Il dono dell’annuncio

Alle nostre comunità, avviate al cammino sinodale, questo libro potrebbe rendere un buon servizio. Ne è autore don Roberto Repole, recentemente nominato arcivescovo di Torino: con uno sguardo lucido e disincantato ci porta al cuore della fede e della missione della Chiesa.

Tutto ruota intorno alla parola “dono”: i credenti sono raggiunti dal dono dell’incontro con il Signore, e dono sono chiamati ad essere gli uni per gli altri. Ma quale forma prende questo essere dono? Come lo si può comunicare agli altri? Davvero ricco e articolato il percorso di questo libro, di cui ci piace proporre qualche sottolineatura. La via del dono chiede innanzitutto grande libertà: senza secondi fini, siamo chiamati ad offrire con sincerità un dono che può anche essere rifiutato, o lasciare nell’indifferenza. La via del dono è una via di relazione: costruisce legami tra persone, basati sulla fiducia reciproca. La via del dono è dinamica, si mantiene viva e attiva: non può essere ridotta ad un momento isolato, a un atto puntuale. Come per la fede: «essere cristiani non è una decisione fatta una volta per sempre. L’appartenenza alla Chiesa è adesione che si rinnova sempre di nuovo, nel mutare delle situazioni, nei diversi tornanti dell’esistenza». La via del dono attraversa la vita quotidiana, perché raggiunge il destinatario per quello che è, con la sua storia, la sua cultura, la sua sensibilità: «c’è la necessità di riprendere confidenza con i luoghi della vita quotidiana: quello del lavoro, della scuola, della politica, dello sport, del tempo libero, della famiglia. È in quei luoghi del tutto normali e comuni alla vita di cristiani e non cristiani che si possono realizzare incontri personali». La via del dono è comunitaria: passa attraverso comunità realmente ospitali, luoghi in cui fare esperienza di fraternità cristiana, che non tocchi solo la comunicazione di idee o la programmazione di attività in comune. La via del dono provoca al cambiamento: la Chiesa viene in qualche modo trasformata da quanti la arricchiscono con la loro presenza: «nella missione la Chiesa non è semplicemente allargata, ma si rigenera ogni volta di nuovo, scopre ogni volta nuovi aspetti di sé stessa e della sua essenza». Allora, se c’è vero annuncio, la Chiesa non può rimanere semplicemente uguale a sé stessa. Un pensiero speciale dell’autore va ai giovani: «i credenti e la Chiesa si mettono nelle condizioni di lasciarsi trasformare realmente dalle giovani generazioni? Dalla loro cultura, dalla loro reale diversità? Ci si lascia toccare davvero dai giovani?». Domande forti, aperte, per poter aprire davvero strade nuove.