Chi ama educa

chiamaeducaBassa__medL’educazione non è un semplice trasferimento di nozioni ma è scelta di speranza.Franco Miano, attuale presidente dell’Ac, nel libro “Chi ama educa”, raccoglie interventi e riflessioni che coinvolgono nell’impegno educativo non solo gli addetti ai lavori ma ogni cristiano battezzato.

Il testo si divide in due parti: il DNA educativo che sta alla base della proposta associativa e ciò che il laico formato/educato può, a sua volta, offrire.

In un tempo in cui è forte il rischio di privilegiare la forma rispetto al contenuto e alla valorizzazione dell’incontro con la persona, con il suo cuore, Miano ci ricorda che da sempre solo l’Amore educa. Educa perché viene da Dio. E Dio non smette mai di sostenere la vita e di alimentare e plasmare il cuore di ogni uomo.

Il difficile di questo compito è aiutare le persone a collegare i diversi frammenti della loro esistenza – gioie, dolori, speranze ed incertezze – in una unità vitale, senza dare nulla per scontato. Come dice Benedetto XVI, ogni generazione, rispetto ai valori, deve prendere autonomamente le proprie decisioni. Non possiamo semplicemente passare di padre in figlio la “cassetta dei valori” già pronta all’uso: ogni generazione è un nuovo inizio e in questo l’educazione amorevole può fare la differenza.

E’ “semplicemente” aprendo agli altri il nostro cuore, quindi, che diventiamo educatori e, scorrendo l’indice del libro, leggiamo indicazioni già note ma attuali e alle quali siamo continuamente chiamati a riconvertirci: la necessità di un impegno personale nella coerenza tra vita e fede, la disponibilità a vivere relazioni umane sincere, la presa in carico della propria libertà che diventa responsabilità nelle scelte concrete.

E le scelte alle quali educare ed educarci sono quelle della concretezza della storia che Miano traccia nella seconda parte del libro: l’impegno al bene comune, la formazione alle responsabilità civili, il valore della memoria, la capacità di speranza, l’impegno per una cultura della solidarietà.

La conclusione mi pare sia che l’educazione non si può ridurre ad un semplice trasferimento di nozioni ma è scelta di speranza che investe sulla libertà delle persone: una scelta operata da maestri capaci di scorgere in ogni essere umano la scintilla di Dio.

Si tratta allora, di un paziente e generoso lavoro di cura. Affidato, senza sconti, ad ognuno di noi.