Dall’articolo pubblicato su Camminiamo insieme novembre 2021 (pagina 4-5, rubrica “Nella Chiesa”)
Nelle settimane scorse alcune parrocchie trentine sono state interessate dall’avvicendamento dei propri parroci: c’è chi partiva e c’è chi arrivava. Inoltre sappiamo che tutte le parrocchie sono state invitate dal nostro Arcivescovo Lauro a rinnovare i Consigli Pastorali e i Comitati Parrocchiali nell’ultima domenica di novembre e questo importante organismo per la vita pastorale ha, come suo presidente, proprio il Parroco. Perciò sorge spontaneo chiedersi chi sia il Parroco.
La domanda è pertinente in riferimento al modello di Chiesa che è maturato ed è stato proposto a tutti i cristiani dal Concilio Vaticano II (1962-65) in un clima di mutazioni sociali, culturali e politiche. Quattro sono le parole che nella costituzione sulla Chiesa Lumen gentium (1964) propongono un percorso di riflessione sull’identità e sulla prassi della Chiesa nel mondo contemporaneo: popolo di Dio, comunione, sacramento universale di salvezza e missione.
Il modello di Chiesa elaborato dal Vaticano II esige un nuovo tipo di guida pastorale della comunità cristiana, un nuovo modello di Parroco, che deve raccogliere la sfida che viene lanciata da una nuova società che non è più cristiana. È improponibile, ma soprattutto sarebbe un tradimento della missione dell’annuncio del Vangelo, affidata da Cristo ai suoi, riproporre oggi semplicemente e irresponsabilmente un modello di presbitero/pastore semplicemente ereditato dalla pur significativa tradizione della storia della Chiesa (mi riferisco al ministero ordinato formalizzato al Concilio di Trento, centrato solo sulla funzione sacerdotale, che lasciava in ombra le dimensioni profetica e regale, come è accaduto dal Medioevo fino al XX secolo). Oggi purtroppo osservo che l’interpretazione sacrale dell’identità del presbitero o si irrigidisce in una riduzione anacronistica a colui che amministra i sacramenti o si deforma in una contraffazione come una specie di “santone”, spesso contrapposto agli autentici pastori del popolo di Dio (Papa e Vescovi). Oppure, in opposizione a questa comprensione solo sacrale del ministero ordinato, lo si riduce o a protagonista sociale o a consigliere psicologico, come denunciò Papa Benedetto XVI.
Ritengo che la Chiesa abbia bisogno oggi, come scrisse il teologo P. Tillich, di “una leadership esercitata da persone più forti, più dinamiche e coraggiose… a cui fa da contrappeso una profonda spiritualità… Oggi una tale leadership è rara”. Infine, oggi riscontro l’appannamento dei ruoli istituzionali-direttivi e l’esaltazione di figure “carismatiche” (vedi i leader dei movimenti ecclesiali), con il rischio che il ruolo di presidenza sia relegato solo all’azione sacramentale.
Il Parroco è anzitutto un uomo “ordinato” ad essere immagine e strumento di Gesù Cristo Pastore, invisibilmente ma veramente e personalmente presente nella Chiesa. Questo significa che il primo compito del Parroco è quello di annunciare la Parola di Dio, di guidare con mitezza e fermezza le comunità cristiane che gli sono state affidate e di celebrare nella liturgia Dio Padre, che sempre per mezzo di Gesù Cristo nello Spirito Santo ci redime dai nostri peccati e ci santifica, rendendoci partecipi della sua vita divina.
Un Parroco (e con lui gli altri preti presenti nella comunità) è membro della comunità e insieme sta davanti alla comunità cristiana, come segno che rimanda e rende presente Gesù, nel suo donarsi infinito d’amore, fino al sacrificio della croce (cfr. Fil 2). Momento intenso e del tutto particolare in cui il sacerdote realizza questo suo servizio a Gesù, nostro Salvatore, è l’Eucaristia: in essa Cristo si rende presente a noi personalmente e attualmente nel segno della Parola e del Pane consacrato grazie al servizio del sacerdote.
Il Parroco con i confratelli collaboratori (gli altri preti) esercita il ministero della riconciliazione e della pace nel sacramento della penitenza. In questi ultimi trent’anni abbiamo modificato i criteri di giudizio per la nostra coscienza, ma senza il perdono di Dio non avremo mai pace. Ogni sacerdote, come servo del perdono di Dio, dovrebbe essere sempre a disposizione di chiunque vuole riconciliarsi con Dio e con i fratelli.
Infine il Parroco è segno e strumento di Gesù, buon Pastore, che guida il suo popolo. Il Parroco allora raccoglie la famiglia di Dio come una fraternità, animata dalla carità che ha quelle caratteristiche che l’apostolo san Paolo ha elencato anche nella 1Cor 13 e che sono le virtù del cuore di Gesù.
Il Parroco presiede la comunità cristiana per valorizzare i carismi di ciascuno e per aiutare a realizzare e a vivere i molteplici ministeri laicali che servono a costruire la parrocchia. Egli cerca, come fa il maestro dell’orchestra, di far suonare al meglio ogni strumentista perché la vita comunitaria sia una bellissima sinfonia a gloria di Dio e volta al bene anche di coloro che non frequentano la parrocchia… e non sia invece una dissonanza di suoni stridenti.
Perciò ogni giorno preghiamo per tutti i sacerdoti e voglia Dio che non manchino giovani alla nostra Chiesa trentina che si consacrino totalmente a Gesù Cristo in questo ministero indispensabile per la vita delle nostre parrocchie.
don Giampaolo