dall’articolo di don Giampaolo Tomasi pubblicato su Camminiamo Insieme aprile 2022
Nella fede cristiana l’affermazione centrale riguarda Gesù di Nazaret: egli – crocifisso dagli uomini – è stato risuscitato da Dio Padre (afferma Pietro a Pentecoste in At 1,22-24), perché Egli sia la speranza del mondo.
Questa affermazione risuona spesse volte e in diversi ambiti nel tempo pasquale, accompagnata da una seconda affermazione: “di Gesù risorto – speranza del mondo – sono testimoni i cristiani e le comunità cristiane”… fin dalla prima generazione cristiana, come ci testimonia l’apostolo Paolo in una sua lettera: «Vi proclamo, fratelli, il Vangelo che vi ho annunciato e che voi avete ricevuto, nel quale restate saldi e dal quale siete salvati, se lo mantenete come ve l’ho annunciato. A meno che non abbiate creduto invano! A voi infatti ho trasmesso, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto, cioè che Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture e che fu sepolto; e che è risorto il terzo giorno secondo le Scritture e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici. In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto» (1Cor 15,1-8).
Il percorso sinodale che abbiamo iniziato vuole che rileggiamo in un’ottica di fede, che è quella espressa nel testo che ho citato di Paolo, la situazione ecclesiale italiana e orientare il cammino futuro delle nostre parrocchie e dei gruppi di Azione cattolica, secondo le tre parole “chiave”: comunione, partecipazione e missione.
La Chiesa italiana dal post-concilio ad oggi, attraverso gli Orientamenti pastorali decennali proposti dai nostri vescovi con declinazioni diverse, ci ha proposto un unico e decisivo impegno: quello dell’evangelizzazione in Italia. La Chiesa infatti vuole unicamente mostrare l’alta vocazione dell’uomo chiamato alla comunione con Dio e servire questo uomo che, mentre va fiero delle sue conquiste, può dimenticare la grandezza a cui è chiamato, soggiacendo a desideri che lo abbrutiscono, manifestandone la parte malvagia e violenta.
La Chiesa serve l’uomo indicando in Gesù Cristo e nel suo Vangelo la via maestra per realizzare integralmente la persona umana, come insegna il Concilio Vaticano II: «Cristo, che è il nuovo Adamo, proprio rivelando il mistero del Padre e del suo amore, svela anche pienamente l’uomo a se stesso e gli manifesta la sua altissima vocazione. Nessuna meraviglia, quindi, che tutte le verità su esposte in lui trovino la loro sorgente e tocchino il loro vertice. Egli è “l’immagine dell’invisibile Iddio” (Col 1,15), è l’uomo perfetto che ha restituito ai figli di Adamo la somiglianza con Dio, resa deforme già subito agli inizi a causa del peccato. Poiché in lui la natura umana è stata assunta, senza per questo venire annientata, per ciò stesso essa è stata anche in noi innalzata a una dignità sublime. Con l’incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo ad ogni uomo» (GS 22).
Lo sappiamo tutti, il Vangelo è presente in Italia ininterrottamente da 2000 anni, ma oggi richiede di essere annunciato in modo nuovo ad una società italiana complessa e sfuggente, che in larghi strati della popolazione non vuole più essere interpellata dal Dio di Gesù Cristo. Il tempo pasquale ci vuole proporre l’annuncio del Vangelo nella prospettiva della speranza che scaturisce da Gesù crocifisso e risorto.
Già il concilio Vaticano II aveva affermato: «si può pensare che il futuro dell’umanità sia deposto nelle mani di coloro che sono capaci di trasmettere alle generazioni di domani ragioni di vita e di speranza» (GS 31). Sì, la sfida per i soci di Azione cattolica è di offrire speranze credibili e degne dell’uomo, perché solo speranze simili ci aiutano a portare il peso della vita e delle fatiche quotidiane, l’ora pesante e tragica della guerra vicina a noi, e ci aiutano a fugare i fantasmi che spesso ci assalgono e specialmente la delusione che può portare o all’accidia o alla rabbia che si fa violenza.
Allora con l’apostolo Paolo affermiamo «Cristo in noi, speranza della gloria» (Col 1,27), cioè egli ci dona la speranza di una vita bella e felice. Tuttavia la convinzione interiore non basta: bisogna essere capaci di tradurla in un’esistenza concreta. Bisogna che la speranza cristiana s’intrecci con tutto il complesso della vita quotidiana e riesca a riempirla di senso. Sì, la speranza intride la vita affettiva nelle sue molteplici forme di relazione, l’impegno del lavoro e la festa, l’esperienza della fragilità e del limite che tanto ci fanno soffrire, l’appartenenza alla città degli uomini e le nostre responsabilità civili e politiche e infine il dovere di trasmettere alle nuove generazioni l’insieme dei valori che hanno fatto grande la nostra civiltà cristiana.
Gesù risorto è la speranza del mondo! Gesù risorto è la bellezza di Dio che vuole trasfigurare i nostri limiti. I soci di Azione cattolica da sempre hanno cercato di esprimere in molteplici forme la speranza cristiana, la luce trascendente che piove dall’alto su di noi e la vita eterna che ci comunica Gesù risorto. Attingiamo a piene mani forza creativa, armonia di voci e intensità spirituale dall’annuncio del Vangelo di Gesù risorto per il nostro mondo deluso, smarrito e impaurito.
don Giampaolo