Giovani e adulti insieme per una Chiesa sinodale

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Proponiamo una breve sintesi della serata di approfondimento sui temi del Sinodo dei Giovani svoltasi venerdì 11 gennaio presso l’Oratorio del Duomo di Trento, promossa da Ac trentina e Arcidiocesi di Trento in collaborazione con FUCI, Arcivescovile e Vita Trentina.

Sogna… vivi… scegli! Per una Chiesa sinodale

Il discernimento

dal contributo di Luisa Alfarano
(vicepresidente nazionale settore Giovani di Azione cattolica)

Tutti facciamo discernimento, nei nostri modi di decidere; non sempre però abbiamo il coraggio di scegliere.

Discernimento è riconoscere
– nei fatti della vita la presenza del Signore
– chi vogliamo essere
– cosa vogliamo fare

Le scelte ci richiedono di sederci, di fare mente locale e capire come va il mondo, quale può essere il nostro contributo.

La prima condizione per scegliere è avere un’autentica esperienza di fede quotidiana; autentica, non certo perfetta, perché nessuno è perfetto ed è proprio dalle difficoltà e dalle paure che si può ripartire.

La fede ci aiuta a interpretare i fatti alla luce del Vangelo e dell’amore, perché la scelta di fede non è frutto di un ragionamento, ma è una scelta di amore. Non solo nelle situazioni straordinarie, ma sempre, in quelle normali e quotidiane.

Papa Francesco ci invita a dare un nome alle nostre paure e ad affrontare il brivido dell’incertezza, a metterci in gioco e contrastare la tentazione di continuare a fare come si è sempre fatto.

La scelta passa attraverso l’ascolto: ascolto me stessa, i miei desideri; i giovani cercano l’ascolto da parte della Chiesa, degli adulti e del territorio, per dare nuove risposte (che a volte sono anche solo lo stare il silenzio).

Noi giovani cerchiamo l’accompagnamento limpido, non giudicante, sincero, con il ritmo del nostro passo; un accompagnatore che racconti la sua vita a partire dai suoi errori, che tenga il ritmo, che ha pazienza e non ha paura di perdere tempo.

L’Ac aiuta in questo discernimento
– comunitario, all’interno del gruppo e dentro la comunità, oltre che nelle strutture associative, con la capacità di ascoltare e di adattarsi e rinnovarsi
– personale, permettendo di guardarci intorno e rispondere alle domande di vita.

 

La sinodalità

dal contributo di Leonardo Paris

(docente di teologia morale)

La forma della Chiesa è una forma sinodale: di dialogo, amore e collaborazione.

Sinodalità è camminare insieme: il presupposto è che siamo diversi e dobbiamo camminare insieme. Il rischio è di non arrivare al cuore, che è la gestione del potere tra diversi. Come si gestisce il potere tra diversi?

Ci sono due trappole:
– il servizio: è più facile stare sotto che accanto, alla pari (Paolo VI diceva che serve più l’amicizia che il servizio)
– negare il potere dentro la Chiesa: siamo un popolo che cammina e gestiamo una forma di potere; ognuno è soggetto del potere. La collaborazione (lavoriamo insieme ma decido io) è una cosa diversa dalla corresponsabilità (abbiamo entrambi il potere).

Per il cristiano il potere è condiviso, perché Dio per primo condivide il potere all’interno della Trinità; le persone sono figlie di Dio, depositarie di diritti e quindi di potere.

È una sfida grande avere un cuore capace di riconoscere il potere reciproco. Rispetto ai giovani bisogna avere il coraggio di essere schietti e riconoscere che hanno un potere reale, altrimenti i formatori sono falsi e non condividono, ma decidono al posto degli altri.
L’altro è un soggetto del cammino ed è bene che i giovani decidano che strada devono fare.

Le sfide spirituali sono:
– larghezza di cuore da parte del formatore, che tenga dentro l’altro anche quando va per un’altra strada
– capacità di reggere la tensione, perché non c’è uno che decide e altri che ubbidiscono, ma si cammina insieme
– riconoscere un potere plurale (ci sono molto carismi, molti ministeri e molti magisteri) e ascoltare il magistero dei giovani, cioè quello che hanno da insegnare. Rispettarli come un diritto, con come un piacere personale.

A proposito della gerontocrazia nella Chiesa: gli adulti si sentono depositari di un grado di verità in più, per imparare a camminare insieme serve tempo… bisogna avere il coraggio di riconoscere dove la sinodalità è fatta, dove c’è da lavorare e dove non ci siamo proprio (ad esempio rispetto al potere alla donne nella Chiesa). Non abbiamo ancora le strutture per camminare insieme e ci sono resistenze; oggi i giovani sanno che il mondo che gli presentiamo ha dei problemi e seguono ciò che è credibile: serve essere sinceri e onesti.