Rosemary Goldie è stata la prima laica ad entrare nella curia romana: all’alba degli anni cinquanta quando donne e alti vertici della chiesa non erano certamente un binomio pensabile. Ha partecipato come uditrice al Concilio, ha lavorato fin dal 1951 nelle organizzazioni che hanno promosso la vita dei laici all’interno della Chiesa. Ha lavorato nel Palazzo San Calisto, proprietà extraterritoriale del Vaticano che guarda sulla Basilica di Santa Maria in Trastevere.
Il libro si divide in cinque parti. Laici in un mondo che diventa uno”.
Ne esce uno spaccato di Chiesa laicale che, già molto prima del Concilio, ha coscienza di sé, delle sue responsabilità all’interno della Chiesa allora vista spesso solo come “cosa da preti”. Il passaggio del Primo Congresso mondiale per l’apostolato è forse la pietra migliare che, nel 1951, permatte una organizzazione di pensiero in merito alla corresponsabilità laicale all’interno della Chiesa.
“Finalmente Vaticano II” è il secondo capitolo. E’ descritto più dal punto di vista di una laica che ha vissuto questo momento unico e irripetibile nella storia della Chiesa, le emozioni, la sensazione di essere proprio dentro un grande vento di cambiamento.
Il Concilio ha dato nuovo slancio alla vita laicale. Ecco allora il terzo capitolo del libro “I laici nella Chiesa post conciliare”. Il primo impatto, a leggere Rosemary, sembra essere stato traumatico per i laici nell’immediato dopo Concilio. La corresponsabilità è diventata l’alibi per occuparsi di tutto per sentirsi responsabili di ogni cosa. Oltre alla disputa tutta teologica della definizione negativa del laico è “non è un consacrato”. Ma lo Spirito che sa scrivere anche sulle trame illeggibili soffia abbondantemente. E proprio dal popolo laico emergono nuove forme di aggregazione, di movimento, emergono anche i segnali forti di ecumenismo tra laici di diverse professioni. In questo fermento si vanno strutturando anche gli “uffici” deputati a gestire, organizzare, coordinare la vita laicale del mondo intero.
E’ il quarto capitolo “i laici, continente per continente” che fotografa proprio questa dimensione planetaria. Dall’Asia all’Africa, passando per le Americhe arrivando all’Europa. Ovunque il risvegli laicale è forte e significativo. In ogni luogo secondo le dinamiche proprie legate alla cultura e alle problematiche intrinseche nella storia di ogni paese.
Parliamo di donne! È il titolo del quinto capitolo. Ebbene si, la disputa sulla presenza femminile all’interno della vita della Chiesa viene da lontano. Rosemary che l’ha sperimentata su di sé oltre ad averla seguita dalla sua “Finestra romana” ne traccia, in questo capitolo, i momenti salienti. Certamente il dibattito sull’ordinazione delle donne ne è il fulcro. Il fulcro certamente sofferto causa di divisioni e fatiche. Per ora si rimane così rimandando direttamente a Gesù, nella sua scelta di non coinvolgere donne tra i dodici, una scelta organizzativa che, nella sua capacità di andare oltre gli schemi e le tradizioni, avrebbe potuto abbattere come ha fatto con altre barriere culturali dell’epoca.
a abbondantemente. E proprio dal popolo laico emergono nuove forme di aggregazione, di movimento, emergono anche i segnali forti di ecumenismo tra laici di diverse professioni. In questo fermento si vanno strutturando anche gli “uffici” deputati a gestire, organizzare, coordinare la vita laicale del mondo intero.
E’ il quarto capitolo “i laici, continente per continente” che fotografa proprio questa dimensione planetaria. Dall’Asia all’Africa, passando per le Americhe arrivando all’Europa. Ovunque il risvegli laicale è forte e significativo. In ogni luogo secondo le dinamiche proprie legate alla cultura e alle problematiche intrinseche nella storia di ogni paese.
Parliamo di donne! È il titolo del quinto capitolo. Ebbene si, la disputa sulla presenza femminile all’interno della vita della Chiesa viene da lontano. Rosemary che l’ha sperimentata su di sé oltre ad averla seguita dalla sua “Finestra romana” ne traccia, in questo capitolo, i momenti salienti. Certamente il dibattito sull’ordinazione delle donne ne è il fulcro. Il fulcro certamente sofferto causa di divisioni e fatiche. Per ora si rimane così rimandando direttamente a Gesù, nella sua scelta di non coinvolgere donne tra i dodici, una scelta organizzativa che, nella sua capacità di andare oltre gli schemi e le tradizioni, avrebbe potuto abbattere come ha fatto con altre barriere culturali dell’epoca.