Oscar Romero – Ho udito il grido del mio popolo

coverRomero_medUn libro per ricordarci che fedeltà a Chiesa, Vangelo e Magistero si traducono in esistenze pienamente immerse nella Storia, che la scelta di sostenere l’uomo e la sua dignità è una scommessa difficile, ma vincente.

E poi? Cosa è successo in Salvador? E’ la domanda che mi nasce all’ultima pagina di “Oscar Romero – Ho udito il grido del mio popolo” di Anselmo Palini, libro che ripercorre la vita dell’Arcivescovo Romero, intrecciandola con la storia del Salvador e della Chiesa. Chiedo a Donatella che nel Salvador ha una seconda patria. Mi dice che le ultime elezioni si sono tenute nel 2009 e, dopo anni di delusioni, sono finalmente cambiati gli equilibri al potere e quel giorno, 29 anni dopo la sua Pasqua, Romero era ancora vivo tra il suo popolo. Oscar Romero, era il vescovo che i giochi di potere pensavano di poter manovrare. Designato nel febbraio del 1977 Arcivescovo di San Salvador, sacerdote moderato, legato a Magistero e Chiesa romana intuisce che Essere di Cristo è Essere dei poveri, e applica alla lettera il suo motto vescovile “Sentir con la Iglesia”. Nessuno poteva immaginare qual vento di trasformazione avrebbe prodotto! Dal 1932 nel paese comandano i generali e il Salvador è una repubblica militare: fino al 1984 non ci saranno libere elezioni, i presidenti sono sempre stati espressione delle forze armate. Il paese vive in condizione dove soprusi, ingiustizia e violenza sono all’ordine del giorno. E Romero si fa voce. Una voce limpida, non schierata: le sue parole invitano ognuno, semplicemente, alla riconversione del cuore, alla pratica della non violenza. L’uccisione di alcuni sacerdoti, tra cui Rutilio suo caro amico e di molti altri civili, gli aprono definitivamente gli occhi su come saranno la sua vita e la sua morte. Romero, senza mai tradire la Parola, si fa parola per tutti. Denuncia alla fine di ogni omelia e in ogni occasione possibile i soprusi, chiede chiarezza sugli omicidi, elenca, tristemente, i nomi dei desaparecidos. Sta con il suo popolo, partecipa con la sua gente alle sofferenze della repressione. La sua fermezza gli è costata la vita: viene ucciso il 24 marzo 1980 mentre celebra la Messa, alcuni giorni dopo l’appello fatto agli uomini dell’esercito di fermarsi nella strage in rispetto al comandamento “non uccidere”. Il martirio di Romero, la morte tante volte preannunciata, vissuta in tante occasioni sulla pelle di sacerdoti, contadini, donne e bambini, segna l’inizio, nel Salvador, della guerra civile che durerà 12 anni, arriveranno poi gli accordi internazionali, le prime elezioni con la destra ancora al potere, e poi il 2009, con il cambio di rotta.