L’uomo che piantava gli alberi

Prendendo spunto dal tema annuale dell’Acr “Questa è casa tua!”, con la sensibilizzazione verso la custodia del creato, nel numero di febbraio della rivista associativa diocesana Camminiamo Insieme è stata proposta una breve recensione del libro “L’uomo che piantava gli alberi”.

Il piccolo libro di Jean Giono scritto nel 1980 – 41 pagine che nella mia edizione ha anche molte immagini – non deve trarre in inganno in quanto a profondità e lungimiranza del messaggio.

Il narratore è un giovane che nella ricerca dell’acqua di cui è rimasto sprovvisto durante una camminata in una zona brulla di montagna si imbatte in un silenzioso pastore, Elzéard Bouffier.
Trascorre presso di lui un giorno e scopre una sua attività, parallela a quella della pastorizia. Con pazienza, rigore e precisione ogni sera, prima di coricarsi, seleziona infatti 100 ghiande e il giorno successivo, dopo aver portato le pecore al pascolo, si dedica a piantare, una ad una, le ghiande selezionate.

Il giovane riparte: è coinvolto nella prima guerra mondiale, ma finito il conflitto, alla ricerca di pace, torna sui suoi passi. Ritrova l’anziano e trova un paesaggio trasformato: nei cinque anni appena trascorsi: mentre lui era in guerra, qui sono cresciute 10000 querce (le altre 10000, a causa di roditori, clima e chissà che altro, non sono sopravvissute).

La storia prosegue: il pastore Elzéard vive altri 30 anni e il giovane anno dopo anno continua a fargli visita e ad ammirare un territorio che, per mano di un uomo, nel tempo di una sola vita, si è trasformato: sono tornati la foresta, il bosco, gli arbusti e la fauna che li abitano, i torrenti hanno ripreso a convogliare l’acqua, il borgo si è rianimato con nuove persone, l’aria profuma di nuovi aromi.

Un racconto semplice, che invita a guardarci attorno per scoprire quanti “piantatori di ghiande” abitano accanto a noi.
Quante persone con passione, dedizione e cura rendono il pezzettino di mondo a loro affidato più bello, più vivibile, più umano?

Il fatto che il lavoro silenzioso e paziente di Elzéard non venga riconosciuto nemmeno dai responsabili forestali, che gli intimano di non accendere fuochi per rispettare la foresta naturale (che lui ha fatto crescere!) fa pensare a quanto a volte diamo per scontati quei gesti di attenzione che le persone compiono attorno a noi; stanno costruendo una “foresta di bene” e noi, persi nella distrazione del nostro sfaccendare, la diamo per scontata, per facile, per …naturale.
Quanta fatica, attenzione, profondità ci sono invece, nella paziente costruzione di un mondo di bontà, di bellezza, di pace: sappiamo esprimere gratitudine a chi compie questi gesti?

E infine: perché non sentire rivolto proprio a me questo invito? Sì: è tempo che anche tu, anche noi, anch’io diventiamo “seminatori di ghiande”. Come per Elzéard, la Provvidenza saprà accompagnare il nostro impegno.

Roberta