Il messaggio dell’Arcivescovo di Trento mons. Lauro Tisi ai turisti e la sua Lettera alla comunità 2020 parlano di cicatrici e radici, di responsabilità e grazia, di limite e dono. Facciamo nostro il messaggio di speranza e di impegno, per diventare sempre più “compagni di viaggio dei cercatori di senso”.
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Qualche passaggio della Lettera che il Vescovo Lauro ha consegnato alla comunità trentina nel giorno del patrono San Vigilio (26 giugno 2020)
→ “Abbiamo avuto l’ennesima conferma che siamo inesorabilmente vulnerabili e non possiamo bastare a noi stessi: siamo sorretti da chi è venuto prima di noi, ma al contempo siamo ciò che seminiamo. A fare la differenza è la cura delle radici.”
→ “Aiuterà unicamente il senso di responsabilità nell’abitare il limite, prendendo atto che ne verremo fuori solo insieme, senza erigere muri, senza ostentare supremazia, senza lasciare indietro nessuno.”
→ “La nostra organizzazione sociale non è stata capace di riconoscere fino in fondo il valore di ogni singola vita. È una questione che tocca nel profondo la nostra umanità e si traduce evidentemente in scelte politiche ed economiche. Saremo capaci di invertire la rotta, facendo un passo indietro rispetto alla cultura dello scarto?”
→ “Il nostro compito è cogliere i segni della presenza di Dio nelle pieghe dell’umanità sofferente – a partire da quanti hanno pagato le conseguenze più pesanti della malattia e dell’isolamento –, segni di Dio nell’intreccio di tante mani solidali, ma anche nei comportamenti responsabili a cui ciascuno di noi è stato ed è chiamato.”
→ “rinnovo l’appello accorato ad essere segno e strumento dell’amore di Dio, non rubando la scena al Signore”
→ “Il Risorto invita a trovarlo nella solitudine delle nostre case, negli occhi di ogni padre di famiglia uscito dall’isolamento senza un lavoro, nelle corsie degli ospedali dove uomini e donne vinti dal virus lasciavano nello stesso giorno il loro letto ad altri ricoverati in gravi condizioni, nel disorientamento di un uomo senza dimora a cui viene preclusa anche la strada, nel migrante che vive sospeso per anni in attesa di asilo.”
→ “Poggiamo su chi è venuto prima di noi, come ricordavo all’inizio, ma al contempo siamo ciò che seminiamo. Un ospedale, una casa di riposo valgono quanto una scuola. Il nostro vivaio è lì: germogli delicati, da coltivare con tutta la premura possibile.”