morte non è la cessazione della vita ma più propriamente la carenza di vita, l’insieme delle negatività (malattie, miseria, povertà, insicurezza, prigionia, ingiustizia, violenza ecc.) che la corrodono dal di dentro e le impediscono di dirsi nella sua pienezza e verità.
Frutto della cattiva soggettività, costituitasi “signoria” al posto di Dio, il negativo, il maligno del mondo è stato sconfitto solo dal tocco potente ricreatore dell’agape di Cristo, il Signore vivente, il Messia. L’emorroissa guarita e la figlia risuscitata di Giairo non sono eventi episodici e straordinari, ma il dispiegarsi del mondo giusto e felice secondo il principio di alleanza che Gesù ha riattivato nella storia bloccata dal peccato, offrendolo di nuovo a tutti come possibilità oggettiva e compito soggettivo.

Preghiera finale (don Roberto Laurita)
Neanche la morte, Gesù, 
può resistere alla forza del tuo amore:
per questo chiedi a quel padre 
di continuare ad aver fiducia in te.
Sì, perché è questa fiducia
che permette alla tua compassione 
di agire senza ostacoli.
Davanti alla morte, è vero, 
noi rischiamo di chinare il capo
quasi che il suo potere sia ineluttabile,
quasi che sia lei a pronunciare 
l’ultima parola su di noi, sulla nostra esistenza.
E invece tu ci mostri 
come solo a te spetti la parola decisiva,
la parola che può strappare all’abisso del nulla
e far approdare ad una vita 
che ha il sapore e la pienezza dell’eternità.
Tu richiamerai alla vita altre persone,
il giovane figlio della vedova di Naim 
e Lazzaro, il tuo amico,
già da quattro giorni nel sepolcro.
Ma tutti questi gesti sono solo 
un anticipo della lotta che ingaggerai con la morte
quando la affronterai a mani nude, 
percorrendo la strada dolorosa della passione,
quando sarai inchiodato ad una croce.
È in quel frangente 
che le assesterai il colpo definitivo, 
sconfiggendola una volta per tutte 
e risorgendo nella gloria di Dio.