La speranza resa possibile

Nel sussidio adulti “Vita d’autore” ci vengono proposte alcune opere d’arte come approfondimento per il cammino di gruppo. Nella seconda tappa, che affronta il tema della speranza, ci viene proposta l’opera “La risurrezione di Cristo” di Rembrandt, di cui ci è offerta una interessante spiegazione.

Per comprendere appieno un’opera d’arte è indispensabile collocare l’artista nel suo contesto storico.
Rembrandt Harmensz Van Rijm, pittore e incisore olandese, vive tra il 1606 e il 1669. E’ considerato uno dei più grandi pittori della storia dell’arte europea ed ebbe grande successo nelle illustrazioni di scene tratte dalla Bibbia, di cui conosceva molto bene i relativi testi. La pittura di Rembrandt nasce dallo studio del vero. Egli usa la luce per rendere visibili le forme essenziali e usa l’ombra per far emergere l’interiorità dei personaggi. Sceglie come modelli uomini e donne contemporanei, mettendo in evidenza una grande attenzione al loro stato d’animo. Nell’epoca in cui vive e lavora Rembrandt è consuetudine che le rappresentazioni di eventi storici, mitologici o sacri siano raffigurati non nel momento in cui l’evento stesso si verifica, ma nell’immediato attimo che segue.
E’ quello che possiamo vedere in quest’opera che fa parte di una serie di cinque dipinti richiesti dal principe Federico Enrico d’Orange sotto la tematica della “Passione” e dal titolo “Risurrezione”. Il Cristo è già risorto, nel sepolcro Egli non c’è più ma i soldati che stanno in guardia ancora non lo sanno.

testo adulti 2015_resurrezione rembrandtLa tela è divisa in due parti.
La parte alta – che comprende la maggior parte dello spazio – è occupata dalla presenza di un grande angelo immerso nella luce che proviene dall’alto e appare in tutta la sua forza. E’ intento ad alzare la pietra tombale del sepolcro di Cristo.
Nella parte bassa, invece, in piena oscurità, si trovano i soldati messi a guardia del sepolcro stesso. L’evento di grande impatto li sorprende impreparati: vediamo il personaggio scaraventato a terra dalla pietra tombale, quello a destra che sfuggitagli la spada di mano tenta di scappare senza voltarsi a vedere quanto avviene e il personaggio in vesti scure alla sinistra della tela che si copre gli occhi. La parte bassa è così avvinta dall’oscurità che è molto difficile poterne delineare forme e personaggi.
Cosa ci racconta questo dipinto e quale messaggio l’artista vuole veicolare?
Il contrasto tra luce e ombra è da sempre il simbolo che separa il trionfo del bene da quello del peccato. L’oscurità è sinonimo di individualismo, di egoismo, di un uomo che vuole farcela da solo, non ha bisogno degli altri né tanto meno della presenza di Dio. Non sente la sete di qualcosa di più grande della propria infinita piccolezza, non ardisce a volare più in alto, a spendersi per far fruttare quei talenti ricevuti con l’alito della vita che Dio gli ha sussurrato fin da quando era nelle viscere della propria madre. Tutto questo è incarnato dai soldati e dai personaggi che Rembrandt raffigura nella parte bassa, quasi irriconoscibili, come non avessero né volto, né identità specifica. Un’unica cosa li unisce: la paura, lo sgomento, l’incredulità. La loro razionalità non permette loro di andare oltre quello che toccano con mano.
L’angelo invece è il simbolo dell’annuncio. Appare nella luce, perché essa è ciò che rende il mondo e le cose nuove, da guardare sotto un nuovo profilo, con uno slancio gioioso, dinamico, generoso, pronto ad andare oltre il proprio tranquillo quotidiano.
Siamo disposti ad entrare in quella luce? Consapevoli però che le cose non potranno più essere come prima, non si potrà più far finta di non vedere perché la luce rende tutto nitido, permette di vedere anche le più piccole sfumature… ma non è forse più bello vedere le cose quando il sole irrompe dentro la natura? Sicuramente più faticoso, richiede un’attenzione maggiore, ma tutto risulta più bello.
E’ il messaggio di Rembrandt: la speranza della risurrezione da lui rappresentata non ricalca la consuetudine di molte altre opere famose con il Cristo che irrompe con il proprio vessillo. Nella sua opera Cristo sembra non essere sostituito dall’angelo. Ma il Cristo in realtà è quella luce che irrompe rendendo nuove le cose.
Proviamo a farla nostra questa speranza, cominciamo con il lasciare passare la luce dentro il nostro quotidiano, proviamo ad aprire le imposte della casa del nostro cuore che troppo spesso chiudiamo.
Solo così la Risurrezione non sarà un evento come tanti altri ma l’evento per eccellenza quello che rende migliori i nostri umani e piccoli progetti quotidiani.

Patrizia Mazzurana