Speranza di Eternità

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Si conclude con questo contributo sul valore del tempo e sul senso del vivere (pubblicato su Camminiamo Insieme ottobre 2025) la rubrica di dedicata al Giubileo “Pellegrini di Speranza”. Grazie a don Giampaolo per le riflessioni proposte, che continueranno dal prossimo mese riprendendo e ampliando il tema dell’itinerario di spiritualità.

Il Tempo e l’Eternità
Il tempo che vivo è un frammento inafferrabile dell’Eternità. Il raccoglimento pensoso mi permette di assaporare la ricchezza di questo momento.
Vi propongo una rilettura di 1Cor 7,29-31: sono righe dense, occorre tempo per coglierne tutte le provocazioni e le luci.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi (1Cor 7,29-31)

«Questo vi dico, fratelli: il tempo si è fatto breve;
d’ora innanzi, quelli che hanno moglie, vivano come se non l’avessero;
quelli che piangono, come se non piangessero;
quelli che gioiscono, come se non gioissero;
quelli che comprano, come se non possedessero;
quelli che usano i beni del mondo, come se non li usassero pienamente:
passa infatti la figura di questo mondo!»

Nel capitolo 7 della Prima Lettera ai Corinzi Paolo risponde ad alcune domande: se, dopo la conversione, sia ancora lecito sposarsi o, se sposati, godere la vita coniugale. Egli non solo afferma la liceità, ma anche la santità del matrimonio. Tuttavia, con la sua autorità apostolica afferma la superiorità della verginità consacrata: non per un ripiegamento egoista, né per un calcolo meschino sulla brevità della vita né come scappatoia per non avere fastidi, ma per un mistero d’amore la consacrazione religiosa è tensione radicale verso Dio.

Soltanto l’amore rimane. Il resto non va negato, ma non è importante. Non si tratta quindi di opporre il celibato e la verginità alla vita nuziale, ma di assumere sia l’uno che l’altra quale via in cui incanalare le proprie potenzialità perché si sviluppino fino a raggiungere la piena statura di Cristo, facendo vivere in pienezza la dignità umana.

Il tempo si è fatto breve

Il primo versetto di questo brano, «il tempo si è fatto breve», ha nel testo originale greco un verbo tratto dal vocabolario nautico (Corinto era una città portuale!): “il tempo è stato ammainato”, come la vela di una nave ormai giunta al porto. Le vele stanno spiegate quando bisogna attraversare il mare e il vento le gonfia, ma giunti nel porto si arrotolano attorno agli alberi della nave. Perciò alcuni traducono: “il tempo ha imbrogliato le vele”. Altri: “il tempo si è accorciato”, che vuol dire che il tempo umano ha subìto una potente accelerazione e corre rapidamente verso la fine.

La vittoria di Cristo sulla morte ci ha rivelato il nuovo senso di tutta la realtà. Nessuna situazione umana può pretendere di avere un significato pieno e definitivo in sé stessa; deve rimanere aperta al futuro della resurrezione. Se viviamo in questa prospettiva illuminata dalla fine, non possiamo essere sequestrati e congelati dentro nessuna esperienza. Anche la traduzione interconfessionale della Bibbia in lingua corrente interpreta la frase con: “il tempo ha avuto una svolta”. Dopo la preparazione dell’Antico Testamento, Gesù Cristo Risorto ha inaugurato i giorni della sua salvezza. Con l’incarnazione è entrata nel tempo l’Eternità; nella vita della carne è entrata la vita divina. Il tempo è concentrato e compresso, per cui le opportunità di scelta si sono ridotte. Altri leggono: il tempo “si è arrotolato”, come una pergamena che è stata tutta svolta e viene riavvolta, perché si è giunti alla fine.

L’apostolo Paolo usa quattro parole importanti per noi: amore, dolore, gioia e lavoro. È il tempo speso solo per queste attività, che si è ammainato. Tutto si riassume nell’ultima esemplificazione: “quelli che usano del mondo come se non ne usassero appieno”. Se sprofondiamo nelle cose di tutti i giorni non ci ricordiamo più che il mondo è breve e finisce. Invece la sapienza cristiana è il contrario del “goditi la vita, approfitta delle occasioni, perché non sai che cosa ti aspetta domani”. È inutile aggrapparsi a queste cose, perché queste cose passeranno.

Passa la figura di questo mondo

Conclude allora san Paolo: «passa la fìgura di questo mondo». Passa lo schema: quest’ordine di cose, la scienza, le tecniche, l’economia, la politica, il nostro modo di ragionare e di agire passeranno. Come in uno spettacolo teatrale in cui, ad un certo punto, calato il sipario, ognuno abbandona il personaggio interpretato per riprendere il proprio ruolo. Sembra un pensiero negativo e deprimente, in realtà è una preziosa sollecitazione. Che importa riscuotere applausi per un copione recitato bene, se viene sacrificata la parte più autentica di noi stessi? Paolo non si abbandona all’allarmismo di chi specula sull’imminenza della fine. A differenza dei filosofi stoici, non offre l’ideale dell’imperturbabilità fondata sull’autocontrollo delle passioni e sulla consapevolezza della precarietà di tutte le cose. Ai cristiani di Corinto – e a noi – Paolo propone di vivere ogni situazione con la libertà che le deriva dalla coscienza della prospettiva inaugurata dall’evento di Gesù morto e risorto.

Scusa allora, Signore, non devo mangiare? Non devo fare commerci? Non devo fare viaggi? Non devo fare sport? Paolo dice: sì, se queste cose ti aiutano, ma non aspettare la salvezza da queste cose. «Quelli che hanno moglie vivano come se non l’avessero», che significa? Non devo fare finta che non ci sia, non devo cancellarla dalla memoria. “Come se” significa che la salvezza non me la dà la moglie, non me la dà quello che sto comprando. Non me la dà il lavoro.

Signore, è duro usare del mondo come se non ne usassi appieno. Se tutto passa, perché è così attraente e vitale? Ma se considero eterna la realtà presente rischio di fossilizzarmi in essa, di rimanere prigioniero del mio orizzonte: attaccandomi alle situazioni attuali rendo assoluto ciò che è contingente.

Signore, fammi pregustare l’Eternità, che è dinamismo, varietà, novità, espansione sempre al di là. Voglio fissare lo sguardo su di te, Gesù, che vai sempre oltre ciò che posso immaginare.

don Giampaolo

L’articolo sintetizza il testo della meditazione che l’assistente diocesano ha proposto come approfondimento spirituale durante il fine settimana di pellegrinaggio giubilare associativo a Carisolo dal 6 all’8 settembre 2025