Sabato 24 settembre il Presidente nazionale di Azione cattolica Matteo Truffelli è stato ospite a Trento dell’Assemblea diocesana in cui, a partire dal suo ultimo libro “Credenti inquieti” ha sottolineato come l’inquietudine in un credente sia sana e necessaria per alimentare e concretizzare il sogno di una Chiesa missionaria come quella espressa da Papa Francesco nell’Evangelli Gaudium. Vedi l’intervista su Vita Trentina “Nè tiepidi nè rassegnati”
Ha evidenziato come non serva molta preparazione per essere missionari: basta “fare spazio all’ascolto del nostro cuore in subbuglio”, “leggere in profondità il nostro tempo per capirlo, mettersi in ascolto della vita concreta, lasciando spazio al racconto e alle questioni che la cultura pone”. Con “un cuore inquieto che ha più domande che certezze, più speranze che sicurezze” e che spinge alla missione “come lievito buono nelle vicende umane”.
Non da soli, ma come comunità, chiamata a “fare un esercizio serio e autentico di discernimento comunitario a partire dalle molteplici competenze, esperienze e sensibilità”.
In questo “l’essere laici associati, abituati a confrontarsi e a discutere, è un valore aggiunto”, perchè si sperimenta la compagnia di persone che “vogliono bene al nostro tempo e alla nostra Chiesa così com’è”.
Se, come dice Papa Francesco, il vero nemico è la tristezza individualista, “l’anticorpo più efficace sono le esperienze che fanno germogliare comunità nella quotidianità” (e in questo l’associazione è importante, perchè crea tessuto comunitario).
Infine, “la fede impastata di inquietudine si incarna in una spiritualità non disincarnata, ma immersa nella vita, nello spazio feriale dell’incontro con il Signore e nella necessità di trovare nella quotidianità la sorgente di senso”.
Il vescovo Lauro ha poi sottolineato come lì’inquietudine sia connaturale al credente; inquieti e attenti alla realtà come Maria, siamo chiamati ad essere comunità fraterne. Il messaggio dell’Arcivescovo
Nel pomeriggio il nostro Presidente nazionale ha incontrato i responsabili parrocchiali e diocesani; ha ascoltato le loro domande, perplessità e richieste e ha saputo dare incoraggiamento e stimoli per mantenerci fedeli all’essere Ac; non fine a se stessa, ma per il bene delle comunità e della Chiesa.
Una breve sintesi dell’intervento al consiglio diocesano