Educarci a cercare il bene

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Nel breve itinerario di accompagnamento dei giovani “Accompagnare” che l’Area Cultura della Diocesi, Scuola Teologica e Azione cattolica hanno proposto, il 4° incontro svoltosi martedì 15 ottobre presso il Vigilianum ha offerto un approfondimento su “La scelta. Il discernimento alla scuola di Sant’Ignazio”.

Il gesuita padre Mario Marcolini ha subito chiarito che “il discernimento non è scelta, ma la comprensione del desiderio di Dio su di me, l’adesione e l’orientamento verso le (e)mozioni dello Spirito, la strada verso la pienezza del sogno che Dio ha su di me”. Con stile limpido e incisivo, il relatore ha accompagnato i presenti in un breve ed efficace percorso di riflessione personale su cosa ci motiva e ci educa interiormente. Non si è trattato di una lezione per accompagnatori, ma di un dialogo a cuore aperto per aiutare a riconoscere cosa cimmuove e cosa orienta la nostra vita, per essere “adulti nella fede, capaci di accompagnare”.

Seguendo i passi e il cammino del metodo ignaziano, padre Mario ha evidenziato le emozioni da cui nasce la spinta all’azione e allo stesso tempo ha dato qualche spunto per imparare a riconoscere quando cerchiamo il bene che desidera il Signore piuttosto che il bene che ci piace e ci conviene.

Il “discernimento degli spiriti” passa attraverso l’imparare a guardarsi dentro (cosa suscita nel mio cuore questa parola? Perchè mi fa provare questa emozione?), l’imparare ad ascoltare e decifrare il linguaggio dello Spirito che abita in noi, l’educarci a cercare il bene che il Signore chiede a me. È un percorso graduale e mai concluso, che richiede tempo, umiltà, pazienza, conoscenza di sé.

Bisogna imparare a dare un nome alle emozioni che proviamo e aderire a quelle che vengono dallo Spirito; non sempre sono mozioni positive, di consolazione: il Signore può abitare in noi anche nella desolazione e riconosciamo che è lo Spirito che ci parla/muove se fa crescere nella speranza, fiducia e carità. Serve poi interrogarsi sulla nostra reazione alla parola del Signore e riconoscere in quale direzione ci porta, per imparare a decidere in base alle mozioni a quale strada siamo chiamati per camminare nello Spirito e incontrare il Dio che ci abita.

Serve quindi conoscere noi stessi e aver incontrato il Signore (in una relazione intima personale e non per “sentito dire”) e avere il coraggio di metterci in gioco non tanto sulla volontà di Dio, ma sul suo desiderio, che si manifesta in noi nella libertà, in una scelta non del bene che mi piace ed è conforme alla mia volontà, ma di quel bene che desidera il Signore per me e che nessun altro può fare.

Come si accompagna in questo? È il battesimo che ci autorizza a camminare accanto, sapendo di non essere chiamati a sostituirci al Signore ma ad aiutare ad incontrarlo. Senza prendere posizione e dare risposte, ma aiutando a fare chiarezza, offrendo suggerimenti e ascolto. Sempre più servono laici adulti nella fede e disponibili ad accompagnare, con umiltà e riconoscendo di essere altrettanto imperfetti e in ricerca, ma pronti a questo ministero perché non si può fare un cammino cristiano senza accompagnamento, che è cammino relazionale, dentro e con la Chiesa.

Libri consigliati:
Testa o cuore? L’arte del discernimento (Gaetano Piccolo)
Il discernimento (Giacomo Costa)
Il racconto del pellegrino (autobiografia di Sant’Ignazio)