Umanesimo … come in un ospedale da campo – AVE 2016
Secondo libro, in soli due mesi in cui torna il termine “inquieti” ma qui viene allargato l’orizzonte rispetto a quanto ci proponeva Truffelli, il mese scorso. Nel libro “Misericordia, inquietudine, felicità” infatti, Sandro Calvani ci propone un percorso che, a partire dalle questioni “teologiche” legate alla Misericordia e all’anno della misericordia, ci conduce in un interessante excursus storico come a dimostrare che l’idea di papa Francesco per questo anno giubilare non è estranea a quello stile che la Chiesa, fin dalle sue origini, pratica.
Le varie opere di assistenza, le case di accoglienza, le mense, le distribuzioni di abiti non sono nate l’altro ieri con Servizi Sociali o Caritas diocesane: rappresentano semplicemente l’oggi di pratiche con cui, proprio fin dalle origini, la Chiesa ha saputo essere segno concreto di quell’amore di cui tanto parla. Negli ultimi capitoli del libro, infine, l’autore, ci aiuta ad allargare ulteriormente lo sguardo per aprirlo a dimensioni che sfondano quella del campanile o dell’oratorio. Mi pare voglia aiutarci a focalizzare come piano piano la “società civile” abbia saputo raccogliere le necessità dell’umanità più povera e abbia provveduto a rispondere in modo strutturato a molte necessità di base che però, continua Calvani, non smettono mai di far emergere nuove necessità.
E’ così che i “grandi” hanno fissato nuovi obiettivi per il 2030 simili agli obiettivi del millennio di cui abbiamo parlato negli anni scorsi: ancora una lista di attenzioni/necessità altrettanto corposa e, allo stesso tempo sconcertante con questioni da risolvere per rendere questo nostro mondo più umanamente vivibile. Sogno: dare dignità/felicità ad ogni persona. Metodo: trovare risorse, intelligenze, sinergie, competenze per farlo. Speranza grande: che gli obiettivi non rimangano solo sui documenti sottoscritti. Successo già raggiunto: non è più solo la Chiesa a sentire di avere una responsabilità, a sentirsi inquieta verso queste persone.
Non smetterà mai però, di essere salvifico quello sguardo di misericordia che, come in un “ospedale da campo”, saprà ancora cogliere nuove emergenze, tamponare, consolare, in attesa di risposte efficaci, concrete e durature.