La preghiera di ascolto: silenzio, dialogo e accoglienza

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Dalla proposta di riflessione di don Giulio Viviani alla IV Giornata di Spiritualità di sabato 16 febbraio a Trento

“La preghiera di ascolto”

LETTURA
Ascoltiamo la Parola di Dio dal primo libro di Samuele al capitolo 3 (1-11.19-21).

“Il giovane Samuele serviva il Signore alla presenza di Eli. La parola del Signore era rara in quei giorni, le visioni non erano frequenti. E quel giorno avvenne che Eli stava dormendo al suo posto, i suoi occhi cominciavano a indebolirsi e non riusciva più a vedere. La lampada di Dio non era ancora spenta e Samuele dormiva nel tempio del Signore, dove si trovava l’arca di Dio. Allora il Signore chiamò: «Samuele!» ed egli rispose: «Eccomi», poi corse da Eli e gli disse: «Mi hai chiamato, eccomi!». Egli rispose: «Non ti ho chiamato, torna a dormire!». Tornò e si mise a dormire. Ma il Signore chiamò di nuovo: «Samuele!»; Samuele si alzò e corse da Eli dicendo: «Mi hai chiamato, eccomi!». Ma quello rispose di nuovo: «Non ti ho chiamato, figlio mio, torna a dormire!». In realtà Samuele fino ad allora non aveva ancora conosciuto il Signore, né gli era stata ancora rivelata la parola del Signore. Il Signore tornò a chiamare: «Samuele!» per la terza volta; questi si alzò nuovamente e corse da Eli dicendo: «Mi hai chiamato, eccomi!». Allora Eli comprese che il Signore chiamava il giovane. Eli disse a Samuele: «Vattene a dormire e, se ti chiamerà, dirai: “Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta”». Samuele andò a dormire al suo posto. Venne il Signore, stette accanto a lui e lo chiamò come le altre volte: «Samuele, Samuele!». Samuele rispose subito: «Parla, perché il tuo servo ti ascolta». Allora il Signore parlò a Samuele. Samuele crebbe e il Signore fu con lui, né lasciò andare a vuoto una sola delle sue parole. Perciò tutto Israele, da Dan fino a Bersabea, seppe che Samuele era stato costituito profeta del Signore. Il Signore continuò ad apparire a Silo, perché il Signore si rivelava a Samuele a Silo con la sua parola”.

TRACCIA DI RIFLESSIONE
“Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta” (1Sam 3). Sono queste le parole che il vecchio sacerdote Eli insegna al piccolo Samuele perché impari a rispondere alla chiamata del Signore. Proprio questo è il primo e più importante atteggiamento per la preghiera, per chi vuole imparare a pregare. Non solo fermarci a leggere, conoscere e usare le preghiere della Bibbia – che abbiamo visto essere numerose – ma a pregare con la Bibbia, con la Sacra Scrittura nell’ascolto orante di Dio che ci parla.

Lo evidenzia anche il monaco camaldolese Alessandro Barban nel suo libro “Le vie della preghiera” (AVE), che partendo da questa pagina biblica, ed evidenziando il silenzio e la solitudine della notte, scrive: “Ecco un altro passaggio fondamentale, l’ascolto; prima di pregare dovremmo sempre ascoltare la preghiera che Dio rivolge a noi, perché la nostra è soprattutto risposta. Ed è la notte che facilita questa dimensione” (p. 26). Forse anche noi abbiamo bisogno di qualcuno che come Eli ci educhi, ci insegni a metterci in ascolto del Signore e della sua Parola, per non essere di coloro che dicono solo “Ascoltaci, Signore!”, ma che non si mettono mai in ascolto del Signore. Come gli accadrà anche quel giorno a Betlemme quando Dio stesso richiama il suo profeta: “L’uomo vede l’apparenza, ma il Signore vede il cuore” (1Sam 16, 7). Solo con la preghiera, dialogo costante con Dio, impariamo a vedere le cose, il mondo, le persone con gli occhi, lo sguardo e il cuore di Dio. Impariamo ad ascoltare come e con Dio. Forse anche noi non conosciamo ancora bene il Signore! Proprio il profeta Samuele ci insegna a fare un cammino di preghiera mettendoci in ascolto del Signore per essere come lui: “Samuele crebbe e il Signore fu con lui, né lasciò andare a vuoto una sola delle sue parole”.

Nel libretto dei Piccoli Fratelli di Jesus Caritas “A causa di Gesù e del Vangelo” (AVE), si dice: “La parola di Dio deve essere il cuore della nostra preghiera; ogni preghiera nasce dalla parola di Dio ed è risposta ad essa, un sì al Signore come quello di Maria che dà modo al Verbo di farsi carne. Perché la Parola, come ci ha detto Gesù nella parabola de seminatore, va ascoltata, compresa e messa a frutto!”. E si aggiunge. “L’amore richiede appuntamenti, è fatto di gesti concreti, di riti. Così deve essere il nostro rapporto con il Signore. Certamente in questi appuntamenti non può mancare l’ascolto della Parola: i salmi, il Vangelo; bisogna ascoltare la voce del Signore. Ognuno trovi uno mondo suo…” (p. 28 e 33). Samuele si mette in silenzio ad ascoltare tutto quello che Dio doveva dirgli. Anche oggi Dio ci parla in tanti modi attraverso molte cose, con tante persone, eventi e avvenimenti. Occorre imparare ad ascoltarlo e riconoscerlo nel silenzio.

Nell’Esortazione Apostolica Gaudete ed exsultate (19.03.2018), sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo, Papa Francesco ci parla del silenzio (n. 171): “Anche se il Signore ci parla in modi assai diversi durante il nostro lavoro, attraverso gli altri e in ogni momento, non è possibile prescindere dal silenzio della preghiera prolungata per percepire meglio quel linguaggio, per interpretare il significato reale delle ispirazioni che pensiamo di aver ricevuto, per calmare le ansie e ricomporre l’insieme della propria esistenza alla luce di Dio. Così possiamo permettere la nascita di quella nuova sintesi che scaturisce dalla vita illuminata dallo Spirito”.

Il Vescovo Assistente Generale dell’Ac, mons. Gualtiero Sigismondi, scrive: “Il silenzio, autentico respiro dell’anima, è necessario tanto all’amore, quanto alla preghiera. Di tale respiro ha bisogno anzitutto la parola. Il linguaggio, in effetti, è nesso dialettico di silenzio e di parola, che esce dal silenzio e vi ritorna”. E aggiunge: “Il silenzio è la base musicale dell’amore e, al contempo, la colonna sonora della preghiera che è essenzialmente un atto di ascolto”; e citando Tommaso Moro ricorda: “Impara a pregare solo chi impara a tacere davanti a Dio” (“L’alfabeto della preghiera e quello dell’amore”: Il silenzio dell’ascolto; p. 15-21). “Chi prega veramente è colui che nel silenzio percepisce, ascolta Dio, ne sente l’amore e la presenza” afferma A. Barban (p. 64).

A noi e a tutto il suo popolo Dio chiede l’ascolto, l’abitudine all’ascolto e lo educa a saper ascoltare, non solo ad udire. Lo aiuta a stare in silenzio, a pensare, a meditare prima di fare, di agire: “Ascolta, Israele” (Dt 5, 1). Il famoso “Shemà, Israel” (Dt 6, 4-9), la formula che il pio israelita recita ogni giorno: “Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, unico è il Signore. Tu amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze. Questi precetti che oggi ti do, ti stiano fissi nel cuore. Li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando ti troverai in casa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai. Te li legherai alla mano come un segno, ti saranno come un pendaglio tra gli occhi e li scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte”. Ecco il primo atteggiamento del credente e dell’orante, da non scordare mai: il silenzio dell’ascolto di Dio e dell’altro.

Ma per fare questo occorre umiltà e accoglienza, come ci ha ricordato il Vescovo Lauro nella sua Lettera alla Comunità del 2018 Il dodicesimo cammello: «L’umiltà di Dio. Dio è il trionfo nascosto dell’umiltà. Non invade tutto e non sommerge tutto. Anzi. Opera una diminuzione di sé, per fare spazio alla nostra libertà: “L’uomo in terra è la sola creatura che Dio abbia voluto per se stessa”. L’umiltà è fare spazio all’altro, perché esista. Ma in questo movimento genero vita per me. Dimenticare se stessi, significa in tal senso cogliere la ricchezza dell’altro per me. L’unico che può veramente essere considerato umile è Dio».

Il Signore vuole che non ci limitiamo a sentire; occorre ascoltare per comprendere. Ascoltare con il cuore e non solo con le orecchie! 
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La giornata si è conclusa al pomeriggio con la preghiera comunitaria secondo lo stile ignaziano guidata dall’associazione Diaconia della Fede di Villa S. Ignazio di Trento.