pubblicato su Camminiamo Insieme marzo 2025
Nel percorso formativo sulla spiritualità proposto al Vigilianum, tra i testi citati per un approfondimento mi ha attirato il libro di Tomáš Halík Pomeriggio del cristianesimo: sono andata a leggerne qualche pagina.
Il titolo è curioso: di cosa parliamo, con questo riferimento al pomeriggio?
Tomáš Halík, prete e fine pensatore di origine ceca, usa la metafora del giorno per descrivere la vita di una persona: c’è il mattino, il momento speciale degli inizi, della giovinezza; poi viene la crisi di mezzogiorno, la crisi di mezza età, quando subentra la stanchezza e non è facile fare i conti con le novità; segue quindi il pomeriggio, tempo di maturità, di una nuova consapevolezza di sé. Questa immagine viene applicata al cristianesimo, che nella storia ha visto un tempo di partenza, quando si costruivano strutture e dottrina, con grande slancio; poi nell’epoca moderna ha vissuto la crisi del confronto con un pensiero critico che ha saputo metterlo in discussione; per arrivare al pomeriggio, il momento di oggi: per l’autore è questo un tempo favorevole per maturare e per approfondire, che può funzionare e portare frutti se non ci si irrigidisce sul già noto, ignorando che le cose cambiano.
La riflessione si muove nella direzione di una riforma della Chiesa, in sintonia con il pensiero di papa Francesco.
Il primo atteggiamento da riformare è quello che distingue tra credenti e non credenti: una linea di demarcazione passa piuttosto tra chi, credente o non credente, si mette in ricerca con mente aperta, con autenticità. E non cerca risposte semplici alle domande difficili, ma si lascia interrogare dalla complessità della realtà e dal mistero che sta al cuore del credere. Halík parla di gente “spirituale”: «Il numero dei cercatori sta aumentando, e sono persone da accompagnare non solo per convertirle ma per aprire un dialogo, una collaborazione. Noi possiamo imparare qualcosa, e abbiamo qualcosa da offrire. E loro pure, possono imparare qualcosa da noi».
Questo comporta anche un certo modo di intendere la fede, non tanto come una convinzione, un insieme di conoscenze che dicono la nostra “identità” di cristiani, ma piuttosto come uno stile, un modo di essere: «Se vogliamo scoprire qualcosa di sostanziale sulla fede di una persona non domandiamole se crede o non crede in Dio, nella sua esistenza, o quale sia la sua appartenenza ecclesiastica, ma rivolgiamoci a come crede, al modo in cui vive la sua fede, nel suo mondo interiore e nelle sue relazioni; a come la fede si trasforma nel corso della sua vita e come trasforma la sua vita – e se e come trasforma il mondo in cui vive».
Un libro molto lucido sui cambiamenti della fede nella vita degli uomini e nella storia, perché «anche in questo tempo di stanchezza e incertezza è necessario provarci ancora con il cristianesimo».
Alessandra