Il tempo da abitare è il tema e insieme il filo conduttore del percorso formativo adulti AC 2019-2020, sintetizzato nel titolo del testo: “Che tempo!”.
Nella presentazione si afferma che il tempo poco o tanto che sia; bello, buono, strano che sia, è una dimensione (un luogo) dove si intreccia la creatività di Dio con quella dell’uomo. In una parola, il tempo ci “costringe” coi piedi per terra ad abitare e vivere responsabilmente il momento storico presente dove c’è bisogno di dialogo, confronto, abbandono delle facili sicurezze e di rimanere aperti alle generazioni future.
Cos’è il tempo? È insieme scansione storica limitata (kronos) come anche opportunità, risorsa disponibile, momento decisivo di salvezza direbbe il Vangelo (cairòs).I due significati vanno tenuti insieme perché non c’è storia senza salvezza (anche speranza) come non c’è salvezza senza storia.
Il percorso si svolge secondo i tre passaggi classici: racconto esperienziale (vita), illuminazione della parola di Dio, attualizzazione (esercizio di laicità). In merito ai contenuti l’opuscolo ci propone in cinque tappe una originale lettura del significato del tempo abitato coniugandolo con cinque passi del vangelo secondo Matteo, agganciando il tutto a una trattazione cara alla catechetica tradizionale sui novissimi, cioè: morte giudizio, inferno e paradiso (purgatorio):
1.(Senza) fine indica che il tempo non è semplicemente ciò che finisce ma che contiene nella sua fine-conclusione, il senso della vita .Tale significato è illuminato dal passo di Matteo nel racconto del giudizio finale (Mt 25,31-46).Il collegamento catechetico è appunto il significato attuale e finale del giudizio.
2. Memoria. La memoria non è solo ricordo ma preziosa sorgente alimentativa del presente. E’ luogo custodito gelosamente da dove il vero discepolo sa estrarre cose nuove e cose antiche come recita il passo di Matteo (13,47-52). A descrivere la vitalità efficace esercitata dalla memoria cristiana si accosta l’immagine del purgatorio dove fare memoria dei nostri cari favorisce realmente l’avvicinamento a Dio nostro e loro.
3. Attimo. Ogni istante può scomparire nella quotidianità feriale ma se sostenuto da una visione ampia diventa decisivo e determinante come avviene nella espressione di Matteo “sarà chiamato Nazareno” (2,19-23). Si vuol fare intendere quanto i trent’anni di vita “privata” di Gesù, benché per lo più ignorati dalla Scrittura, siano stati decisivi. Non a caso la rilettura catechetica ripropone a questo punto il significato della morte, nulla è più decisivo.
4. Imprevisto. Il tempo è carico di imprevisti; la stanchezza, le fragilità inducono, col protrarsi temporale, alla disillusione e allo spegnimento del desiderio di incontro come accade alle cinque vergini stolte descritte da Matteo (25,1-13). Su questo atteggiamento si innesta la classica catechesi sull’inferno dove Dio esce dai nostri desideri.
5. Attesa. Tutti abbiamo le nostre attese per il futuro ma tali attese diventano positive e fruttuose se si delineano e si innestano con coraggio su quella di Gesù :il tragitto della passione, morte e risurrezione(Mt 16,21-28). Per il cristiano tale attesa nella sequela con Gesù va a buon fine nell’unione con Lui in paradiso.
Il testo conclude con tre proposte da considerare in ordine alla configurazione del gruppo e alle risorse disponibili:
– I proverbi. Poiché molta storia e sapienza passa attraverso i proverbi perché non procedere ad una raccolta di questi costruendovi con immagini appropriate una mostra?
– Antico testamento. E’ un gioco fatto apposta per favorire l’interrelazione tra le varie fasce generazionali.
– Matteo 25,31-46. Cinque tratti del racconto del giudizio finale possono essere commentati dall’ascolto delle cinque parole del Magnificat di J.S. Bach in uno o più incontri di spiritualità.
Roberto