Un augurio pasquale

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Dalle parole dell’Arcivescovo Lauro (omelia Domenica delle Palme 2018):

La narrazione della Passione sfida la nostra libertà.
Gesù racconta Dio con il suo vivere e il suo morire. La sua è una narrazione esistenziale. La sua straordinarietà non si situa sul terreno del religioso, ma abita anzitutto l’umano. Per questo, per accreditarlo serve abitare la concretezza della vita, ben più dei libri. Sembra il passaggio più naturale, e invece su questo terreno siamo tutti deficitari. Uomini e donne che parlano di Dio se ne trovano, un po’ meno uomini e donne che vivono una vita alla maniera del Dio di Gesù di Nazareth.
Gesù non ha scritto nulla, ma ha lasciato uno scritto esistenziale, la sua vita: davanti a essa ogni uomo e donna, nella libertà, è chiamato a prendere posizione.
Sul Calvario s’incontrano due libertà

Dalle parole dell’assistente generale di Ac mons. Gualtiero Sigismondi:

Il mattino di Pasqua, nel giardino antistante il sepolcro vuoto, il Risorto chiede a Maria di Magdala: “Donna, perché piangi? Chi cerchi?” (Gv 20,15). Tempo fa mi è sembrato di sentire l’eco di questa domanda nel gesto – fissato da una foto scattata lungo una delle tante rotte dei migranti e dei profughi che giungono da territori tormentati dalla guerra – di un bambino che cerca – invano! – di consolare un uomo scoppiato in pianto. Provo a sviluppare questa foto…

Dalle parole di Papa Francesco sul triduo pasquale 2018:

La Pasqua “non finisce con la colomba, con le uova, è bello, in famiglia” ma con questa celebrazione “incomincia l’annuncio alla missione. L’annuncio è il nocciolo, è il ‘kerygma’, una parola difficile ma che dice tutto”. 
“Il prossimo, soprattutto il più piccolo e il più sofferente, diventa il volto concreto a cui donare l’amore che Gesù ha donato a noi” “E il mondo diventa lo spazio della nostra nuova vita da risorti. In piedi, e con la fronte alta, possiamo condividere l’umiliazione di coloro che ancora oggi, come Gesù, sono nella sofferenza, nella nudità, nella necessità, nella solitudine, nella morte, per diventare, grazie a Lui e con Lui, strumenti di riscatto e di speranza, segni di vita e di risurrezione”.
“In tanti Paesi c’è l’abitudine che, quando il giorno di Pasqua si ascoltano le campane, le mamme e le nonne portano i bambini a lavare gli occhi con l’acqua, segno di poter vedere le cose di Gesù, le cose nuove”. Il Papa ha invitato a fare questo ai bambini anche la prossima Pasqua, e ha aggiunto: “Lasciamoci in questa Pasqua lavarci l’anima, lavarci gli occhi dell’anima, per vedere e fare le cose belle”.

Buona Pasqua di Risurrezione dall’Azione cattolica trentina!