Di frequente si sente dire che “la vita può essere compresa solo guardando indietro, anche se dev’essere vissuta guardando avanti, ossia verso qualcosa che non esiste”. Anche la Chiesa ha questa responsabilità. Il libro che realizza questa citazione, scritto da mons. Iginio Rogger, è “Storia della Chiesa di Trento. Da Vigilio al XIX secolo” (ed. Il Margine, 2009). Che storia! E non parlo solo delle origini, con Vigilio e i tre martiri anauniesi: dopo il IV secolo la nostra Chiesa ha iniziato a darsi una struttura, una organizzazione. Che ha continuato a mutare, ad evolversi e ad adeguarsi alle nuove situazioni esterne e interne: la presenza dei Longobardi prima, l’influenza del Tirolo poi; le scelte di appoggiare il Pontefice o i suoi detrattori, l’epoca dei principi vescovi. Tutto questo ha portato, piano piano, a una autonomia della Chiesa rispetto al potere temporale, mantenendo sintonia dove ciò era possibile. Dalle righe di questo libro, rigorosamente storico e nello stesso tempo scorrevole nella lettura, esce una Chiesa vivace, dinamica, mai ingessata in una posizione ma sempre in evoluzione, anche nelle situazioni di difficoltà spirituale e sociale. Nei singoli passaggi storici appare una realtà che nella storia ha provato a dialogare: per interesse, per necessità, per scelta con le realtà vicine, con quelle di riferimento ecclesiale, con le realtà che di volta in volta erano i referenti politici per il territorio. Anche l’attenzione alle persone, alla situazione della popolazione è rilevante nella storia di questa nostra Chiesa: nella costruzione di strutture di accoglienza per bisognosi e ammalati, nell’assistenza in situazioni di povertà. Soprattutto nel XIX secolo, il clero ha promosso scolarizzazione e cooperazione, ha trasmesso quei valori di cui ancora troviamo qualche traccia nella nostra società. Si è sviluppata poi, con il passare dei decenni, una Chiesa che sempre più ha saputo valorizzare anche la componente laicale: anche l’Azione cattolica entra in questa storia fin dagli ultimi anni dell’800. Oggi, secondo l’invito iniziale, non possiamo pensare semplicemente di riprodurre antichi modelli; questo tempo ci chiama, come Chiesa e come Associazione, a riconoscere i valori positivi che hanno costruito la nostra storia e ci invita a lavorare per costruire un futuro nuovo in cui li possiamo rimettere in gioco.