dall’intervista del nostro addetto stampa pubblicata su Camminiamo Insieme gennaio 2025
… Quando la famiglia è il fulcro del successo…
Yemaneberhan Crippa, detto Yeman, nato in Etiopia nel 1996, è uno dei più famosi atleti nel mezzofondo. La sua vita è cambiata all’età di 5 anni quando venne adottato insieme ai suoi 5 fratelli da una famiglia di Milano trasferitasi poi vicino a Tione. Una carriera costellata di successi e crescente interesse mediatico dopo vari titoli e podi in pista, su strada e nel cross. I più recenti sono la medaglia d’argento conquistata ai campionati europei di corsa campestre disputatisi in Turchia lo scorso 8 dicembre e il secondo posto l’ultimo giorno dell’anno, ad un soffio dal vincitore, nella corsa Boclassic di Bolzano.
Sei un ragazzo che ha avuto molto dalla vita, nonostante le premesse non fossero state le migliori in Etiopia. Chi ti senti di ringraziare? Perché?
Sicuramente il ringraziamento più grande va ai miei genitori, che mi hanno permesso di vivere queste emozioni. Certamente ho fatto tanto per ottenere i risultati, ma senza di loro non sarebbe partito nulla e quindi in primis ringrazio loro che mi hanno dato la possibilità di venire in Italia, avere una famiglia e conoscere lo sport che pratico.
Da calciatore a mezzofondista. Hai mai pensato di essere stanco di faticare prima di conquistare i vari titoli ottenuti? Cosa ti ha spinto a proseguire?
Ogni volta che arriva un buon risultato, l’appetito vien mangiando… e quindi fino a quando non arrivi a raggiungere i sogni più grandi come la medaglia d’oro olimpica non ti fermi mai. Solo in quel momento un atleta potrà dire: ok, ora non ho più stimoli! Io ho raggiunto tanti risultati, ma quello più grande è ancora lontano e sto lavorando per questo. Non mi è mai passato per la testa di smettere. Invece come calciatore ero un bravo attaccante e mi divertivo molto. Facevo qualche goal.
Ti sei diplomato a Tione alla scuola alberghiera. Ma hai mai avuto a che fare con la cucina? Pranzetti per gli amici?
Durante gli studi ho imparato a lavorare in sala e in cucina, ma alla fine ho scelto la specializzazione in sala. Poi quando ho iniziato a fare gli allenamenti in atletica non ho più avuto modo di continuare la carriera, ma a casa cucino anche se non sono uno chef. Mi piace cucinare i secondi, anche se il mio piatto forte sono i pizzoccheri. Essendo un atleta però devo mangiare cose semplici.
Nonostante il successo crescente sei sempre rimasto una persona disponibile con tutti. Cosa ti spinge ad esserlo?
Come dicevo, sono i risultati raggiunti. Certo grazie a questi sono più famoso, ma io cerco sempre di essere me stesso, senza dovermi troppo sforzare perché sono cresciuto con dei valori che mi hanno insegnato i miei. In primo luogo, a rimanere umili. L’educazione nella mia famiglia è stata molto importante per formare il mio carattere.
Nel tempo libero a cosa ti dedichi?
Nel tempo libero non sono uno che ha passioni particolari, a parte una passeggiata in montagna o un giro in città con gli amici a bere una birra. Ora ho iniziato a giocare a paddle, che è uno sport che posso praticare senza avere conseguenze dannose per la mia carriera di atleta. Così mi libero un po’ la testa. Certo mi piacerebbe qualche partitella a calcio, ma è pericoloso per possibili infortuni. Poi quando ho 15 giorni di riposo vado in vacanza con la mia ragazza.
Hai mai avuto una persona con la quale confidarti? Un prete, un amico o altro?
Ho degli amici con i quali dialogo come fanno tante persone. Parlo tanto con mio papà, soprattutto quando c’è da prendere una decisione importante. Lui è il mio punto di riferimento.
Se dovessi dare un messaggio ad una persona che si sente abbandonata, magari orfana, magari lasciata dal compagno/a, magari sola nella malattia… cosa vorresti dirle?
Sicuramente che mi dispiace, perché nessuno dovrebbe essere abbandonato. Avere degli amici, avere una compagna/o è importante. Qualcuno ci deve sempre essere. Nei casi limite dico di rimboccarsi le maniche e non fare la cosa più sbagliata come chiudersi in sé stesso, ma piuttosto aprirsi agli altri e trovare qualche persona che ti ascolta e sia pronta ad accoglierti come amico/a.
Poche settimane fa in occasione del Giubileo è stata aperta la Porta Santa a Roma. Quale è la porta che si spalanca nella tua vita quest’anno?
Sicuramente non sono porte che si spalancano. Bisogna andare a conquistare la chiave per aprirle. Le porte da attraversare sono il mio obiettivo e quindi bisogna impegnarsi per ottenere i risultati. Avrò varie competizioni nella mezza maratona fino a metà primavera. Però per arrivare al massimo ci vuole tanto sacrificio e tanto lavoro e se hai lavorato bene forse il portone si apre…
Il Trentino dell’atletica ha trovato due campioni come Nadia Battocletti e Yeman Crippa. Ma ha anche scoperto due messaggeri di umiltà e sani principi acquisiti in ambito familiare. Una medaglia va assegnata a loro anche (o soprattutto) per questo!
Alessandro Cagol