Il tema dell’anno associativo

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Tutto quanto aveva per vivere” (Mc 12, 44)

Il coraggio di dare tutto

La raccolta delle offerte nel tempio di Gerusalemme era una specie di spettacolo a cui assistevano molti curiosi richiamati dal rumore. Infatti, al tempo di Gesù non esistevano i soldi di carta ma solo monete di metallo di varie dimensioni e peso, di spessore e di valore diversi, che risuonavano cadendo negli appositi contenitori metallici a forma di grandi imbuti. Immaginate quando certi ricconi gettavano le loro abbondanti offerte, tutti si giravano a guardare compiaciuti delle generose elargizioni. Un bel giorno una povera vedova, giunta con fatica fino al tempio, getta due spiccioli, quasi nulla, – un’offerta diremmo oggi “insonorizzata” – e nessuno la nota; ma Gesù sì! Egli vede tutto e sente un rumore più vero e più profondo: quello di chi sta dando tutto, tutto quello che ha, tutto il necessario per la vita. Appare subito la prospettiva di Gesù: quella donna ha dato più di tutti! “Ma se non ha messo quasi niente!”: ci verrebbe voglia di dire. Ma la logica di Gesù è diversa; non è quella umana che bada solo all’esteriorità, all’apparire; per Gesù non vale tanto la quantità – il superfluo -, ma la qualità, come ci richiama spesso Papa Francesco.

Negli Orientamenti per il Triennio 2017-2020 dell’AC è scritto: «Nell’icona biblica che accompagna questo primo anno del triennio (Mc 12, 38-44), Gesù prende a modello una vedova, il cui cuore è abitato da una fede profonda e radicale in Dio. Questa donna al tempio non dà, come gli altri le molte monete che avevano, ma le due monetine; getta nel tesoro del tempio tutto quello che aveva per vivere, “tutta la sua vita”; si spoglia di ciò che le era necessario. È l’immagine dell’amore che sa rinunciare a ciò che è necessario, ed essere così una vera discepola di Gesù». 

Anche il Signore ci ha dato tutto il suo amore, la sua grazia, il suo Spirito; egli si è impegnato con noi e attende la nostra risposta, generosa e fedele. A ciascuno di noi è chiesto di non essere tirchio, ma come lui di offrire con larghezza il nostro tempo, le capacità, i doni, la simpatia a tutti quelli che incontriamo nella vita, cominciando dalla famiglia, dalla gente di casa, dai compagni di scuola e di lavoro, dagli amici del gruppo di AC. A volte ci sembra di avere poco o nulla e ci accorgiamo dei doni e delle cose che abbiamo solo se cominciamo a condividerli, a donarli, a metterli a disposizione degli altri.

Un fatto analogo a quello narrato dal Vangelo era accaduto con un’altra povera vedova, qualche secolo prima, ottocento anni prima di Gesù, ai tempi di un profeta che si chiamava Elia (1Re 17, 10-16), quando era scoppiata una grave carestia e i poveri, come sempre erano i primi ad esserne vittime. La povera donna aveva deciso di fare un ultimo pane con il pugno di farina e il goccio d’olio che le erano rimasti. Ma ecco che si presenta questo uomo di Dio, il profeta, di cui lei aveva grande rispetto, che le chiede, in nome di Dio, un po’ d’acqua e di condividere con lei quel pane. La vedova si fida della parola di Elia e condivide i pochi resti; ed ecco il miracolo: l’olio e la farina non si consumano e anzi saranno sufficienti per tutto il tempo della siccità. Saranno a disposizione per lei, per il ragazzo e per Elia per poter sopravvivere. Ha dato quel poco che aveva a Dio e Dio lo ha moltiplicato: la farina nella giara e l’olio nell’orcio non sono mai calati.

Che cosa insegna a noi oggi questa Parola di Dio? Ci insegna a guardare ancora una volta all’unico che ha messo in pratica la Parola di Dio fino in fondo: Gesù! Il nostro modello ancora una volta è Cristo che dona tutto, tutto quello che è, tutto quello che ha! L’autore della lettera ai Cristiani di origine ebraica (Eb 9, 24-28) ce lo presenta come un vero sacerdote che sulla croce si è offerto in sacrificio per la salvezza di tutta l’umanità. Lui non si è risparmiato ma si è impegnato fino in fondo per liberarci dal male e dal peccato che ci rende schiavi e poveri. «Gesù di Nazareth – scrive il nostro Vescovo Lauro nella Lettera alla Comunità La vita è bella – è la luce che si offre agli altri non con l’invadenza della propria fiamma. Non è il modello dell’“uomo che non deve chiedere mai”, come recitava una vecchia pubblicità, bensì dell’uomo che non può vivere senza chiedere agli altri. Il Dio cristiano non s’impone… Il Crocifisso rivela invece l’affidabilità di Dio che ama sempre ogni uomo, senza chiedergli nulla in cambio, perché egli rimane sempre fedele al suo amore. Ecco la “rivelazione”: Dio ama sempre senza condizioni. Di questa verità ogni comunità credente dovrebbe essere testimone diretta».

Anche oggi il Signore si dà tutto a noi come un amico vero, che non tradisce. Ci chiede di fidarci di lui, perché egli condivide tutto con noi, la sua vita, il suo Spirito. Come quella donna, Gesù vuole condividere con te il suo pane: ecco la vera comunione tra noi e con lui. L’Eucaristia di ogni giorno, di ogni Domenica, è condivisione, è comunione con lui e tra noi. Il dono dello Spirito Santo non è mio e tuo, ma è nostro; il Vangelo è nostro, Dio è nostro Padre, la Chiesa è la nostra famiglia e comunità: è questa la nostra bella esperienza, la nostra bella storia in AC da 150 anni!

Nella vita è bello avere sempre il coraggio di dare tutto, di dare il meglio di noi stessi a Dio, alla Chiesa, alla società, al mondo per costruire insieme qualcosa di grande, di bello, di importante nella scuola, nel lavoro, nella famiglia, nel gruppo di AC, con gli amici. È questo «il sacrificio per la “casa comune”, la condivisione – nello stile della vedova del Vangelo – della ricchezza dell’intergenerazionalità e della popolarità, quale esperienza bella dell’essere Chiesa sui passi del Maestro» (Orientamenti AC).

Questa è la nostra identità cristiana, ricevuta nel Battesimo, che il dono dello Spirito Santo garantisce e rinnova per tutti noi ogni giorno. Ricordiamo che il Signore ci osserva, ci guarda come quel giorno nel tempio! Lui solo vede nel nostro cuore e accoglie in questo anno pastorale il nostro desiderio di dare tutto e di ridire volentieri ogni giorno anche il nostro piccolo grazie per i suoi grandi doni.

don Giulio