Il Vescovo Lauro all’Ac di Trento

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Dopo un primo incontro di Consiglio diocesano, in cui i responsabili diocesani e parrocchiali hanno provato a leggere la realtà del loro territorio parrocchiale alla luce della pandemia e delle mutate condizioni sociali, ecclesiali e culturali, venerdì 18 febbraio il Consiglio diocesano di Ac ha incontrato il Vescovo Lauro. Occasione per il racconto, da parte dei presidenti, delle realtà associative parrocchiali, e per l’ascolto del nostro Pastore, che ha avuto parole di speranza e incoraggiamento per il cammino fatto e per i passi da compiere, a partire dalla domanda “Come l’Ac aiuta a vivere nella parrocchia?”.

L’Ac dentro la comunità

La reazione del Vescovo Lauro al nostro racconto è stata una “confessio laudis” di riconoscimento del valore dell’Ac e occasione di ringraziamento al Signore per il bene che l’associazione opera.
Un bene costruito all’interno delle comunità parrocchiali e realizzato lasciando che l’agenda associativa sia scandita da quella della chiesa locale: vivendo il servizio dove serve e quando serve, con creatività e gioia. Don Lauro ha riconosciuto il valore del gruppo, che assicura forza materiale ma anche legame spirituale nel vivere il proprio donarsi, consapevoli di essere “con qualcuno e di qualcuno”, in sintonia e sostenuti. La pazienza, indicata dai presidenti come frutto che la pandemia ha aiutato a coltivare, è stata ripresa come invito, per ognuno, a rallentare, liberandosi dal male dell’impazienza per trovare, in ogni età della vita, il tempo per l’ascolto e il silenzio.
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Non è passata inosservata al Vescovo la fedeltà alla formazione che i presidenti hanno descritto nella varietà che contraddistingue i nostri gruppi. L’invito è stato quello di insistere: “l’Ac è palestra dove formarsi e forgiare gli strumenti per vivere fino in fondo la fede; da qui nascono i laici che nella loro vita testimoniano la bellezza del vangelo, e non solo nei servizi liturgici!” Non è mancato un pensiero al nostro continuo dichiarare che, in molte realtà, siamo gruppi di anziani. Ci ha ricordato, con il vigore che gli riconosciamo, che essere anziani non è una colpa, è un’età della vita come le altre, con fatiche e possibilità. Non è un valore l’essere eternamente giovani, dato che «c’è un tempo per ogni cosa» [Quoelet]; e l’anziano ha dalla sua la capacità di fare sintesi, impossibile in altre età.
Infine due i compiti che il Vescovo Lauro ci ha affidato: il primo, non stancarci di coltivare relazioni vive, vere, umane, per “non lasciare i campanelli senza impronte digitali”, come condiviso in uno dei racconti dei presidenti. Il secondo, più personale, è l’invito lasciarci “travolgere dall’amore” (dal titolo di alcuni scritti inediti del Cardinal Martini), elaborando ogni giorno la nostra personale confessio fidei, per riconoscere il passaggio di Dio nella nostra vita, per dare sapore e consistenza vera al nostro incontro con Dio. Solo così, ci assicura don Lauro, la nostra vita di fede sarà viva, vitale, capace di dare testimonianza nel quotidiano del Dio di Gesù Cristo, il Dio dal volto umano.

Roberta
(dall’articolo pubblicato su Camminiamo Insieme marzo 2022, rubrica “Vita di Ac”)

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Dalla condivisione dei presidenti parrocchiali sono emersi alcuni aspetti dello stile di Ac e del suo valore per la vita della/nella comunità:
– i servizi in parrocchia (catechesi, animazione delle celebrazioni, del rosario, della Liturgia delle Ore, dell’adorazione eucaristica, nel coro, come ministri straordinari della comunione, come segreteria, nella Caritas);
– l’impegno formativo e per la spiritualità; la formazione continua educa alla fedeltà, alla responsabilità, all’autonomia e alla collaborazione con le altre realtà;
– la testimonianza di fede, il crescere come persone centrate su Gesù, la passione del fare le cose con il cuore
– le relazioni di amicizia, di stima reciproca, di fraternità (una ricchezza umana che è dono per gli altri); il pregare per gli altri;
– l’apertura al territorio, con sguardo attento alle necessità e disponibilità/responsabilità dove è necessario (stile di impegno anche nel sociale a cui l’Ac educa); l’apertura alla comunità parrocchiale, partecipando e animando le iniziative e offrendo la proposta associativa a tutti; l’Ac è poco visibile ma presente in ogni bisogno della comunità;
– l’intergenerazionalità (pur riconoscendo che molti gruppi sono di adultissimi), curata con momenti unitari a livello parrocchiale dove possibile (tenendo viva anche se con difficoltà l’esperienza dell’Acr e dei giovanissimi a Volano e a Rovereto);
– dimensione interparrocchiale e diocesana
– la pandemia ha insegnato ad adattarsi, a coltivare la pazienza, a capire cos’è essenziale.

Il Vescovo Lauro sottolinea alcuni aspetti significativi dell’esperienza associativa, affermando che dal racconto emerge una testimonianza di vita personale e associativa che ha in sé tutti gli elementi tipici dell’Azione cattolica:
• vivere dentro la comunità, legati a filo doppio con la vita della parrocchia. Il valore aggiunto dell’Ac è essere associazione per la Chiesa
• servizio senza etichetta, frutto della formazione, con collaborazione con ogni realtà in ogni ambito ecclesiale
• partecipazione in ogni età e condizione di vita: l’Ac si confronta con i suoi limiti e dinamiche, che sono quelle della Chiesa, esercitando la pazienza e la profezia del rallentare per poter vivere pienamente, per dare qualità e non rimanere prosciugati
• senso di appartenenza, che manca nelle comunità: essere con/di qualcuno, in una rete amicale fraterna e di sostegno, compagni di viaggio nella vicinanza e prossimità
Il Vescovo sottolinea che l’Ac esiste per permettere alle persone di vivere fino in fondo il proprio battesimo; è una palestra per formarsi a avere gli strumenti per vivere la vita di fede, nella testimonianza del Vangelo. A proposito della pandemia: ha lasciato uno strascico, è difficile programmare, ma c’è la capacità di far fronte e riflettere; rischio delle iniziative e celebrazioni online: importante il senso di comunità e la partecipazione attiva.
Riconosce il valore aggiunto della formazione diocesana (vedi corso organizzato con l’Area Cultura della Diocesi), che è un servizio che può continuare; da sfruttare anche le competenze dell’assistente diocesano; significativo che quasi tutti i gruppi usino i sussidi proposti dall’Ac nazionale. Positivo chiedere agli altri cos’è l’Ac, per capire qual è il suo valore visto da fuori.
Termina riprendendo la frase di una presidente sul rischio di avere “campanelli senza impronte digitali”: importante andare verso le persone, nei loro luoghi di vita, uscendo dai nostri luoghi comunitari e curando le relazioni.