Condividere, tra timore e affidamento

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Una breve lectio del nostro assistente diocesano don Giampaolo Tomasi sul brano del Vangelo di Matteo 17,1-9 che è l’icona biblica dell’Azione cattolica per l’anno associativo 2025/2026 (pubblicata su Camminiamo Insieme settembre 2025)

“Signore, è bello per noi essere qui!” (Mt 17,4a) 

Questa frase è quella di Pietro rivolta a Gesù sul monte dove il Signore mostra la sua Gloria dopo aver dato l’annuncio della sua prossima passione e morte e risurrezione.
È la frase che anche noi vogliamo pronunciare e attualizzare in questo secondo anno degli Orientamenti per il Triennio 2024-2027 dell’Azione cattolica italiana.
È la frase che vogliamo vivere in questa ultima parte del Giubileo che ci sprona ad essere
pellegrini di speranza senza confondere questa virtù con un facile ottimismo, anzi è atteggiamento quotidiano che ci “ancora” alla Parola di Dio che ci presenta il campo da gioco in cui la nostra fede si mette alla prova, cioè il confronto (e a volte scontro) tra progetti umani e progetto di Dio 

La narrazione della Trasfigurazione di Gesù è la risposta al timore dei tre apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni, che ci rappresentano tutti quando le nostre aspettative possono non corrispondere a quelle di Dio e di come i suoi criteri non sono i nostri criteri.
Le incertezze del tempo presente, piuttosto che farci dubitare dei progetti di Dio, dovrebbero spingerci a metterci sempre più in sintonia con essi: dove i programmi umani paiono fallire, i piani di Dio possono essere un punto di riferimento più solidale con l’umanità e un cammino effettivamente percorribile.
 

Spesso NOI agiamo d’istinto, con la pancia, o secondo l’opportunità del momento, o con la sola intenzione di non perdere la considerazione degli altri. Il Signore agisce al di là di queste logiche: per questo i piani di Dio ci resteranno sempre incomprensibili se non accettiamo, nella fede, di utilizzare la sua logica, il suo pensiero. Immaginare e progettare la nostra vita e quella delle nostre comunità NON è inutile.
Il Signore non viene a sostituirsi a noi, ma a consigliarci e a guidarci: non desidera buttare all’aria le nostre vite, ma suggerirci nuove vie per viverle. La trasfigurazione di Cristo è uno squarcio sui progetti di Dio e una spinta di fiducia e speranza per i discepoli: la fatica di cambiare le proprie aspettative su Gesù ha un senso, cioè il raggiungimento dell’autentica figliolanza divina. 

Sempre più persone, nel nostro Paese, vedono il presente e il futuro con tinte molto fosche: per alcuni, il presente è talmente compromesso da non riuscire ad immaginare un futuro… quando abbiamo una vita fatta di frustrazioni, ci piace vedere i sogni degli altri andare in frantumi. La fede, invece, dovrebbe spingerci ad essere creativi e creatori, disposti a spendere energie per camminare sulle vie sempre originali dello Spirito Santo: è la Rivelazione anticipata dalla Trasfigurazione, ciò di cui abbiamo bisogno. 

Delega o affidamento? Faccio un esempio. Mettiamo il caso che, un giorno, io abbia bisogno di consultare un medico perché ho sintomi che mi fanno pensare di aver contratto una malattia. Due sono i modi con cui posso mettermi nelle sue mani. Il primo modo è quello della delega: che faccia lui, visto che è il suo mestiere, senza annoiarmi o interpellarmi; spetta a lui, infatti, trovare la soluzione. Il secondo modo è quello dell’affidamento: “mi dica quello che devo fare, dottore, e se, per guarire, devo cambiare stile di vita, allora lo farò”. Capiamo bene come il primo modo sia una pura illusione inefficace, non basta chiedere semplicemente che gli altri “facciano il loro lavoro”. Il secondo modo, invece, può ottenere i risultati sperati, in un percorso di collaborazione capace di trasfigurare la vita. Insieme i tre discepoli e Gesù sono saliti su quel monte e insieme sono chiamati a ridiscendere. Accompagnati dal Medico celeste, dobbiamo tornare insieme in mezzo al mondo e trasfigurarlo affidandoci alla Parola di Colui che si è trasfigurato. La fede è adesione e partecipazione al progetto di Dio. 

Il progetto di Dio, però, non risponde a quella logica di progresso che porta sempre al successo. Non risponde neppure a quella logica secondo cui il singolo è tranquillamente sacrificabile per il vantaggio della comunità. Il sacrificio lo affronto perché ho intravisto in Dio la reale possibilità di risurrezione e di salvezza. La frase di Pietro: “Signore, è bello per noi essere qui!” non corrisponde alle logiche che ho ora accennato.  Alla luce di come si è svolta la storia di Gesù significa progettare la propria vita secondo la Pasqua, mettendo nel giusto ordine i fini e i mezzi della propria esistenza. I fini sono la manifestazione dell’amore di Dio nella nostra vita e la salvezza della nostra identità più autentica. Tutte le altre scelte che facciamo sono mezzi per realizzare questi fini fondamentali. La trasfigurazione di Gesù è al tempo stesso rivelazione della gloria/amore del Padre e manifestazione della vera identità del Cristo: a ciò egli ha orientato la sua vita e così possiamo fare anche noi che abbiamo scelto di seguirlo. 

Concludo con le ultime frasi tratte dagli Orientamenti per questo triennio: “sul monte i discepoli ritrovano se stessi; le loro fragilità e i loro desideri vengono circondati da una nuova luce e il loro sguardo rivela l’autentica bellezza che salva il mondo:  l’amore che condivide il vissuto degli uomini le tristezze e le angosce, le gioie e le speranze. Questa speranza trova fondamento e vitalità nello stare lì, nell’incontro con la bellezza del volto di Cristo e nell’ascolto della sua parola, per poi scendere dal monte e condividere la luce di Gesù Risorto nell’ordinarietà delle nostre esistenze”. 

don Giampaolo

Signore, è bello per noi essere qui!
(Mt 17,1-9) – Icona biblica 2025-2026

Il tema dell’anno presentato dall’Area Promozione dell’Ac nazionale