Chiamati alla santità

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Proposta di riflessione dell’assistente diocesano don Giulio Viviani al Convegno diocesano per responsabili parrocchiali e diocesani

Montagnaga di Pinè, sabato 5 maggio 2018

Chiamati alla santità

Spunti di riflessione per iniziare:

  • Questo luogo semplice e feriale di Pinè richiama la nostra identità di cristiani
  • Questo luogo ci parla della semplicità e della ferialità della vita di Maria
  • Questo luogo ci parla della semplicità e della ferialità del Dio fatto uomo
  • Questo giorno ci ricorda che non sempre è Natale o Pasqua
  • Questo giorno ci ricorda i 30 anni di Gesù a Nazareth
  • Questo giorno ci ricorda la nostra vocazione in AC: realtà feriale e quotidiana
  • Questo convegno è richiamo al nostro essere luce che diffonde luminosità
  • Questo convegno è richiamo al nostro essere sale che dà sapore
  • Questo convegno è richiamo al nostro essere lievito che fermenta la massa
  • Questa riflessione è una provocazione a quanto è specifico, nostro di AC
  • Questa riflessione è un invito a riconoscere il nostro “poco” di AC
  • Questa riflessione è una riscoperta di quanto è nascosto ed evidente in AC.

 

Spunti dalla Parola di Dio:

L’antico invito del libro del Levitico (11, 44) a essere Santi come il Signore è Santo nella proposta di Gesù sembra addirittura “peggiorare”, ampliare ulteriormente la richiesta, arrivando a chiederci di essere perfetti (Mt 5, 48). Capiamo l’invito ad essere santi: quasi uno stereotipo che rivela un pio desiderio di bontà, di preghiera filiale; ma addirittura perfetti ci sembra troppo. Qui allora ci viene in soccorso il metodo di leggere la Sacra Scrittura nel suo insieme confrontando i diversi testi.

Se dall’Antico Testamento giunge fino a noi l’invito ad essere Santi come Dio, come il Signore, ci domandiamo chi è Dio e in cosa consiste la sua santità. Tra l’altro notiamo che di Dio si dice che è il solo Santo, il “Tre volte Santo”, ma non che è sacro! La sacralità è qualcosa di esterno a Dio. La sua santità si rivela nella sua grandezza ma anche nella sua costante e fedele attenzione al suo popolo. Gesù ci chiede di essere perfetti come il Padre. Badiamo bene non dice perfetti come Dio, ma come il Padre e già questo ci fa sentire meglio. Sono chiamato ad essere perfetto come un padre che ama i suoi figli, la sua famiglia; che lavora per loro, che spende la sua vita per loro. Secondo la bella prospettiva del salmo (102, 13), che ci descrive Dio dicendo: “Come è tenero un padre verso i figli, così il Signore è tenero verso quelli che lo temono”. Un timore, che non è paura, ma la giusta considerazione verso chi è più santo di noi, più grande di noi, verso chi ha una responsabilità anche nei nostri confronti, verso chi ci ha dato la vita e il suo affetto, gratuitamente senza nostri meriti.

Ci viene, inoltre, in soccorso il passo parallelo dell’evangelista Luca che “traduce” ancor meglio la santità di Dio non in una perfezione che sembra inaccessibile ma con le parole: “Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso” (Lc 6, 36). Ecco chiarita quel è la santità, la perfezione di Dio: la sua misericordia, il suo amore. “Dio è amore” (1Gv 4, 8); e noi siamo chiamati ad essere come lui, capaci di amare, perdonare, servire, accogliere, comprendere gli altri, il nostro prossimo, fino ad avere il coraggio e la capacità di salutare i pagani (oggi potremo dire gli immigrati, gli extra comunitari, ecc.), di pregare per chi ci perseguita e di amare i nemici.

L’invito più bello di Matteo (5-7) in queste pagine di Vangelo del discorso della Montagna è quello di essere autentici figli del Padre: “Siate figli del Padre vostro che è nei cieli”. Come a dire: portate sulla terra un po’ di quella santità, di quell’amore, di quella perfezione, di quell’armonia che regna sovrana in Dio, nel suo cielo. Siamo santi perché Dio vuole che noi lo siamo; siamo santi perché Dio abita in noi nel dono del suo Spirito Santo; siamo santi perché siamo di Dio e non del mondo.

L’invito che risuona oggi è quello di essere autentici, di non fingere nella nostra adesione a Cristo e al suo Vangelo! Il rischio nostro è quello corso dal profeta Samuele che guardava all’esterno, all’esteriorità nella scelta del nuovo re d’Israele. E Dio perentorio gli dice: “L’uomo vede l’apparenza, ma il Signore vede il cuore” (1Sam 16, 7). Quante volte nelle nostre famiglie siamo stati smascherati dal più piccolo di casa; lì non si può fingere. Tra le mura domestiche viene fuori, emerge subito la nostra vera “santità”, non possiamo imbrogliare! Tanto più siamo autorevoli come cristiani, come testimoni, come educatori, quanto più la nostra identità è chiara, precisa, autentica, non di facciata. Sono santo perché ci credo, perché Dio mi rende tale, perché anche io sono figlio di Dio, perché anche io sono di Cristo.

Nell’Incarnazione, il Dio Santo si è “sporcato”, contaminandosi per sempre con la nostra povera umanità. Rimanere santi, puri è un ideale grande, ma ha bisogno di concretezza. Ce lo ricorda San Paolo nell’inno della lettera agli Efesini: siamo chiamati ad essere santi e immacolati non nell’astrattezza o in un malinteso e pericoloso (se non psicotico) perfezionismo, ma nella carità (cfr Ef 1, 4)! La santità avvicina a Dio e ai fratelli; la sacralità rischia di isolarci da Dio e dal prossimo. Maria ci insegna la disponibilità al disegno di Dio, perché lo Spirito Santo scenda anche su di noi, come su di lei per un progetto d’amore (Lc 1, 26-38). Non temere, cristiano, hai Maria dalla tua parte: lei ha sperimentato la grazia, la santità e la gratuità di Dio fin dalla sua concezione; tu, nato invece peccatore, non temere di dire, anche tu, il tuo “sì”; la grazia di Dio farà il resto per renderti santo.

Spunti dal capitolo V della Costituzione dogmatica sulla Chiesa del Concilio Vaticano II Lumen Gentium
sulla “Universale chiamata alla santità nella Chiesa”
:

  • Cristo, Figlio di Dio, il quale col Padre e lo Spirito è proclamato «il solo Santo», amò la Chiesa come sua sposa e diede se stesso per essa, al fine di santificarla (cfr. Ef 5, 25-26), l’ha unita a sé come suo corpo e l’ha riempita col dono dello Spirito Santo, per la gloria di Dio. Perciò tutti nella Chiesa, sia che appartengano alla gerarchia, sia che siano retti da essa, sono chiamati alla santità. (39)

  • I seguaci di Cristo, chiamati da Dio, non a titolo delle loro opere, ma a titolo del suo disegno e della grazia, giustificati in Gesù nostro Signore, nel battesimo della fede sono stati fatti veramente figli di Dio e compartecipi della natura divina, e perciò realmente santi. Essi quindi devono, con l’aiuto di Dio, mantenere e perfezionare con la loro vita la santità che hanno ricevuto. È dunque evidente per tutti, che tutti coloro che credono nel Cristo di qualsiasi stato o rango, sono chiamati alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità e che tale santità promuove nella stessa società terrena un tenore di vita più umano. (40)

  • Nei vari generi di vita e nei vari compiti una unica santità è coltivata da quanti sono mossi dallo Spirito di Dio e, obbedienti alla voce del Padre e adorando in spirito e verità Dio Padre, camminano al seguito del Cristo povero, umile e carico della croce, per meritare di essere partecipi della sua gloria. Ognuno secondo i propri doni e uffici deve senza indugi avanzare per la via della fede viva, la quale accende la speranza e opera per mezzo della carità… Tutti quelli che credono in Cristo saranno quindi ogni giorno più santificati nelle condizioni, nei doveri o circostanze che sono quelle della loro vita, e per mezzo di tutte queste cose, se le ricevono con fede dalla mano del Padre celeste e cooperano con la volontà divina, manifestando a tutti, nello stesso servizio temporale, la carità con la quale Dio ha amato il mondo. (41)

  • Dio ha diffuso il suo amore nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo, che ci fu dato (cfr. Rm 5, 5); perciò il dono primo e più necessario è la carità, con la quale amiamo Dio sopra ogni cosa e il prossimo per amore di lui. Ma perché la carità, come buon seme, cresca e nidifichi, ogni fedele deve ascoltare volentieri la parola di Dio e con l’aiuto della sua grazia compiere con le opere la sua volontà, partecipare frequentemente ai sacramenti, soprattutto all’eucaristia, e alle azioni liturgiche; applicarsi costantemente alla preghiera, all’abnegazione di se stesso, all’attivo servizio dei fratelli e all’esercizio di tutte le virtù. La carità infatti, quale vincolo della perfezione e compimento della legge (cfr. Col 3, 14; Rm 13,10), regola tutti i mezzi di santificazione, dà loro forma e li conduce al loro fine. Perciò il vero discepolo di Cristo è contrassegnato dalla carità verso Dio e verso il prossimo… Tutti i fedeli del Cristo quindi sono invitati e tenuti a perseguire la santità e la perfezione del proprio stato. Perciò tutti si sforzino di dirigere rettamente i propri affetti, affinché dall’uso delle cose di questo mondo e da un attaccamento alle ricchezze contrario allo spirito della povertà evangelica non siano impediti di tendere alla carità perfetta; ammonisce infatti l’Apostolo: Quelli che usano di questo mondo, non vi ci si arrestino, perché passa la scena di questo mondo (cfr. 1Cor 7, 31) (42)

Spunti dalla Esortazione Apostolica di Papa Francesco Gaudete ed exsultate (19 marzo 2018)
sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo:

– Il Signore chiede tutto, e quello che offre è la vera vita, la felicità per la quale siamo stati creati. Egli ci vuole santi e non si aspetta che ci accontentiamo di un’esistenza mediocre, annacquata, inconsistente. In realtà, fin dalle prime pagine della Bibbia è presente, in diversi modi, la chiamata alla santità. Così il Signore la proponeva ad Abramo: «Cammina davanti a me e sii integro» (Gen 17,1). (1)

– Il mio umile obiettivo è far risuonare ancora una volta la chiamata alla santità, cercando di incarnarla nel contesto attuale, con i suoi rischi, le sue sfide e le sue opportunità. Perché il Signore ha scelto ciascuno di noi «per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità» (Ef 1, 4). (2) Spero che queste pagine siano utili perché tutta la Chiesa si dedichi a promuovere il desiderio della santità. Chiediamo che lo Spirito Santo infonda in noi un intenso desiderio di essere santi per la maggior gloria di Dio e incoraggiamoci a vicenda in questo proposito. Così condivideremo una felicità che il mondo non ci potrà togliere. (177)

– Possiamo dire che «siamo circondati, condotti e guidati dagli amici di Dio. […] Non devo portare da solo ciò che in realtà non potrei mai portare da solo. La schiera dei santi di Dio mi protegge, mi sostiene e mi porta». (4)

– Mi piace vedere la santità nel popolo di Dio paziente: nei genitori che crescono con tanto amore i loro figli, negli uomini e nelle donne che lavorano per portare il pane a casa, nei malati, nelle religiose anziane che continuano a sorridere. In questa costanza per andare avanti giorno dopo giorno vedo la santità della Chiesa militante. Questa è tante volte la santità “della porta accanto”, di quelli che vivono vicino a noi e sono un riflesso della presenza di Dio, o, per usare un’altra espressione, “la classe media della santità”. (7)

– Il Concilio Vaticano II lo ha messo in risalto con forza: «Muniti di salutari mezzi di una tale abbondanza e di una tale grandezza, tutti i fedeli di ogni stato e condizione sono chiamati dal Signore, ognuno per la sua via, a una santità la cui perfezione è quella stessa del Padre celeste». (10)

.- Lascia che la grazia del tuo Battesimo fruttifichi in un cammino di santità. Lascia che tutto sia aperto a Dio e a tal fine scegli Lui, scegli Dio sempre di nuovo. Non ti scoraggiare, perché hai la forza dello Spirito Santo affinché sia possibile, e la santità, in fondo, è il frutto dello Spirito Santo nella tua vita (cfr Gal 5, 22-23)…Nella Chiesa, santa e composta da peccatori, troverai tutto ciò di cui hai bisogno per crescere verso la santità. Il Signore l’ha colmata di doni con la Parola, i Sacramenti, i santuari, la vita delle comunità, la testimonianza dei santi, e una multiforme bellezza che procede dall’amore del Signore … Questa santità a cui il Signore ti chiama andrà crescendo mediante piccoli gesti. (15-16)

– Per un cristiano non è possibile pensare alla propria missione sulla terra senza concepirla come un cammino di santità, perché «questa infatti è volontà di Dio, la vostra santificazione» (1 Ts 4,3). Ogni santo è una missione; è un progetto del Padre per riflettere e incarnare, in un momento determinato della storia, un aspetto del Vangelo. (19)

– Chiedi sempre allo Spirito che cosa Gesù si attende da te in ogni momento della tua esistenza e in ogni scelta che devi fare, per discernere il posto che ciò occupa nella tua missione… E permettigli di plasmare in te quel mistero personale che possa riflettere Gesù Cristo nel mondo di oggi. Lasciati trasformare, lasciati rinnovare dallo Spirito… non ti santificherai senza consegnarti corpo e anima per dare il meglio di te in tale impegno. (23-24-25)

– Non avere paura della santità. Non ti toglierà forze, vita e gioia… Non avere paura di puntare più in alto, di lasciarti amare e liberare da Dio. Non avere paura di lasciarti guidare dallo Spirito Santo…La santità non ti rende meno umano, perché è l’incontro della tua debolezza con la forza della grazia. (32 e 34)

– I mezzi di santificazione che già conosciamo: i diversi metodi di preghiera, i preziosi sacramenti dell’Eucaristia e della Riconciliazione, l’offerta dei sacrifici, le varie forme di devozione, la direzione spirituale, e tanti altri. (110)

– Rimanere centrati, saldi in Dio che ama e sostiene. A partire da questa fermezza interiore è possibile sopportare, sostenere le contrarietà, le vicissitudini della vita, e anche le aggressioni degli altri, le loro infedeltà e i loro difetti. (112)

– È necessario lottare e stare in guardia davanti alle nostre inclinazioni aggressive ed egocentriche per non permettere che mettano radici. (114)

– L’umiltà può radicarsi nel cuore solamente attraverso le umiliazioni. Senza di esse non c’è umiltà né santità. Se tu non sei capace di sopportare e offrire alcune umiliazioni non sei umile e non sei sulla via della santità. La santità che Dio dona alla sua Chiesa viene mediante l’umiliazione del suo Figlio: questa è la via. L’umiliazione ti porta ad assomigliare a Gesù, è parte ineludibile dell’imitazione di Cristo. (118)

– Il santo è capace di vivere con gioia e senso dell’umorismo. Senza perdere il realismo, illumina gli altri con uno spirito positivo e ricco di speranza. Essere cristiani è «gioia nello Spirito Santo» (Rm 14, 17). (122)

– La santità è parresia: è audacia, è slancio evangelizzatore che lascia un segno in questo mondo. (129)

– La santificazione è un cammino comunitario… (141)

– Ricordiamo come Gesù invitava i suoi discepoli a fare attenzione ai particolari.
Il piccolo particolare che si stava esaurendo il vino in una festa.

Il piccolo particolare che mancava una pecora.

Il piccolo particolare della vedova che offrì le sue due monetine.

Il piccolo particolare di avere olio di riserva per le lampade se lo sposo ritarda.

Il piccolo particolare di chiedere ai discepoli di vedere quanti pani avevano.

Il piccolo particolare di avere un fuocherello pronto e del pesce sulla griglia mentre aspettava i discepoli all’alba. (144)

– Non credo nella santità senza preghiera, anche se non si tratta necessariamente di lunghi momenti o di sentimenti intensi. (147)

– La vita cristiana è un combattimento permanente. Si richiedono forza e coraggio per resistere alle tentazioni del diavolo e annunciare il Vangelo. Questa lotta è molto bella, perché ci permette di fare festa ogni volta che il Signore vince nella nostra vita. (158)

– Per il combattimento abbiamo le potenti armi che il Signore ci dà: la fede che si esprime nella preghiera, la meditazione della Parola di Dio, la celebrazione della Messa, l’adorazione eucaristica, la Riconciliazione sacramentale, le opere di carità, la vita comunitaria, l’impegno missionario. (162)

– Come sapere se una cosa viene dallo Spirito Santo o se deriva dallo spirito del mondo o dallo spirito del diavolo? L’unico modo è il discernimento, che non richiede solo una buona capacità di ragionare e di senso comune, è anche un dono che bisogna chiedere. Se lo chiediamo con fiducia allo Spirito Santo, e allo stesso tempo ci sforziamo di coltivarlo con la preghiera, la riflessione, la lettura e il buon consiglio, sicuramente potremo crescere in questa capacità spirituale. (166)

– Il discernimento è necessario non solo in momenti straordinari, o quando bisogna risolvere problemi gravi, oppure quando si deve prendere una decisione cruciale. È uno strumento di lotta per seguire meglio il Signore. Ci serve sempre: per essere capaci di riconoscere i tempi di Dio e la sua grazia, per non sprecare le ispirazioni del Signore, per non lasciar cadere il suo invito a crescere. Molte volte questo si gioca nelle piccole cose, in ciò che sembra irrilevante, perché la magnanimità si rivela nelle cose semplici e quotidiane. (169)

– Maria, che ha saputo scoprire la novità portata da Gesù, cantava: «Il mio spirito esulta» (Lc 1, 47) (124),… lei ha vissuto come nessun altro le Beatitudini di Gesù. Ella è colei che trasaliva di gioia alla presenza di Dio, colei che conservava tutto nel suo cuore e che si è lasciata attraversare dalla spada. È la santa tra i santi, la più benedetta, colei che ci mostra la via della santità e ci accompagna. Lei non accetta che quando cadiamo rimaniamo a terra e a volte ci porta in braccio senza giudicarci. Conversare con lei ci consola, ci libera e ci santifica. La Madre non ha bisogno di tante parole, non le serve che ci sforziamo troppo per spiegarle quello che ci succede. Basta sussurrare ancora e ancora: «Ave o Maria…». (176)

 

Domande per la riflessione personale nei tre aspetti personale, comunitario e associativo:

  1. Qual è la mia personale via alla santità?

Come mi chiama Dio oggi? Mi sento chiamato/a?

Cosa è importante per il mio cammino di santità? Dove lo cerco?

Con quali mezzi attuo questo cammino?

Riconosco la mia fragilità e i doni di Dio?

  1. Cosa caratterizza il mio servizio verso gli altri in famiglia e in parrocchia?

Sento la necessità di camminare con gli altri e non da solo?

Che spazio hanno la comunità e il gruppo di Ac nel mio cammino di fede?

Come contribuisco al cammino degli altri?

Le celebrazioni liturgiche comunitarie sono veramente per me fonte e oasi di santità?

  1. Ritengo che la proposta di Ac sia veramente un cammino di santità?

Come mi prendo cura del cammino di santità degli aderenti della mia associazione? 
Da responsabili, come possiamo accompagnare la crescita spirituale del gruppo?

Cos’è essenziale e necessario?

Con quali strumenti, proposte e sussidi ci aiutiamo reciprocamente?