Pellegrini pasquali di speranza

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Condividiamo il contributo dell’assistente diocesano don Giampaolo Tomasi, che sarà pubblicato sul numero di Aprile 2024 della rivista associativa diocesana Camminiamo Insieme, come augurio di buon cammino da viandanti e pellegrini… e non vagabondi e nomadi… sulle strade dove il Signore ci fa camminare insieme.

«Non è qui, è risorto!»

Siamo stati raggiunti dall’annuncio stupendo, gioioso, consolante che il Vangelo ci dà nella Pasqua di ogni anno: un annuncio anticipato da Gesù stesso, quando lungo il viaggio verso Gerusalemme aveva prospettato ai discepoli: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà» (Mc 9,31).

Quando le donne vanno ad annunciare l’evento della risurrezione di Gesù agli apostoli, questi non credono; anzi le trattano come persone che hanno perso la testa (Lc 24,11).
Per gli apostoli non è stato facile credere alla risurrezione di Gesù. Gesù deve mostrarsi loro personalmente: prima a Maria di Magdala, poi a Simon Pietro, poi ai discepoli di Emmaus e infine agli apostoli chiusi nel cenacolo per paura dei giudei.
Solo dopo questi fatti si diffonde, come uno squillo di tromba, la notizia inattesa, inaudita: «È risorto… Vi precede in Galilea, là lo vedrete» (Mt 28,7).

«Vi precede!»

L’avventura cristiana è cominciata così: con l’esortazione a mettersi in cammino, dietro Uno che ci precede. I cristiani sono in fondo degli itineranti nel mondo. Del resto tutta la vita dell’uomo è un’itineranza, un cammino, un pellegrinaggio. L’ansia del pellegrinare è alla base di tutte le conquiste, di tutte le scoperte; di tutte le filosofie. L’ansia del pellegrinare sta alla base di tutte le imprese, anche di quelle spirituali.

In questa itineranza dell’uomo c’è stato un traguardo trascendente, che stava al di là dello spazio e del tempo fino all’età moderna. Dio era la vera Stella polare, la bussola dell’umanità, in base alla quale l’uomo dirigeva la barca della vita. Ma dopo la rivoluzione francese, per una certa filosofia della storia e per alcune ideologie politiche, il traguardo è stato spostato, è diventato un traguardo immanente: non più al di là, ma nello spazio e nel tempo.
Una volta chi voleva dirigere una nave doveva tenere fisso lo sguardo alla stella polare, alle costellazioni, alla bussola. Oggi la società secolarizzata, atea nella pratica, è diventata come un grande bastimento senza stella polare, senza bussola. L’uomo occidentale ritiene di poter dirigere la sua imbarcazione guardando non la stella polare, ma dentro la stiva della nave.

Etica e statistica

Quale direzione prendere? Quale orientamento dare al comportamento degli uomini?
Lo si decide con i sondaggi di opinione, secondo algoritmi; si pensa che la direzione giusta sia quella decisa dalla maggioranza. Ma dato che l’opinione della gente è spesso superficiale, mutevole, influenzabile, la nave del Paese cambia continuamente direzione, procede a zig-zag e qualche volta va allo sbando. I valori della vita non sono più stabili, ma fluttuanti.
Il criterio dell’etica è la statistica. Ciò che il cittadino deve fare si misura in base a quello che la gente pensa e fa. E quando un’azione, mediante la legge, viene riconosciuta legale, si ritiene che sia anche morale. Così la società non cammina più in base a valori oggettivi, ma in base all’opinione della maggioranza. Tutto diventa relativo. Una scelta vale l’altra.
La bussola non segna più il corso della nave della società, ma lo segue. L’uomo diventa nomade: senza meta, senza futuro. Non esiste un destino per l’uomo. Il pellegrinare nel mondo diventa un vagabondare per il mondo. Le strade dell’uomo non conducono più da nessuna parte, non hanno più nessun senso.

Il compito dei cristiani

Che cosa annuncia la Pasqua? Che la vita ha un senso, un futuro che va oltre la morte.
I Vangeli pasquali ci ricordano che, se vogliamo orientare la nostra vita, dobbiamo lasciarci guidare da Cristo Risorto: è lui la nostra Stella polare. Cristo ci precede sulle strade del mondo, sulle vie della storia, e ci invita a metterci in cammino dietro di lui.

Nella lettera ai Romani, che abbiamo ascoltato durante la Veglia pasquale, l’apostolo Paolo afferma che «Se per mezzo del battesimo siamo stati sepolti insieme a Cristo nella morte», siamo anche risorti con lui e quindi «possiamo camminare con lui in una vita nuova» (Rm 6,3ss) e nella lettera ai Colossesi proclama: «Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio, pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra» (Col 3,1-2). In Gesù Cristo abbiamo la direzione e la meta da dare alla nostra vita. Solo lui, Via, Verità e Vita, è in grado di indicarci la strada da percorrere, il bene da compiere, i valori da salvaguardare e promuovere.

Oggi Gesù ci affida il compito formidabile di annunciare a tutti la sua risurrezione e di lievitare la nostra società con il suo Vangelo.
Viviamo in una società malata, senza speranza. È necessario che in questa società noi facciamo quello che hanno fatto i primi cristiani, come è scritto nella Lettera a Diogneto, gioiello della letteratura cristiana dei primi secoli. In quella lettera si legge che i cristiani scelsero di vivere nel cuore della città e della società, con un’ottica e uno stile tutto nuovo: lo stile del Vangelo.
Portare il lievito evangelico nella nostra società è il compito che ci affida Gesù Risorto in questa Pasqua.
È tempo che usciamo dallo stato di sudditanza, di disorientamento e di paura in cui ci siamo chiusi in questi ultimi decenni.

Si legge nella prima lettera di Pietro: «Sia benedetto Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo» (1Pt 1,3), perché mediante la risurrezione del suo Figlio, ci ha rigenerati e nella fede ci ha donato una speranza invincibile nella vita eterna, così che noi viviamo nel presente sempre protesi verso la meta, che è l’incontro finale con il nostro Signore e Salvatore.
Forti di questa speranza, non abbiamo paura delle prove, le quali, per quanto dolorose e pesanti, mai possono intaccare la gioia profonda che ci deriva dall’amore di Dio (1Pt 1,3-9). Il suo amore ci basta.

Il Signore risorto ci chiede di essere in questo nostro tempo “anima del mondo”, pellegrini della speranza che rinnova la nostra società.

don Giampaolo

Pellegrini di speranza. Il Giubileo 2025 per costruire un mondo migliore -  Vatican News