A proposito di disabilità

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dalla rubrica “In questo mondo” della nostra rivista diocesana Camminiamo Insieme dicembre 2022 (presto in uscita)

Giocare in squadra con tutti

Parliamo di “disabilità”.
Lo spunto ce lo offre la “Giornata Internazionale dei diritti delle persone con disabilità”, che si celebra il 3 dicembre, istituita nel 1992 dall’ONU.
Il tema di questa rubrica è un nodo cruciale nel progetto di uguaglianza sociale, di sostenibilità della vita e di progettazione di un mondo migliore, sia dal punto di vista sociale che tecnologico. Incontri e riflessioni in tutto il mondo quindi per l’impegno primario di superamento delle tante barriere, non solo fisiche, ma anche culturali.
Nel 2006 tale giornata si è arricchita con la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità, in cui si sottolinea la necessità di difendere la qualità della vita dei disabili in ogni campo: politica, sport, lavoro, ecc.

Sembra opportuno richiamare in questa rubrica l’ambito sportivo, per legarci anche con un ipotetico filo rosso all’itinerario dell’Acr, che quest’anno valorizza lo sport di squadra: nell’”anno della compagnia”, in cui il cammino dell’Acr ci invita a riflettere sul mistero della Chiesa – dove ognuno è chiamato a scoprire un carisma particolare – l’ambientazione che aiuta i ragazzi in questo percorso è quella degli sport di squadra. La squadra può benissimo essere identificata come il mondo in cui viviamo. Come si evince dal riquadro a lato, ognuno non è unico e l’egoismo del traguardo a tutti i costi non deve prevalere sul gioco di squadra.

Ma, in concreto, dopo essere stati provocati da questa particolare giornata dei diritti del disabile, poiché è bello avere degli stimoli quotidiani cosa facciamo e cosa non facciamo per “giocare in squadra”? 

CICCIANO. Giornata Internazionale dei diritti delle persone con disabilità,  il 3 dicembre appuntamento speciale con Francesca & Cinzia -

Partiamo da cosa è stato fatto, perché almeno lo spirito nella lettura si allieta e si carica di buoni propositi… La legge 104/92 rappresenta una sorta di spartiacque, una pietra miliare nel cammino fatto a favore delle persone con disabilità: vi vengono infatti affermati il diritto alla cultura, allo studio, all’insegnamento, al lavoro, ai trasporti e a vivere in un ambiente privo di barriere, potendo accedere a qualsiasi informazione. Negli ultimi 30 anni quotidianamente possiamo notare che molti uffici pubblici siano stati sbarrierati; i condomini hanno accessi fino agli ascensori con apposite pedane; i bagni di molti locali sono stati costruiti con accessi distinti per i disabili, stessa condizione per i cinema, gli stadi moderni ecc. E fino a qui l’aspetto puramente tecnico.

Ma torniamo al gioco di squadra e verifichiamo l’ambito umano: secondo uno studio elaborato in Italia da alcune associazioni che si occupano di disabilità, il rapporto tra docenti e genitori di alunni disabili presenta maggiori criticità rispetto alla norma. Spesso, infatti, gli insegnanti si trovano di fronte a un genitore che non ha ancora accettato la disabilità o che sta facendo un percorso di accettazione, che lo mette in crisi a ogni nuova difficoltà che si presenta. In altri casi, si considera il docente di sostegno come un sostituto della madre o del padre e si pretende da lui massima disponibilità, sia in fatto di orari di ricevimento che di tempo da dedicare. Eppure, nonostante le evidenti criticità della singola situazione, l’insegnante di sostegno ha gli stessi diritti e doveri degli altri colleghi: orari per accogliere i genitori, programma da portare avanti nonostante i limiti di tempo e possibilità di assentarsi quando vi sono problemi personali. Proprio per questo, il modo di comportarsi del docente nei confronti dei genitori dovrebbe seguire schemi precisi, fondati sì sulla sull’apertura, la fiducia, il rispetto e la condivisione, ma comunque limitati al ruolo di “sostegno” e mai vissuti come sostituzione della genitorialità.

Giornata internazionale dei diritti delle persone con disabilità 2019
Passando dalla scuola all’ambito sportivo, essenziale per lo sviluppo psicofisico dell’essere umano, lo sport da sempre ricopre un ruolo determinante nella nostra cultura sociale e familiare, grazie alla sua funzione educativa. Rappresenta, dunque, un importante momento di formazione, sia da un punto di vista motorio che psicologico ed emozionale, capace di contribuire attivamente alla formazione delle personalità dei soggetti coinvolti. La figura dell’allenatore diventa centrale nella vita dei più giovani: prima educatore sportivo e poi tecnico capace di stimolare l’assunzione di autoresponsabilità nei giovani. Ma attenzione: per evitare un rischio che fanno spesso gli adulti, l’allenatore deve dare ai giovani la possibilità di sbagliare per poi riprovare. Soprattutto nella disabilità, questo fattore è importante per un percorso formativo ricco di stimoli e per favorire la percezione che qualcuno ti segue e vuole il meglio da te.

Infine, per rimanere in piena attualità, in questi giorni l’assessorato allo sport della Provincia Autonoma di Trento sta promuovendo una serie di incontri sul territorio sul tema “Sport di cittadinanza, inclusione sociale”. Vengono presentati in un mini concorso una serie di video realizzati da diverse società sportive, che affrontano alcuni dei tempi sopra trattati. I video vengono presentati a dirigenti e giovani per dare ulteriori messaggi e stimoli di crescita sociale.
Insomma, il percorso è ancora ricco di ostacoli/barriere, per rimanere in tema, ma “il gioco di squadra” sembra essere sempre più coeso e porterà nuovi frutti in futuro.

Alessandro Cagol