La memoria di una scelta – la posizione dei cattolici nel primo conflitto mondiale

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Data / Ora
Date(s) - giovedì 11/02/2016
20:30

Luogo
Centro Pastorale Beata Giovanna

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Nel centenario del primo conflitto mondiale 1914-1918 l’atteggiamento dei cattolici nei confronti della guerra suscita oggi non solo l’interesse della memoria storica, ma anche una doverosa riflessione sulle scelte fatte e sullo sviluppo nell’attualità. L’Azione cattolica di Trento unitamente alla Pastorale Sociale Lavoro di Trento, propone tre serate di approfondimento anche formativo sul tema “A me che importa? Memoria, perdono e pace dalla Grande Guerra ad oggi”.

Cosa pensava allora la comunità credente della guerra?
Nel primo incontro don Severino Vareschi (docente di Storia della Chiesa) ci illustrerà i fatti del conflitto attraverso una lettura ecclesiale, che toccherà gli aspetti politici, morali, pastorali e della Chiesa in solidarietà con la popolazione.

Gli incontri sono aperti a tutti

Introduzione:
Siamo partiti dalla celebrazione del centenario della I Guerra Mondiale del 1914-1918, che ha visto Rovereto e la Vallagarina al centro del conflitto.
Una constatazione: questo conflitto, il primo a livello mondiale, ha visto contrapporsi e combattersi cristiani contro altri cristiani «Sangue versato inutilmente – diceva Il vescovo di Gorizia Radaelli nell’agosto del 2014 – sangue di giovani …quasi tutti di fede cristiana» E tutti rivendicare una medesima protezione divina: Gott mit uns (Dio è con noi) sta scritto sugli altari di guerra e sui cinturoni dei soldati tedeschi. E questo, come cattolici, ci impone una particolare riflessione su religione e guerra, religione e violenza, religione e pace
Perché di questa proposta? Per non tirarsi fuori.
Papa Francesco, il 13 settembre 2014, alzando lo sguardo sullo sterminato cimitero di guerra di Redipuglia ripete, quasi fra sé, la frase: « A me che importa?» e aggiunge «sopra l’ingresso di questo cimitero aleggia il motto beffardo della guerra:” A me che importa?”. Tutte queste persone, che riposano qui, avevano i loro progetti, avevano i loro sogni.[…],ma le loro vite sono state spezzate. Perché? Perché l’umanità ha detto: a me che importa?.[…] Caino direbbe: “sono forse io il custode di mio fratello? ”Questo atteggiamento è esattamente l’opposto di quello che ci chiede Gesù […]. Chi si prende cura del fratello, entra nella gioia del Signore; chi invece non lo fa, chi con le omissioni dice: “a me che importa?”, rimane fuori» (vedi Mt 25,31-46).
L’iniziativa, che intenzionalmente si spalmerà anche sul 2017, ha l’intento di facilitare un viaggio che – a partire dal racconto, la memoria dei fatti nel primo conflitto mondiale – si sottoporrà al giudizio della Parola di Dio, che ne solleciterà il perdono, per muoverci verso la dimensione concreta della pace. Vuole essere un percorso formativo e non di semplice commemorazione, che potrà vedere motivato a fine anno associativo il pellegrinaggio sulle zone di guerra (Redipuglia, 11 giugno).
Don Severino Vareschi, docente di Storia della Chiesa, autore di varie pubblicazioni sull’argomento, ci parlerà della posizione dei cattolici nel primo conflitto mondiale in Trentino e in Italia, dunque una lettura ecclesiale di quel periodo.

Per approfondire:
Don Severino Vareschi ha condensato con passione e grande competenza quale fu la posizione dei cattolici trentini e italiani all’esordio e nell’evolversi della I Guerra Mondiale. Con rapide e incisive pennellate ha delineato i motivi storici, politici ed economici dello scoppio del conflitto che, con effetto domino, coinvolse nel giro di 15 giorni tutte le principali potenze europee in quella che assunse ben presto l’aspetto sanguinoso e atroce di guerra di trincea, di fronti contrapposti a tutte le quote e di battaglie tremende per pochi metri di terra considerata strategica sulla carta.
In Trentino, terra di confine, gli effetti furono dirompenti e drammatici fin dall’esordio, con 100.000 sfollati (70.000 nelle regioni interne tedesche, 30.000 in Italia) e l’immediato reclutamento di 60.000 giovani dai 20 anni in su. Lo spopolamento e sradicamento dal territorio fu doloroso e cambiò i connotati del territorio e della popolazione. Il clero trentino fu accanto alla popolazione fin da subito, per intercessione dell’allora vescovo Celestino Endrici, di cui don Severino ha citato lettere e raccomandazioni, inviti ad esercitare le opere di misericordia, a collaborare con la Croce Rossa, ad essere accanto al popolo con opere di soccorso, supporto, assistenza e intermediazione, «da amici e padri affettuosi». Condividendone la stessa sorte, senza asservirsi al potere militare o sostenere lo sforzo bellico; da pastori.
In Italia, il Papa fu voce equilibrata e autonoma, che invocava fratellanza e rispetto del diritto, che chiese agli Stati coinvolti di «interrompere l’inutile strage»; voce lungimirante, inascoltata e disattesa.

La traccia della relazione di don Vareschi

La recensione pubblicata sul settimanale Vita Trentina del 21.02.2016

La relazione è disponibile su DVD, da richiedere alla segreteria diocesana di Ac

Immagini

Recensione da Vita Trentina 1
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