Politica per servire nella quotidianità

postato in: Segnalazioni | 0

Il 2 giugno del 1946 nasceva la Repubblica Italiana e un nuovo patto sociale fra cittadini.

Su Camminiamo Insieme di giugno, a pagina 6-7 il nostro addetto stampa Alessandro Cagol ne fa un commento leggero ma interessante.
Come riportato dal Centro Studi dell’Azione Cattolica Italiana, “Sceglievamo una nuova forma di Stato e di governo, sceglievamo di scrivere una nuova Costituzione, un nuovo patto sociale fra cittadini. Nel momento in cui l’Europa ha conosciuto il periodo più cupo e angosciante della sua storia e ha davvero toccato il fondo, proprio allora ha saputo risollevarsi e ricostruirsi sia spiritualmente che materialmente. Ha potuto farlo grazie a donne e uomini che si sono rimboccati le maniche e che in maniera disinteressata, nonostante le provenienze e le culture politiche diverse (cattolicesimo, socialismo, comunismo, liberalismo), hanno deciso di spendersi per il bene di tutti e per lo sviluppo umano delle proprie nazioni di appartenenza, in Italia come all’estero. Richiamare oggi quei momenti e fare memoria di quella classe dirigente significa guardare con gratitudine e riconoscenza a quanti ci hanno testimoniato, allora e nei decenni successivi, il senso e la bellezza del fare politica, “dell’occuparsi della cosa pubblica” con lo scopo di migliorare le condizioni morali e materiali delle persone. La nostra storia ci dovrebbe insegnare che la democrazia è un bene che si conquista ogni giorno, un bene delicato, fragile, che va custodito e alimentato attraverso la responsabilità di tutto un popolo.”

Ma il pensiero politico nel tempo si è deteriorato e “Parlare oggi di bellezza della politica pare certamente strano e fuori luogo; la maggior parte della gente indica la politica come “cosa sporca”, come realtà legata ad interessi particolari, a clientelismi di ogni sorta, a ruberie e consorterie varie. Sembra quasi che quando si parla di politica ci sia rassegnazione: “non si può cambiare niente”, “sono tutti ladri e disonesti”, “è tutto un grande schifo”. Deve essere chiaro che non è stato sempre così, che anzi la politica è e rimane ancora oggi lo strumento più alto e nobile di cui gli uomini concretamente dispongono per tracciare il loro cammino nella storia e nel mondo. Prima di additare o accusare altri, è necessario un serio e profondo esame di coscienza personale. Dobbiamo innanzitutto cambiare noi stessi, la nostra mentalità, i nostri costumi, ridurre il nostro ego, tornare a vivere onestamente e con sobrietà.
La vera politica si costruisce e si realizza nella quotidianità, nel fare il proprio dovere con onestà, pazienza e cura, dialogando con tutti, costruendo ponti, con quella serenità e quella letizia che un cristiano acquisisce nel rapporto quotidiano con il Signore e la Sua Parola. Servire e fare bene il servizio, con la consapevolezza di non essere eterni e di essere pronti e capaci di lasciare tutto quando sarà il momento.

Come scriveva proprio Moro nel 1944, prima che la contingenza storica lo chiamasse all’impegno politico, “ciascuno assolva la sua missione nel mondo, sentendola grande e sempre creatrice di storia: dove la grandezza poi sia tutta semplice, interiore, raccolta; dove domini la forza dello Spirito; dove ciascuno passi nella vita senza fretta, senza angustie per mille insane voglie inappagate, senza prepotenza, senza stanchezza; dove ciascuno accetti in pace, quand’è la sua ora, di uscire dalla scena del mondo, con la gioia di avere costruito qualcosa per gli uomini e con la certezza di non finire”.