Cosa c’è tra noi? Il bene che ci unisce

Il titolo preannuncia un ampio e impegnativo sguardo, che gli autori provano a delimitare fermandosi su alcuni macrotemi che raccontano “il bene” che, nell’oggi dell’umanità, può fare da collante rispetto a ciò che invece è solvente e disgrega le relazioni, la politica, l’ecologia. La lettura richiederebbe una rilettura ma condivido alcune prime sollecitazioni che per affinità o per novità, ho salvato. La relazione con l’altro, vissuta consapevolmente, elemento costitutivo del nostro essere umani, passa attraverso la comunicazione. Il bene che ci unisce è la parola, sono il dialogo, il confronto. Perché questo elemento continui ad essere costitutivo per l’essere umano va salvaguardato in particolare dal rischio di coltivarlo (realmente o virtualmente) nella cerchia di chi pratica il pensiero unico. D’altra parte definire i valori di riferimento è un passaggio fondante per una comunità, una famiglia, l’individuo: l’invito è continuare a farlo a partire dall’esercizio ad argomentare (e non imporre) per trovare, nel confronto, idee e soluzioni nuove. Altro elemento di “bene” è la città: luogo della nostra vita quotidiana; di più, luogo dove realizziamo la nostra esistenza. Dove le relazioni umane che abbiamo costruito nel tempo sono trama del nostro benessere. La città quindi è un bene che non può essere dato per scontato ma deve essere abitata e vissuta come luogo che ci appartiene, dove possiamo fare esperienza di bene comune. In essa istituzione, cittadini, realtà intermedie sono chiamate a cooperare per ridurre la paura sociale, culturale, politica e promuovere il valore di ogni essere umano. Infine il creato, il bene che ricolloca nella posizione di creatura l’umano, l’animale, il vegetale; la realtà animata e quella inanimata. Non può più esistere un mondo solo a misura di uomo: è necessario pensare una ecologia integrale. È davanti ai nostri occhi l’interconnessione tra i sistemi naturali e quelli sociali. Davanti a questi complessi temi mi pare che gli autori invitino a potenziare l’ecologia della mente, una disciplina che può diventare collante tra uomo e natura, ambiente e società. Ad essa il compito di ridare all’umanità il senso della responsabilità per la sua conservazione, non solo per la nostra sopravvivenza ma anche per il futuro della vita sul pianeta.