Pubblichiamo in anteprima l’articolo di attualità del nostro mensile Camminiamo Insieme, prossimamente in stampa.
L’argomento di attualità che approfondiamo oggi, forse per la prima volta, richiederebbe ben altro che le due pagine che la redazione mi concede, talmente vasto è il tema… Oggi parliamo di donne.
In questo periodo la parola che più si associa ad una donna dal punto di vista mediatico è purtroppo legata alla cronaca nazionale: casi di femminicidio, di abuso sessuale, di vendetta di ex fidanzati, di percosse e sevizie, di vere e proprie segregazioni domiciliari e altro ancora. Perché tutto questo? Come fa un uomo voler male ad una donna amata? Cosa scatta nella testa di un marito che improvvisamente, e a volte con premeditazione, accoltella la moglie, sia essa giovanissima o, in tanti casi, sposata da 20 anni e più? Ricordo i recentissimi casi in Trentino con la pastora Agitu e la giovane mamma di Meano.
È come se culturalmente (e inizio a camminare sulle uova per non offendere nessuno e dare risposte con base storica), si fosse fatto un salto nel passato, molto molto lontano. Il passato nel paleolitico ci consegna testimonianze della donna relegata ai lavori “domestici” di allora, senza alcuna capacità decisionale. Nel tempo il ruolo è stato sempre di secondo piano, certamente per un errore culturale: pensiamo al Medioevo, quando la donna era considerata un essere inferiore, purtroppo allora idea ribadita dalla Chiesa. La nascita di una bambina era vista come una disgrazia e provocava l’angoscia per la dote. Non andiamo molto indietro negli anni per ricordare che solo il 30 gennaio del 1945 le donne ottennero in Italia il diritto di voto, per poi esercitarlo la prima volta nelle amministrative del 1946.
Ma non dobbiamo cadere nel baratro dell’intelligenza bacata pensando che così è stata la storia e quindi così si prosegue nel problema ai giorni nostri! Innanzitutto bisogna ricordare che i Vangeli ci consegnano un ruolo di donna estremamente positivo; la storia ecclesiale moderna assegna alla donna molteplici ruoli nella Chiesa e sicuramente una grande evoluzione c’è stata. L’emancipazione femminile ha portato a incarichi lavorativi di primo piano sia nella scuola che nell’industria e nella politica. Qualcuno dice che la donna rispetto all’uomo è “multitasking”, ovvero riesce a fare più cose contemporaneamente e bene. Mi si permetta di correggere l’affermazione: la donna è più organizzata e responsabile, forse per quel senso materno che ha, indipendentemente dall’avere o meno figli; il ruolo di dirigenza la gratifica, ma le fa comprendere le grandi responsabilità. Del resto è un dato di fatto che in Stati con una donna come Presidente del Consiglio, o regina, oppure ancora ministro, la politica funziona meglio e anche la stessa pandemia di Covid sembra essere stata trattata con soluzioni più adeguate. Mi sento comunque di sottolineare quel “mandato” naturale che una donna ha, ovvero la maternità. Conciliare la maternità con la realizzazione lavorativa e sociale è il sogno di ogni donna e penso anche del suo partner, che deve rispettare i tempi, le idee e i sogni della compagna. Il dialogo è la medicina migliore: pianificare assieme – come dice la formula matrimoniale “nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia…” – è la formula migliore per crescere insieme e superare i conflitti.
In conclusione, brevemente bisogna rispondere alla domanda: “come sensibilizzare la gente in Italia e combattere la violenza sulle donne?”. A Trento, dal 7 gennaio, in piazza Santa Maria Maggiore, al posto del banchetto di formaggi di Agitu Ideo Gudeta c’è una panchina rossa, collocata dal personale dell’ufficio Parchi e giardini del Comune. Non è dunque rimasto vuoto lo spazio che Agitu occupava con i suoi prodotti e soprattutto con l’umanità e la simpatia che hanno conquistato tanti cittadini di Trento e non solo. Tra i fiori portati dai negozianti e dai clienti della piazza, sulla panchina si distingue una frase: “Per Agitu, per tutte le donne vittime di violenza. Trento non dimentica”. Nella stessa piazza il 27 febbraio scorso si è svolta una manifestazione contro la violenza femminile in ricordo del già citato femminicidio di Deborah sulla collina di Trento. L’iniziativa viene dalla stessa “catena” trasversale che ha lanciato anche una petizione online contro la violenza sulle donne: primi firmatari esponenti della politica, società civile, mondo economico, culturale e sindacale del Trentino. La Provincia Autonoma di Trento ha istituito una rete antiviolenza, una “casa rifugio” e un numero telefonico informativo. Molte le iniziative dello scorso 8 marzo, con uno speciale dedicato alla donna in molteplici campi, video facilmente recuparabile sul sito della PAT.
A livello nazionale i mass media, le associazioni di categoria e naturalmente la Chiesa quotidianamente promuovono servizi speciali e incontri di preghiera per sensibilizzare i cittadini su un problema che solo culturalmente può essere risolto. Francamente non credo all’idea del raptus di un uomo che percuote una donna costantemente: credo in un cammino comune tra uomo e donna, come già detto, nel dialogo, nella comune vita sociale, nello svago e nell’affrontare i problemi, e tutto questo è il valore aggiunto di una vita di coppia.
Alessandro Cagol
In calce, due grandi figure di donna da conoscere e approfondire; entrambe milanesi, ma profondamente italiane nello stile e nelle aspirazioni:
- Maria Dutto (dal sito dell’Azione Cattolica Italiana)
- Armida Barelli, presto beata (intervista a Ernesto Preziosi)