“Lo avete fatto a me”

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Giunti all’inizio di un nuovo anno associativo, siamo invitati a contemplare, ancora una volta, il volto di Cristo.

Di domenica in domenica ci lasceremo guidare dal Vangelo di Matteo per delineare e imprimere nella nostra mente e nel nostro cuore il volto di Cristo. Dalle pagine profetiche e poetiche sul Messia nell’Avvento, al volto del Bambino Gesù nato a Betlemme nel Natale; dal volto trasfigurato del Tabor, a quello sfigurato della Passione nella Quaresima; dal volto quotidiano di Gesù Maestro e Salvatore sulle vie della Galilea e della Giudea nel tempo Ordinario, al volto glorioso del Risorto nella Pasqua di Gerusalemme. Qual è il vero volto di Cristo?

Lo avete fatto a me. Anno associativo 2019/2020La pagina del Vangelo, scelta come icona del nostro anno di Ac (Lo avete fatto a me” Mt 25, 31-46), ci presenta il volto di Cristo Pastore, Re e Giudice. Un invito a contemplare il volto di Cristo, a metterci davanti a lui con un atteggiamento di accoglienza e di riconoscenza. Ma quel giorno, alla fine dei tempi, “quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria”, ci farà paura il suo volto di Giudice? No, perché lo conosciamo già! Tante volte ci siamo messi in preghiera davanti a lui, alle sue immagini; tante volte lo abbiamo riconosciuto nell’ascolto della sua Parola di Vita; tante volte nell’Eucaristia ci siamo nutriti del suo Pane di Vita; tante volte ci siamo già lasciati perdonare da lui…

Ma non dimentichiamo che il volto di Gesù lo possiamo vedere e riconoscere anche in tanti fratelli e sorelle affamati, assetati, stranieri, senza vestiti, malati e carcerati! “Lo avete fatto a me!” ripete anche oggi a noi Gesù! Ma, allora, forse cominciamo a dubitare di conoscere bene il volto di Gesù. Anche noi, come quei tali di cui parla il capitolo 25 del Vangelo di Matteo, dobbiamo dire prima di tutto a noi stessi: Quando mai, Signore, ti abbiamo visto e non ti abbiamo riconosciuto? Ma quello era proprio il tuo volto?

Questo è l’esercizio, il compito che ci è affidato: imparare a conoscere e riconoscere il volto di Cristo, impresso in ogni uomo e in ogni donna. Riconoscerlo nel nostro prossimo, anche quando ci appare come un volto sfigurato, irriconoscibile, deturpato; cominciando da casa nostra, dal nostro ambiente di vita e di lavoro. Là dove Cristo riesce magari a “camuffarsi” in modo imprevisto e a “nascondersi” in maniera sorprendente in una persona che incontriamo. Solo così inizia e si realizza il su Regno nel mondo e nella storia.

Lui è il primo, la primizia dell’umanità, ricorda San Paolo (1Cor 15, 20-28); ma lui è anche l’ultimo, il più piccolo, bisognoso di tutto. Lui che è il “Benedetto che viene nel nome del Signore”, come cantiamo in ogni Messa, ci ricorda che in lui sono benedetti coloro che lo riconoscono in chi ha fame e sete, in chi è senza patria e senza vestiti, nel malato o nel carcerato. Lui è il primo che, come Pastore buono e provvidente, nella sua vita terrena ci ha dato l’esempio di attenzione agli altri nelle piccole cose, secondo quanto ci narrano i Vangeli. Lui ci insegna a contemplare il volto degli altri, lui che contemplava sempre il volto del Padre, origine e fonte di ogni vera benedizione. Lui abita già in mezzo a noi, con noi, sempre!

Rimaniamo sempre sorpresi e affascinati quando, incontrando un pastore o un contadino, ci accorgiamo che conosce e riconosce le sue pecore, le capre, le mucche, i vitelli… A noi gli animali sembrano sempre tutti uguali. Per lui, no; li conosce, li distingue uno dall’altro e addirittura li chiama per nome! Così è il Signore Gesù con noi.

Questa è l’immagine che la Bibbia usa per parlarci di Dio, per parlarci di Cristo e del suo Regno: un pastore che conosce, cura, cerca e raduna il suo gregge. Un giudice che ci conosce e ci chiama per nome: per lui noi non siamo dei rivali o dei banditi, siamo i benedetti del Padre suo!

Dal giorno in cui la sua regalità si è rivelata sulla croce e nella risurrezione, per radunare un popolo di salvati, ci ha già consegnati come il suo Regno a Dio, suo e nostro Padre. Già ci ha fatti “abitare” con lui e con il Padre; già ci fa sentire di casa con lui. Per questo ci chiede, come affermano i nostri Orientamenti per il triennio 2017-2020, riprendendo l’invito di Papa Francesco all’Ac «Raggiungete tutte le periferie e là siate Chiesa» (30.04.2017): «Abitare le periferie diventa non solo l’atto volontaristico di chi, “una tantum”, vuol compiere un gesto di bontà. È la scelta di “prendere residenza” là dove il Signore si rende presente attraverso le necessità dei poveri. È la sfida di un’Ac “in uscita” che vuole aiutare i suoi aderenti a fare della misericordia lo stile delle relazioni ecclesiali e sociali».

Per fare questo, impariamo a tenere lo sguardo fisso su Gesù, sul suo volto, umano e divino (cfr Ebr 12, 1).

don Giulio Viviani
(assistente diocesano Ac Trento)