Dal sito dell’Azione Cattolica Italiana: COP28. Fra speranze e scetticismi
Il rapporto di sintesi del Global Stocktake, pubblicato recentemente, afferma che il mondo è completamente fuori strada nel raggiungimento degli obiettivi dell’Accordo di Parigi del 2015 e che gli attuali sforzi di adattamento e mitigazione sono scarsamente finanziati.
Il Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres ha dichiarato che «l’era del riscaldamento globale è finita; è arrivata l’era dell’ebollizione globale. I leader, in particolare i paesi del G20, responsabili dell’80% delle emissioni globali, devono farsi avanti per l’azione climatica e la giustizia climatica».
La cura del creato è una responsabilità comune
Lo stesso papa Francesco – che per motivi di salute non ha potuto essere di persona a Dubai – nella sua ultima enciclica, Laudate Deum, ha chiesto che i partecipanti alla COP28 siano «strateghi capaci di considerare il bene comune e il futuro dei loro figli, più che gli interessi a breve termine di alcuni paesi o imprese». (LD 60). Il pontefice ricorda a tutte le persone di fede la nostra responsabilità comune di prenderci cura del creato: «A tutti chiedo di accompagnare questo pellegrinaggio di riconciliazione con il mondo che è la nostra casa e di contribuire a renderlo più bello, perché questo impegno ha a che fare con la nostra dignità personale e con i nostri valori più alti». (LD 69).
Nel Discorso inviato a Dubai, letto dal cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, che è andato a rappresentarlo, papa Francesco ha, tra l’altro, rilanciato la proposta di Paolo VI di stabilire un fondo mondiale per eliminare la fame e per attività lo sviluppo sostenibile dei Paesi più poveri con il denaro che si impiega oggi in armamenti, alla luce di «un nuovo multilateralismo». L’invito ai Paesi, dunque, è quello di uscire dai particolarismi e dai nazionalismi, con il sostegno della Chiesa cattolica.