Scusi per la pianta

Buongiorno, mi scusi per la pianta l’ho colpita accidentalmente con un pallone da calcio. Ecco 5 € per il danno (bigliettino firmato).

Nasce da un semplice fatto quotidiano il breve percorso di Etica pubblica che Giovanni Grandi, docente di Filosofia Morale e già presidente diocesano Ac di Trieste, propone nel suo libro “Scusi per la pianta” ed. Utet (pagg. 123).
Un piccolo incidente domestico provocato dalla palla di due ragazzini di undici anni (come è stato appurato) ha portato uno dei due a lasciare scritto questo biglietto con annesso rimborso. Il fatto “straordinario” sta proprio nel gesto delle scuse e nell’aver lasciato un rimborso, per quanto modesto ma nelle possibilità di un bambino, come gesto riparatore. L’accaduto, riportato dallo stesso Giovanni Grandi sui suoi canali social, ha riscosso un notevole interesse ed è stato ripreso anche dai media nazionali. Da questo l’autore ha cercato di cogliere spunti di riflessione partendo proprio dall’etica, da ciò che ci porta a scegliere in un modo o in un altro, ciò che è bene per noi e anche per gli altri, in considerazione del fatto che il bene per noi stessi spesso non coincide proprio, o perlomeno non ci poniamo la questione se si tratti anche del bene dell’altro. Questo ragazzino ha commesso un danno e ha cercato di porvi rimedio, non è sfuggito alle sue responsabilità, non ha cercato alibi per la sua età e per il contesto del gioco… È tutto così scontato? Dai commenti che hanno seguito il post e dalla risonanza mediatica decisamente no: chi si è complimentato per l’autore del bigliettino riconoscendogli maturità e responsabilità non comuni per l’età, chi si è schierato contro adducendo a possibili interferenze da parte di adulti che avrebbero indotto il gesto. Di sicuro le domande si pongono: educazione o senso innato della responsabilità? Educa la famiglia o anche la società? Dove finisce il privato e inizia il pubblico? Chi è il mio vicino? E dalla riflessione un piccolo percorso per provare a ritrovarsi persone e cittadini insieme.
Il bigliettino si concludeva con un “sotto la pianta”, l’indicazione di dove trovare la quota lasciata.