La festa per i 150 anni di Ac non è finita: è appena cominciata!
L’incontro con Papa Francesco di domenica 30 aprile non è il coronamento di 150 anni di onorata carriera dell’Azione Cattolica Italiana, ma è il modo con cui abbiamo reso grazie a Dio e alla Chiesa per questa bella e grande esperienza.
“La nascita di Ac fu un sogno diventato nel tempo cammino di fede per molte generazioni e vocazione alla santità per tantissime persone”… così ha esordito Papa Francesco nel suo intervento in piazza San Pietro domenica mattina, dopo il giro in una piazza multicolore, provesa verso di lui, esultante e piena di luce nel cuore.
Noi c’eravano, e abbiamo colto subito che non erano certo gentili parole formali per un ospite gradito: con il suo stile immediato, empatico, paterno e incisivo, con rapide pennellate e semplici concetti il Papa si è rivolto al popolo di Ac, quello dei ragazzi come degli anziani, dei giovani e degli adulti “che hanno scommesso di vivere insieme la loro vocazione”, che è storia di passione per il mondo e per la Chiesa, “passione cattolica”.
Ci ha invitato a fare memoria per essere “consapevoli di essere popolo in cammino che si prende cura di tutti”. Ci ha esortato con le parole “Ac, vivi all’altezza della tua storia! A servizio della diocesi, attorno ai vescovi, sempre; nella parrocchie, sempre; a servizio delle persone, sempre“, “radicati in parrocchia, che non è una struttura caduca!”.
Tutti possiamo/dobbiamo leggere con attenzione il messaggio del Papa, ma credetemi, per chi era in piazza e sul sagrato sarà comunque per sempre un ricordo indelebile, perchè veramente ci ardeva il cuore in petto per la gratitudine, il trasporto verso il nostro pastore e Papa, un sano orgoglio associativo e la gioia pura dell’essere là insieme come popolo di Dio. Popolo non tumultuoso, ma partecipe con creatività e rispetto reciproco; non fanatico, ma gioioso, consapevole e corresponsabile perchè innamorato del Dio dell’Amore, testimone del Cristo risorto, fratello di ogni persona.
Le parole del Papa non erano solo parole, bensì un mandato, un’esortazione, una consegna da prendere sul serio… “avete capito?” ci ha esplicitamente chiesto.Allora “andate, raggiungete tutte le periferie e là siate Chiesa“.
Per chi ha avuto il privilegio di partecipare alla XVI Assemblea nazionale, di cui l’incontro con il Papa era il cuore, l’infusione di linfa associativa è stata rigenerante e potente… con il rischio dell’overdose in alcuni momenti, come quello anche faticoso della votazione degli emendamenti o la scossa emotiva degli applausi finali di adesione ai punti chiesti all’assemblea dai ragazzi dell’Acr (entusiasticamente votati, ma la conclusione esigente dei ragazzi è stata di volta in volta “impegno preso!”) e di ringraziamento/saluto. Il canto (soprattutto il “Santo” nella Messa, che risuonava come l'”Exultet” pasquale) e la preghiera corale erano veramente voce di popolo, un popolo fedele, appassionato e grato che insieme prega e insieme cammina.
Qualche frase sparsa che si è incisa nel mio cuore:
- “L’Ac nella Chiesa non è di casa, è a casa!” (l’assistente nazionale unitario mons. Gualtiero Sigismondi nella celebrazione di apertura)
- “le 4 zampe dell’Ac” (la Preghiera, la Formazione, il Sacrificio e l’Apostolato) di cui ci ha raccontato il Presidente Matteo Truffelli dal messaggio del Papa al FIAC (l’Ac nel mondo) di giovedì 27 aprile
- “Evangelii Gaudium come magna charta dell’Ac” (intervento – in lingua argentina! – di Emilio Inzaurraga Coordinatore del FIAC)
- “anche nei piccoli atti quotidiani opporsi con forza contro qualsiasi atto di violenza” (dal saluto del Presidente onorario Paul Bhatti)
- “la navata si sta svuotando e resta il popolo dell’atrio e della soglia, dove l’Ac è chiamata a stare… vogliamo essere quelli che danno più fiducia e più speranza” (confronto con Enzo Bianchi sul tema “Fare nuove tutte le cose: l’Ac oggi“)
- “Il Vangelo è per i grandi di cuore, per le persone cariche di passione” (dall’omelia di mons. Galantino di sabato 29 aprile)
- “Chi si avvicina all’Ac trovi sempre il calore e la vicinanza di un’autentica comunità di fratelli” (detto con l’accento splendido del cardinale Farrell nella Santa Messa del 1° maggio)
- “L’Ac ha come casa la Chiesa e come strada in mondo… dalla pastorale del campanile a quella del campanello… da quella a pioggia a quella a goccia” (dal saluto dell’assistente mons. Sigismondi al Papa, 30 aprile)
- “non candeline da spegnere, ma cuori da accendere” (dall’intervento finale dell’Acr)
Impossibile fermare pensieri sulla relazione del Presidente Truffelli, sul Documento Assembleare (letto, sezionato e lucidato ammirevolmente con i 39 emendamenti), sul Messaggio al Paese.
Indelebili invece le immagini, le emozioni, i volti, la passione, i sorrisi, i colori, la dedizione (e quegli ammirevoli uditori che, nelle loro salette, non si staccavano dagli schermi che mostravano le votazioni degli emendamenti!).
Luminosi i visi degli eletti per il nuovo Consiglio nazionale, che comprende anche 3 amici del Triveneto: Lucio Turra per gli adulti, Michele Azzoni per i giovani ed Emanuele Lovato per l’Acr (1 consigliere veronese dopo 25 anni dall’ultimo, esulta orgoglioso il presidente diocesano Claudio).
Il dono della Provvidenza di incrociare sulla strada del ritorno alla Domus Mariae il pullman dell’Ac trentina, fermo al semaforo rosso, mi ha permesso di essere fisicamente insieme (per circa 15 secondi) ai 47 amici che dalla piazza hanno celebrato i 150 anni di Ac.
La tecnologia ha reso tutti noi vicini, ma il vero incontro è stato nel cuore e nella fede.
Non c’è conclusione, perchè non è certo finita qui: è FuturoPresente!
Anna (presidente diocesana)
IL TRENTINO C’ERA! Leggi le testimonianze!