Manifesto dei poveri – Il commercio equo solidale, per non morire di capitalismo

manifesto_dei_poveri_lineLa campagna sul diritto al cibo, appena avviata da una cordata di realtà associative, religiose e laiche, stimola tutti noi a riflettere oltre che sugli sprechi legati alle eccedenze che sempre più spesso, ora, trovano vie di valorizzazione sulle strade di chi ha reale bisogno, anche sull’origine del cibo che consumiamo.

Spunto interessante a questo riguardo una delle ultime acquisizioni della nostra Biblioteca, concordate con l’Editrice il Margine, il libro “Manifesto dei poveri – Il commercio equo solidale, per non morire di capitalismo” scritto da Frans van der Hoff.

Il libretto è il racconto, da parte del padre del commercio equo, delle motivazioni che hanno portato a questa rivoluzione economica dal basso. Motivazioni che viviamo direttamente quando, invece che rivolgerci alla grande distribuzione, per i nostri acquisti facciamo riferimento al produttore del nostro paese o, addirittura, diventiamo noi stessi “artigiani” dei prodotti di consumo per la nostra vita.

Le scoperte che facciamo sono di vario ordine: la complessità del produrre, il valore del lavoro, del tempo, delle stagioni, la competenza, impagabile, di chi la terra la coltiva per una necessità diventata passione. E quindi l’ambito economico ovvero dare un valore a tutto ciò, scoprendo che spesso, è poco valorizzato il lavoro del produttore, rispetto ai forti ricarichi degli intermediari. La scelta del commercio equo, come dice il termine, è proprio la scelta di ridistribuire costi e ricavi su tutta la filiera di produzione secondo proporzioni giuste. Evitando che il rischio d’impresa sia solo di chi la terra la lavora e non condiviso anche con chi il prodotto lo acquista: una attenzione a cui il commercio equo educa, attraverso, ad esempio, i progetti di prefinanziamento. La campagna appena avviata sul diritto al cibo (www.cibopertutti.it) allora, non ci lasci indifferenti. Oltre all’impegno di nutrire chi ancora non ha di che sfamarsi, c’è anche la possibilità di scegliere dove e cosa acquistare per valorizzare il lavoro e l’impegno di piccoli agricoltori, di imprese locali, di realtà sociali. O di cooperative lontane che, attraverso i canali economici del commercio equo (Mandacarù per noi, in Trentino, Botteghe del mondo, nel resto d’Italia) lavorano assicurando dignità, rispetto, diritti ai loro collaboratori.