Intervento Truffelli al Consiglio Ac 24.09.16

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La responsabilità fa crescere

Nessuna assemblea parrocchiale è da fare “perchè si deve”: non è un peso o un vincolo burocratico, ma un’esperienza buona da vivere.

Il problema principale del percorso assembleare non è riempire le caselle con i nomi di responsabili, ma avere un gruppetto di persone che si impegnano a prendersi cura con passione dell’associazione e della comunità. È un’occasione per dare respiro all’Ac e per aiutarla a dirsi il senso di esserci, consapevoli che è proprio l’essere associazione che dà quel “di più” nella Chiesa. L’assemblea serve quindi per dare pienezza a questa consapevolezza, per chiedersi dove siamo, di cosa ha bisogno la gente, cosa serve alla nostra comunità.

Per poterlo fare, come dobbiamo essere? Quali scelte fare?

Prima di tutto, dobbiamo capire (e farlo capire anche agli altri) che non lo facciamo per noi : l’assemblea non si fa per l’Ac, ma per la parrocchia e per la diocesi, per far percepire e per raccontare la bellezza della presenza di laici che hanno a cuore la propria comunità. Non a caso l’itinerario assembleare coincide con l’anno della gioia… Non si fa a prescindere o nonostante le fatiche: si fa per la realtà e per il tempo in cui siamo, per assumerne le difficoltà e le opportunità.

«Occorre indubbiamente leggere con franchezza le difficoltà che tante parrocchie, e dentro di esse l'Azione cattolica, stanno attraversando, senza sottovalutare il  senso di sfiducia che nasce da simili fatiche. Ciò, però, non significa lasciarsi soppraffare dallo scoraggiamento e tanto meno dalla nostalgia dei gloriosi tempi     passati.
Prendere le mosse da uno sguardo attento alla realtà, del resto, significa anche avere il coraggio e l'umiltà di lasciarsi sorprendere dalla realtà, per come essa è.    Anche da quella della nostra Associazione, dei tanti gruppi di ragazzi, giovani e bambini, studenti e lavoratori, che pur se in maniera imperfetta, a volte “scalcinata”, continuano a rappresentare per centinaia di migliaia di persone una straordinaria esperienza di vita buona, di maturazione affettiva e culturale, di crescita nella fede, di amore per la Chiesa e di passione per il Bene Comune. Anche quei piccoli gruppi parrocchiali in cui si ritrovano una decina di persone anziane o in cui rimane solo una manciata di giovanissimi che sembrano sempre in procinto di allontanarsi e lasciare la Chiesa alle loro spalle possono essere e sono luoghi decisivi per la vita di chi ne fa parte, o di chi incrocia la loro strada, a qualsiasi età, in qualunque contesto» (dal libro di Truffelli “Credenti inquieti”, ed AVE 2016, pag. 93)

La difficoltà nell’assumere una responsabilità associativa va risolta nel cammino di formazione di gruppo, che deve aiutare a far crescere il senso di responsabilità in ogni ambito di vita (e se non si aiutano le persone a crescere nella responsabilità, è chiaro che non si troveranno disponibilità ad impegnarsi… formare è aiutare a stare in piedi da soli!).

La responsabilità che ci assumiamo in Ac non toglie nulla alla nostra vita: la rende più bella, piena e ricca e ci insegna ad accompagnare le persone, a stare al loro fianco… anche oltre il triennio di responsabilità istituzionale. Chiedere ad altri di impegnarsi non è delegare incarichi con un trabocchetto: è un’opportunità di vita bella, che va accompagnata, sostenuta e fatta sperimentare per il bene della persona e dell’associazione; questa è la vera corresponsabilità! Da questo punto di vista, le regole hanno un senso: non devono ingabbiare, ma aiutare a fare bene quello che siamo.

Perchè il ricambio nei ruoli è un aiuto per la vita dei responsabili, che negli anni possono logorarsi e sentirne il peso; ed è un aiuto per l’Ac, perché non si sclerotizzi, non resti ferma. Chiamare altri alla responsabilità, rispondere senza accampare scuse ci fa uscire dalle nostre sicurezza, ci fa perdere l’equilibrio per sbilanciarci in avanti.

«Una delle tentazioni più serie che soffocano il fervore e l’audacia è il senso di sconfitta, che ci trasforma in pessimisti scontenti e disincantati dalla faccia scura. Nessuno può intraprendere una battaglia se in anticipo non confida pienamente nel trionfo. Chi comincia senza fiducia ha perso in anticipo metà della battaglia e sotterra i propri talenti. Anche se con la dolorosa consapevolezza delle proprie fragilità, bisogna andare avanti senza darsi per vinti.» (Evangelii Gaudium n. 85)

Non esiste il non essere adatti, io ne sono la dimostrazione vivente… assumersi una responsabilità dà occasioni ulteriori di essere Chiesa e di sperimentarne la bellezza; impariamo a trasmetterla agli altri, altrimenti saremo solo organizzatori di eventi.

(dall’intervento di Matteo Truffelli al Consiglio diocesano Ac, sabato 24 settembre)