L’Azione cattolica nazionale ha scelto come Vangelo icona dell’anno associativo 2020/2021 Marco 10, 35-45 “Gesù è venuto per servire“. Il nostro assistente diocesano don Giulio Viviani ce ne offre una breve introduzione.
Molti di noi a diversi livelli – in Ac, in parrocchia, nella società, in diocesi, ecc. – hanno responsabilità educative. Soprattutto i genitori e gli insegnanti sanno bene quanto siano a volte fallimentari i comandi: “Devi fare questo!”, “Non devi andare lì”, ecc. Sappiamo bene, per esperienza personale, che vale molto di più quella che oggi è chiamata “assertività”.
Come avviene anche in campo aziendale, per arrivare a realizzare insieme un progetto è utile quella modalità di convincere, di aiutare, di educare, di “portare” le persone a compiere qualcosa responsabilmente e autonomamente, facendo comprendere, facendo arrivare tutti a un determinato traguardo. È lo stile che porta ad arrivare insieme ad una determinata meta, puntando sul positivo, sul coinvolgimento, sull’essere più che sul dover essere; guardando al bene più che al male. Ci ripeterebbe Papa Francesco: “cerca non tanto il male minore (secondo una vecchia logica) ma il bene possibile”!
Questo fu lo stile anche di Giovanni XXIII, il Papa del Concilio Vaticano II. Ho avuto, qualche anno fa, la bella e vivace testimonianza del cardinale Roberto Tucci, allora giornalista nella Sala Stampa, che aveva interrogato il “Papa buono” su quella fatica iniziale dei primi mesi del Concilio (proprio in questo periodo, quasi sessant’anni fa). Egli aveva le idee ben chiare su dove arrivare, ma ebbe la pazienza di attendere che anche i vescovi di tutto il mondo, piano piano, con fatica, arrivassero a formulare una nuova idea di Chiesa nel mondo. Lo stesso San Giovanni XXIII amava ripetere: “cerchiamo quello che unisce più che quello che divide”.
La stessa convinzione guida l’atteggiamento di Gesù nei confronti dei discepoli che cercano i primi posti; gli uni palesemente, quasi facendo una campagna elettorale per essere i primi ministri del nuovo regno; gli altri “falsamente” indignati, forse perché, essendo arrivati in ritardo, ci avevano pensato solo dopo. A tutti quanti Gesù dice: io lo so! «Tra voi però non è così» (Mc 10, 43).
Non dice: tra voi non deve essere così; constata invece quella che è la nuova realtà della vita cristiana che lui è venuto ad inaugurare. Non ignora la questione dei primi posti, che attraversa tutta la vicenda del suo cammino verso Gerusalemme con i discepoli. San Luca (22, 24-30) ci dirà che addirittura durante l’ultima cena, dopo che Gesù aveva lavato i piedi, rivelando il suo stile di servizio, i discepoli discutevano sui primi posti.
Gesù vuol far fare ai suoi, a noi, un passaggio culturale e spirituale decisivo dalla Legge dell’Antico Testamento, che non viene abolita ma portata a compimento, alla novità del Nuovo Testamento. Non abolisce i dieci comandamenti, ma propone le beatitudini. Vuol farci passare dal negativo al positivo, o meglio al propositivo.
Già l’antica legge invitava ad amare Dio e il prossimo (cfr Mc 12, 28-31). Gesù supera questa prospettiva, questa proposta e dice: amatevi l’un l’altro come io vi ho amato (Gv 13, 34; 15, 12). Lui è la misura, lui è la proposta; lui, che si è fatto povero per arricchirci, che si è fatto servo per salvarci.
Già nell’Antico Testamento il profeta Isaia proponeva al popolo di Dio il modello e la figura del Servo del Signore, colui che dona la sua vita per il bene degli altri (Is 53, 10-11). Puntare sul bene e sul positivo, anche a costo di sacrifici e a volte addirittura con il rischio di essere ricoperti dal male. Come in un coro, dove non tutti sono prime voci, ma ognuno sa stare al suo posto, dando il suo contributo unico e specifico. Tocca a noi dare il buon esempio; oggi si dice più volentieri dare testimonianza!
Papa Francesco ci ripropone continuamente il valore di quel parlare, quell’annunciare, come quello di Gesù, che richiede uno stile nuovo e diverso; come lui, venuto per servire e dare la vita. L’autore della Lettera agli Ebrei (4, 14-16) ci ricorda che Cristo, reso sacerdote, ha preso su di sé la nostra vita e della sua vita fa un dono per noi. Egli si offre per noi, guardiamo lui per imparare a vivere!
Volere il primo posto non è peccato, se è per servire; come fanno i genitori, come fanno molte persone, anche in Ac… anche nella nostra società, dove non tutto è marcio, non tutti sono disonesti, non tutti approfittano dei loro incarichi e della loro carica.
Con Cristo anche noi siamo sulla sua via verso il suo traguardo; anche noi, come gli apostoli, con Gesù siamo sulla strada giusta. Lasciamoci guidare ed educare da lui.
«Accostiamoci dunque con piena fiducia» a lui «per ricevere misericordia e trovare grazia, così da essere aiutati al momento opportuno» (Ebr 4, 16). Questa anche per noi oggi è la via della nuova evangelizzazione, in quest’anno pastorale che si avvia tra tante incertezze e paure, seguendo lui, il Maestro e il Pastore delle nostre anime.
don Giulio