Pasqua: la vita nascosta in Dio

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dall’articolo dell’assistente diocesano pubblicato su Camminiamo Insieme aprile 2023

La vostra vita ormai è nascosta in Dio

La “grande settimana” – come la chiamava s. Agostino – cioè la Settimana Santa, alla quale converge ogni comunità cristiana con le sue molteplici attività di preghiera, di formazione e di carità, è ormai alla nostre spalle, ma è da questa Settimana che ogni cristiano riprende il suo cammino sulle strade degli uomini per portare anche oggi in ogni cuore, in ogni famiglia e ambiente il vangelo di Gesù, che è salvezza per tutti.
Quindi è giusto che conserviamo nel cuore e nella mente ciò che abbiamo celebrato, perché la memoria della Pasqua di Gesù ci faccia vivere la storia come tempo redento e ci proietti in avanti animati dal fuoco della missione che è palpitato nel cuore dei primi discepoli all’incontro col Risorto.

Voglio offrirvi un testo che ci aiuti a vivere la gioia del tempo pasquale, più raccolti in Gesù che è morto e risorto per noi.

Si tratta di un passo della lettera dell’apostolo Paolo ai cristiani di Colossi: 
«Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; 
rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra. 
Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio! 
Quando Cristo, vostra vita, sarà manifestato, 
allora anche voi apparirete con lui nella gloria» (Col 3,1-4).

Dicendo «siete morti» e «siete risorti» l’apostolo Paolo pensa al Battesimo, sacramento che fa “nostra” la morte e la risurrezione di Gesù e pone in noi un germe di vita nuova, quella di Dio.
Il solenne Triduo pasquale celebrando la morte e la risurrezione di Gesù ci ha fatto riandare al mistero della nostra nascita spirituale con il Battesimo: con esso è germinata in noi la Vita divina, che resta invisibile nella sua essenza e tuttavia visibile nei comportamenti nuovi e sorprendenti che è capace di suscitare.
Dobbiamo sempre ritornare al mistero del fonte battesimale, dove l’acqua è stata al tempo stesso “onda” che ci ha coperti, quasi sepolti (per significare che siamo morti al peccato e all’inimicizia con Dio) ed insieme è stato “grembo” in cui siamo nati alla vita di figli di Dio e membri della Chiesa.

La memoria del nostro Battesimo ci veda rinnovare i nostri comportamenti perché siano frutto della risurrezione di Gesù in noi.
Ma quali sono i comportamenti del cristiano? L’apostolo Paolo nella lettera citata esorta: «rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra» (Col 3,2).

Dunque il pensare e il vivere i nostri progetti e la loro attuazione, la coscienza e le scelte quotidiane devono corrispondere alla volontà di Dio, che è la nostra santificazione; e questa è possibile alla creatura solo se si lascia guidare dallo Spirito Santo. Il bene è in noi un imperativo che troviamo non appena rientriamo in noi stessi (la coscienza) e ci chiediamo che cosa dobbiamo fare.
La Parola di Dio, che ha il suo culmine nel Vangelo di Gesù, viene a illuminare le dimensioni del Bene («Amatevi gli uni gli altri come Io ho amato voi» in Gv 15,12 e «Siate misericordiosi come è misericordioso il Padre vostro» in Lc 6,36), ma solo la forza dello Spirito di Dio, che è lo Spirito dell’amore, ci rende capaci di vivere il Bene che ci è stato indicato.
Così è, se leggiamo la lettera di Paolo ai Romani al cap. 12 o quella scritta ai Galati al cap. 5.

All’opposto, qual è la parte di noi che dobbiamo scrollarci di dosso come un vestito logoro e sdrucito?
S. Paolo afferma: «Mortificate dunque quella parte di voi che appartiene alla terra… Vi siete svestiti dell’uomo vecchio con le sue azioni e avete rivestito il nuovo» (Col 3,5-10). Il vecchio abito sono i valori vuoti e illusori, distruttori della nostra identità e soprattutto quel desiderio veemente di possesso, di avere e di dominare che spesso trasformiamo in idolatria. Se poi guardiamo agli altri con invidia ci convinciamo che Dio è ingiusto, perché finiamo per pensare che ha dato agli altri più di quello che ha dato a noi.
Al contrario, la Parola di Dio ci invita a guardare i doni che Dio ci ha fatto per valorizzarli e ci porta ad accogliere con gioia quelli degli altri, comprendendo che la differenza crea ricchezza.
È importante saper godere delle differenze e apprezzare quello che gli altri hanno. Ci fa sentire umili, stimola la collaborazione e ci fa essere contenti di quello che Dio ci ha dato.

L’invidia è dubitare della bontà di Dio ed è una forza negativa che blocca il nostro operare. L’invidioso non agisce, per paura del paragone con gli altri, e non saprà mai dire grazie. Pensate a quante volte nella vita delle nostre parrocchie chi fa una cosa bella e compie una buona azione non solo non viene lodato, ma viene criticato o ignorato. È urgente educare alla gratitudine verso i fratelli e verso Dio. Chi pensa di essere stato trattato ingiustamente da Dio non avrà un rapporto filiale con Lui. Avrà paura, non lo loderà, ma cercherà di fare scambi con Lui.

Il tempo pasquale ci invita a rivestirci del vestito nuovo che è il superamento delle divisioni che oppongono l’uomo all’uomo. Vestito nuovo sono gli atteggiamenti «di misericordia, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza» (Col 3,12). Se raccogliendo la raccomandazione che il Signore ci rivolge per bocca dell’apostolo Paolo così vivremo, allora gusteremo la gioia della salvezza di Gesù Risorto.

Auguriamoci a vicenda che la carità di Cristo, che l’ha portato a spendersi tutto per la nostra salvezza, regni sempre nei nostri cuori, perché siamo sempre saldi nella prova e costruttori di quella civiltà dell’amore che Gesù è venuto a instaurare su questa nostra terra e che chiede la collaborazione di ciascuno.

don Giampaolo