Finché il caffè è caldo

Pensando al relax estivo: una lettura molto originale, di Toshikazu Kawaguchi, che in qualche modo rimanda al tema del percorso formativo dell’anno appena concluso incentrato sullo sguardo con cui ci volgiamo alle cose e alle persone.

C’è in Giappone una antica caffetteria in cui è possibile viaggiare nel tempo e tornare sui propri passi: una volta seduti ad un certo tavolino, su una sedia che aspetta proprio noi, davanti ad un caffè da bere a piccoli sorsi, si può tornare indietro ad un momento importante della vita, un momento decisivo in cui le parole dette e le decisioni prese hanno segnato il nostro destino. Regola fondamentale da seguire: non lasciare per alcuna ragione che il caffè si raffreddi.
Lunghe code ogni giorno si formano all’ingresso del caffè, tante persone che hanno nodi da sciogliere, errori da riparare, delusioni da sanare. Troviamo così la storia di Fumiko, che non è riuscita a trattenere accanto a sé il ragazzo che amava, Goro: «Se tornassi indietro nel tempo forse potrei riuscire a rimettere a posto le cose, potrei riuscire a parlare ancora con lui…». Poi c’è K take, che insieme ai ricordi del marito Fusagi, malato di Alzheimer, crede di aver perso anche sé stessa; dopo di lei entra nel caffè Hirai, che non è mai stata sincera fino in fondo con la sorella Kumi, lasciando il loro rapporto sospeso nell’incomprensione e nel pregiudizio, e infine incontriamo Kei, alle prese con una difficile gravidanza e con la paura di non essere una buona madre. Sono storie raccontate con delicatezza, che lasciano affiorare rimpianti e ricordi dolorosi, ma non sono questi ad avere l’ultima parola.
Ognuna delle protagoniste davanti al suo caffè scoprirà che il passato non è così importante: non lo si può cambiare, nulla si può rifare da capo, ma quello che conta è guardare le cose con un occhio differente e riuscire a fare pace con sé stessi, a riconciliarsi con la propria storia. È un viaggio interiore quello che compiono, che le rende capaci di vedere oltre l’apparenza, oltre le situazioni disordinate e problematiche che la vita a volte propone.
Il punto è che non c’è nulla di meglio di quello che siamo. E c’è un presente affidato alle nostre mani, di cui possiamo decidere, passo dopo passo, cercando di agire nel modo più giusto.
«Ma che ne è delle cose che succedono dopo? – si chiede alla fine del primo racconto Fumiko – Da adesso in poi, che ne è del futuro?». E l’amica risponde: «Be’, visto che il futuro non è ancora successo, credo proprio che dipenda da te…».
Un invito a cercare la felicità, a gustare la vita, cogliendone ogni attimo.