Anche noi, come i Pastori della notte di Betlemme, dopo 2000 anni, nella Notte di Natale riascoltiamo ancora una volta, con sorpresa e con gioia, un annuncio: «Oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore!».
La tradizione della celebrazione liturgica di Natale detta “Messa di Mezzanotte” (che quest’anno pone qualche problema di orario, ma non di fede) chiaramente fa riferimento al Vangelo di Luca (2, 8): «C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge»; ma anche ad un passo dell’Antico Testamento assai misterioso (Sap 18, 14-15), nonostante il “taglio” operato dall’interpretazione e dalla lettura liturgica, che dice: «Mentre un profondo silenzio avvolgeva tutte le cose, e la notte era a metà del suo corso, la tua parola onnipotente dal cielo, dal tuo trono regale, guerriero implacabile, si lanciò in mezzo a quella terra di sterminio, portando, come spada affilata, il tuo ordine inesorabile. Fermatasi, riempì tutto di morte; toccava il cielo e camminava sulla terra…». Il Messale, però, anche quello “nuovo”, non parla di Messa di Mezzanotte, ma solo di Messa della Notte di Natale, accanto a quella della Vigilia, dell’Aurora e del Giorno.
Ci ritroviamo insieme in questa notte per contemplare colui che è la luce che illumina ogni uomo (cfr Gv 1); quella luce che già il profeta Isaia aveva annunciato (9,1): «Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse». Quella luce è testimoniata anche dal Vangelo di Luca: «Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce». Anche noi guardiamo a Gesù nel presepe e come Maria e Giuseppe, come i pastori ci domandiamo: Chi è?
Di fronte a tanti che oggi attendono un Salvatore, che hanno bisogno di salvezza, non possiamo rimanere solo spettatori; il presepio ci invita a entrare in quella logica, in quella dimensione che è l’Incarnazione del Figlio di Dio, che entra nel mondo e nella storia degli uomini per dare a tutti pienezza di vita. Egli viene per aprire i nostri occhi oscurati dal buio, alla pienezza della verità nella sua luce.
Ma non basta allora contemplare il presepio dall’esterno; occorre entrare in quella grotta. Come Maria e Giuseppe, come i Pastori di Betlemme è necessario diventare protagonisti di questa storia grande e vera: la storia della nostra salvezza. Ecco cosa è Natale anche per noi: non solo guardare Gesù, ma vedere il mondo e gli altri con lo sguardo d’amore di Dio Padre e del suo Figlio fatto uomo. Vedere il mondo dalla prospettiva giusta, quella di Dio, quella del Figlio di Dio fatto uomo che, appena aperti gli occhi, vide il mondo da quella grotta, in quel contesto di povertà, di semplicità e di amore.
Noi possiamo guardare il mondo e gli altri, la vita e la storia, con il cuore di Maria e di Giuseppe, illuminato dalla Parola di Dio, dall’ascolto, dal silenzio, che “vede” e accoglie con amore quel dono straordinario, quella presenza inattesa e divina, ancora incomprensibile, ma accolta con fede e disponibilità. Noi possiamo contemplare con lo sguardo capace di vedere “dentro”, di vedere col cuore, come i Pastori, e riconoscere la vera luce di quella Notte Santa. Noi possiamo scrutare con la mente e l’occhio sapiente dei Magi, in grado di scorgere l’autentico splendore di quella vera stella, in quel Neonato.
In questa Santa Notte lo sguardo di Gesù, che è quello di Dio, si posa su di noi, su ogni uomo e ogni donna di questo mondo. Egli ci chiede di saper cogliere e testimoniare anche oggi la presenza, la manifestazione di Dio per noi. Anche noi oggi e sempre siamo chiamati a guardare l’umanità sofferente con il cuore di Dio che per noi, per ciascuno di noi, si è fatto uomo, nostro Salvatore e Redentore, perché anche noi diventiamo come Dio, figli di Dio.
Scriveva Papa Benedetto XVI nella lettera Porta fidei per l’Anno della Fede: «Racconta san Luca che Paolo, mentre si trovava a Filippi, andò di sabato per annunciare il Vangelo ad alcune donne; tra esse vi era Lidia e il “Signore le aprì il cuore per aderire alle parole di Paolo” (At 16,14). Il senso racchiuso nell’espressione è importante. San Luca insegna che la conoscenza dei contenuti da credere non è sufficiente se poi il cuore, autentico sacrario della persona, non è aperto dalla grazia che consente di avere occhi per guardare in profondità e comprendere che quanto è stato annunciato è la Parola di Dio». Il Natale ci dice che se ci apriamo ad accogliere il Signore e il suo Vangelo di pace, di giustizia e di amore, egli stesso allora apre il nostro cuore e i nostri occhi con la forza e il coraggio della fede.
A lui, al Bambino di Betlemme, diamo gloria in questa Notte Santa, perché apra anche i nostri occhi e il nostro cuore a riconoscere la sua presenza e perché scenda ancora su di noi e sul mondo intero il dono della sua pace, della sua luce, del suo amore, per noi e per tutti, nella certezza che egli ci vede e ci guarda ancora e sempre con uno sguardo d’amore.
Non possiamo darci la mano per gli auguri, darci la pace nella Messa; diamoci uno sguardo di pace!
Buon Natale, Santo Natale, a tutti voi.
Ringraziando per la generosa e luminosa risposta alla richiesta di condividere qualche segno del Natale, ecco
I biglietti di auguri che i ragazzi dell’Acr hanno mandato ai nonni della loro Casa di Riposo