Per una “Vita d’Autore”

 

libriIn estate a volte c’è tempo anche per qualche lettura rilassata. Perché non valorizzare i titoli che il percorso formativo “Vita d’autore” ci ha proposto e approfondire quelle tematiche che abbiamo già inquadrato con la discussione in gruppo, la meditazione di brani del Vangelo o il confronto con Testimoni del nostro tempo?

La ricerca nell’introspezione personale, nel continuo confronto con l’altro, con chi sa ascoltare davvero. E’ una delle tracce di lettura del libro di Paola Mastrocola, “Palline di pane”, romanzo del 2003 che ci è stato proposto all’inizio del percorso di quest’anno nella tappa “in ricerca”. Obiettivo dell’approfondimento è quello di invitarci ad essere persone pensose, capaci di interrogare tutti gli ambiti del vissuto, di provare ad individuare il senso della storia personale e di quella universale andando oltre i luoghi comuni.
La seconda tappa del cammino, invece, ci invitava a mettere a fuoco alcune fasi della ricerca vissute nella vita adulta, tra paure e nuove scelte che interpellano ognuno. In questi casi il rischio è di non vedere l’azione di salvezza di Dio nella vita, di chiudersi dentro il rifugio delle fatiche personali senza fidarsi/affidarsi all’opera di Dio, di non avere il coraggio di riaprire il cuore alla speranza.
E’ Lev Tolstoj l’autore che ci viene proposto come guida per rileggere questi passaggi sotto forma di romanzo, attraverso il libro “Risurrezione”, scritto nel 1899; un testo in cui il protagonista, attraverso un percorso travagliato, riuscirà a risollevare la propria anima dandosi una nuova prospettiva di vita.
Il libro “Pastorale americana” di Philiph Roth infine è incluso nella terza tappa – intitolata “affidabili” – per sollecitare le nostre riflessioni. Qui si parla della crisi e del suo superamento: la crisi che mette alla prova i nostri comportamenti convenzionali e la necessità di accettare questa svolta dalla convenzionalità all’essenzialità come modo di vivere. Non una volta per sempre ma sempre, di nuovo, come provocazione alla responsabilità personale: è nella crisi che si può vivere l’esperienza di affidarsi, diventando quindi affidabili. Il libro è un viaggio nella vita di un uomo apparentemente perfetto, di una perfezione esteriore, che nulla ha a che fare con la vita vera che il libro lentamente svela.

«Anche la letteratura fornisce materiale per un confronto formativo. Mettere insieme e confrontare le emozioni, le riflessioni e anche il piacere suscitato dalla lettura di un testo aiuta tutto il gruppo, anche coloro che non hanno letto il libro, a esprimere le proprie opinioni, a intervenire, ad essere parte attiva di una riflessione o di un dibattito»
(dal percorso formativo per gruppi adulti 2014-2015 Vita d’Autore).

Gesù ha scelto di costruire una comunità: non possiamo pensare di diventare discepoli e allo stesso tempo vivere la fede da soli. Il discepolo è invitato a curare la sua dimensione interiore, a scoprire la differenza tra interiorità e intimismo e a non irrigidirsi nei ruoli, ma sapersi tuffare nelle relazioni per vivere l’esperienza della comunità. Questo realizza Eraldo Affinati nel libro “La città dei ragazzi” (ed. Mondadori, 2008), posto come proposta di lettura nella tappa “Contempl-attivi”. Solo questo: un adulto che con responsabilità prende in carico lo sguardo di altri, di ragazzi che sognano di sfuggire a guerra, povertà e miseria. «C’è un’opera umana da compiere», recita l’epigrafe del libro. E l’opera da compiere è proprio il diventare umani, insieme.
Foto veglia ragazzi
È ancora Affinati che fa da legame tra un cammino giunto alla meta, quello del 2014/2015 “Vita d’autore” e un altro che si apre per il 2015/2016, intitolato “#Viaggiando”. La nuova proposta formativa che nei prossimi mesi andremo a srotolare intitola la prima tappa “L’incontro che stupisce” e propone la lettura del libro di Affinati “Vita di vita”, edito da Mondadori nel 2014. Dopo aver incontrato i ragazzi della sua città, Affinati si ferma sulla storia di uno di questi. Questo libro racconta infatti di un viaggio attraverso la periferia di una grande città fuori controllo, verso il villaggio lontano in cui una donna attende fiduciosa. Il viaggio permette all’autore di riflettere su se stesso: «Cosa vuol dire essere un insegnante? Mettere in grado chi hai di fronte di ascoltare la voce del suo maestro interiore. Ricucire gli strappi, censire le cause dei conflitti. Versare acqua sulla spugna secca…».
Come nell’incontro tra Maria ed Elisabetta, icona di questa prima tappa, ogni incontro con l’altro ha il potere di stupire: ascoltando il racconto dell’altro scopriamo noi stessi e, anche da adulti, continuiamo a crescere in umanità e fede.
È ora di mettersi in #viaggio!

Roberta